Palermo: Zone franche, l’Ars incalza il governo regionale

“Apprendiamo con favore che l’assemblea regionale siciliana nei giorni scorsi ha approvato l’ordine del giorno che abbiamo sottoposto all’attenzione della commissione bilancio dell’Ars, nel corso dell’audizione del 20 dicembre 2022 e che la deputazione regionale ha evidenziato che la norma di politica economica è da considerarsi come un’agevolazione prima psicologica e poi fiscale e previdenziale, per il mantenimento del diritto di residenza, della voglia di rischiare in un’attività di impresa e per attrarre i tanti che in Sicilia trovano la migliore piattaforma per l’offerta di prodotti e servizi nel bacino del Mediterraneo”.

A dichiararlo sono Vincenzo Lapunzina e Filippo Ricciardi, presidente dell’associazione zone franche montane e sindaco di Limina, rispettivamente, che coordinano il comitato regionale per l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia. l’ordine del giorno è stato sottoscritto in accordo con i colleghi della commissione, dal presidente e dal vice presidente Dario Daidone e Fabio Venezia.

Le disposizioni istitutive delle zone franche montane in Sicilia, oggetto di una Legge voto approvata dall’Ars il 17 dicembre e subito trasmessa al vaglio del parlamento nazionale, ai sensi dell’articolo 18 dello statuto autonomistico, hanno subìto una battuta d’arresto a seguito delle dimissioni del governo Draghi e delle conseguenti elezioni politiche.

Tecnicamente, come è emerso nel corso dell’audizione di Lapunzina e Ricciardi, presso la sesta commissione finanze e tesoro del senato, avvenuta il prossimo primo febbraio, il testo dovrebbe essere ripresentato, tenendo conto della mole dei documenti acquisiti dalla commissione stessa e delle audizioni che si sono tenute negli anni nel tamburo di palazzo Carpegna, sede dell’organismo parlamentare. A tal proposito Lapunzina e Ricciardi hanno chiesto un’audizione urgente all’onorevole Gaspare Vitrano, presidente della commissione attività produttive e al presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno.

“”Dalle audizioni al Senato e all’Ars – proseguono Lapunzina e Ricciardi – è emerso con chiarezza che la norma di politica economica è perfettamente compatibile con la legislazione comunitaria e che la stessa debba essere messa al riparo dalla giustizia della concorrenza, anche in considerazione del fatto che la regione siciliana ha un’autonomia, anche fiscale, costituzionalmente garantita, decisionale e finanziaria, così come assestato nella sentenza della corte di giustizia europea del 6 settembre 2006.

Continuare a tergiversare sulla materia – chiosano i rappresentanti del comitato regionale – sarebbe da irresponsabili. Attendiamo la norma da circa 2.900 giorni e crediamo sia giunto il momento che i detrattori o chi non vuole, di fatto, la fiscalità di sviluppo destinata alle terre alte siciliane, lo scriva su un documeto ufficiale, assumendosene anche la responsabilità patrimoniale”.

“Per far partire l’esperienza legislativa della norma in discussione occorre prevedere almeno un euro di spesa, è la riprova che fin dal primo momento è mancata solo volontà politica – concludono Lapunzina e Ricciardi – Ovviamente non sono bastevoli. Le istituzioni regionali devono dimostrare, adesso, a chi non ha avuto la possibilità di scappare dalle aree a loro sconosciute, che c’è un progetto di futuro per le terre alte siciliane. Le risorse, per rendere strutturale e proficua la norma di prospettiva, ci sono e non ci sono impedimenti di alcun tipo, secondo i desiderata dell’intero parlamento siciliano, dipendono dall’attuazione dell’articolo 36 e 37 dello statuto autonomistico. Anch’esso riordato a singhiozzo”.

Della necessità e urgenza di far partire nell’immediato la norma di politica economica, i rappresentanti del comitato regionale ne parleranno con i vertici di Anci Sicilia, mercoledì 22 febbraio alle 15.00 presso la sede istituzionale dell’associazione dei comuni siciliani”.

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