Parigi: l’artista messinese al Centre René Binet

L’artista messinese Giko sarà con le sue opere a Parigi. Oggi è previsto il vernissage nei locali del centre René Binet della nota pittrice siciliana, che è anche direttrice artistica dell’associazione “The loft arte”. In esposizione, opere giocate sul contrato fra massima luce e profondi spazi d’ombra entro cui si snodano creazioni labirintiche e profili di corpi. Una riflessione che si lega ai grandi temi del classicismo musicale e trasforma, in variazioni tonali di pigmento e segno, la struttura solenne di fughe, sonate e sinfonie.

“È stata una scelta matura e coraggiosa quella di GIKO, la pittrice messinese che ha voluto mettersi a confronto nella mostra parigina con l’alta cultura europea. Conosciamo Giacoma Venuti, docente e artista multimediale, sia per le tematiche attente ai grandi mutamenti geopolitici che per la gioiosa bellezza della sua tavolozza quando privilegia la tecnica ad olio. Adesso, nei locali del Centre René Binet vediamo invece una scelta di tele pressoché monocrome, con gradazioni di luminosità dai bui profondi ai bianchi più vividi.

Occorre quindi usare una prospettiva più ampia per cogliere il significato profondo della mostra. Sappiamo che GIKO ha una solida formazione accademica, avendo frequentato e concluso sia le Belle Arti che il Conservatorio; ha un’abitudine famigliare all’arte e al bello, una sensibilità alla vibrazione sia essa sonora che materica: nonno e zio immersi nella vita d’atelier, decoratore il primo, pittore e scultore il secondo; il padre tenore lirico. Infanzia e giovinezza trascorsi fra teatri e musei, collezioni d’arte e concerti da camera; dopo gli studi arriva la docenza e la direzione artistica di “The Loft Arte”.

In apparenza la sua estetica come arti visive è intimamente mediterranea: i fari su spiagge tempestose, le onde e i riverberi di sole, le figure del mito classico, i blu e gli azzurri delle profondità marine scomposti in una geometria di colori che passano dall’uno all’altro in un caleidoscopio di sfumature, iridescenze, giustapposizioni. Erano quadri intrisi di luce e solarità, esposti in Grecia e poi in Sicilia. Accanto a questa ricerca, però, GIKO affianca altre opere che sono esposte nella capitale francese.

Questo risvolto continentale trae sicuramente origine dalla minuziosa conoscenza della grande musica polifonica, del successivo afflato romantico, della compostezza del classicismo, dalla maestosa esuberanza dei corali e dalle grandi orchestrazioni sinfoniche. È una chiave di lettura che apre prospettive diverse su tutta l’opera di Giko, anche quella bagnata dai colori del Sud. Non vi è mai rappresentazione ma percezione del vissuto, interiorizzata e riproposta; l’attenzione dell’Artista è riflessiva, concentrata sul meccanismo del ricordo, del sovrapporsi di emozioni, sull’interiorità. Siamo sulle tracce di una sensibilità che appartiene molto più alla cultura continentale che non alla frenesia e all’irruenza mediterranea.

GIKO resta legata alla cultura del classicismo, nonostante la predominanza insulare delle sue opere nelle istituzioni pubbliche ne privilegi le origini, tra porti assolati e rotte d’antichi naviganti. GIKO è presente nelle collezioni di: Università degli Studi e Pinacoteca del Teatro Vittorio Emanuele a Messina; Accademia di Belle Arti e Conservatorio di musica “Cilea” a Reggio Calabria; “Galleria Sicilia” nel Palazzo dei Carmelitani a Mazara del Vallo e Pinacoteca Palazzo dei Filippini a Agrigento; National Museum of Fine Arts a La Valletta e Laboratorio della pace di Hal Far – Zurrieq nell’isola di Malta.

A Parigi, invece, l’artista espone opere in tecnica mista dove risaltano strutture razionali e geometriche, il colore si trasforma in toni d’ombra e di luce, la figura umana cerca la propria essenza, diventa riflesso dell’osservatore in un silenzioso contrappunto di sguardi mediato dal rigore labirintico del dipinto.

In questa volontà di appropriarsi della radice culturale della propria arte si palesa la novità e l’importanza dell’esposizione francese nei locali del Centre Paris Anim’ Binet. L’Esistenzialismo che trova sintonia e profonda famigliarità con la pittura di GIKO, rappresenta infatti quella profonda riflessione culturale che sposta l’attenzione dalla concretezza della realtà, conoscibile e oggettiva, allo schermo individuale su cui ognuno, nel profondo della propria individualità, proietta il mondo, attraverso la propria singolare esperienza. L’Artista, conversando sul tema, ha sottolineato che, oltre il ragionamento filosofico, l’esistenzialismo è uno stato d’animo che permette di concentrarsi sulle infinite sfaccettature del vivere di ogni giorno senza proporre schemi definitivi o dispensare certezze.

“Tra tutte le personalità dell’Esistenzialismo – spiega Giacoma Venuti – mi ha particolarmente colpito la ricerca dello scultore svizzero Alberto Giacometti che nei suoi taccuini ‘arte ed esistenzialismo’, riferisce della battaglia personale condotta contro la superficialità della visione affermando: ‘non si vede niente al primo colpo d’occhio’, attestando la poetica ‘dell’orizzonte inaccessibile’; ‘tentare di raggiungerlo è impossibile, rinunciarvi a priori sarebbe una follia’. Dalle gabbie scultoree di Giacometti ai labirinti o alle grate di GIKO, è costante il tema della conoscenza velata che lascia indefinita ogni asserzione, irrisolta ogni certezza. L’arte deve essere sprone al dubbio, all’interrogarsi continuo, mettendo in discussione la rigidità di ogni assolutismo.

Ecco quindi che torna la grande musica, le composizioni viennesi, la sofferenza del genio creativo che cerca di sublimare il proprio dolore nel riscatto dell’intera umanità, improvvisamente intima, fraterna, senza barriere né ostacoli. GIKO non lavora più sui valori timbrici, sul colore del paesaggio e dell’emozione ma la scarna riducendo l’arte all’essenziale.

 

L’uomo, la sua spiritualità simboleggiata in un leggero ed etereo battito d’ali, il cuore della vita e al medesimo tempo quello doloroso del divino incarnato, la follia del razzismo cieca all’unità della famiglia umana che affonda le origini nella medesima radice, l’abbandono nel riposo che diventa improvvisamente fragilità, la consapevolezza della potenzialità nascosta in ogni uomo che gli dona un pizzico d’infinito: sono momenti di riflessioni che l’arte di GIKO ci dona.

Rimane questa forma di geometrie ortogonali che diventano il segno dominante in molte delle opere, sospese al centro in un perfetto equilibrio visivo. Oltre la linea una luce, l’orizzonte morale del nostro viaggiare. La figura umana che diventa presenza, conforto, rimanendo empatica e silenziosa. L’Arte torna ad essere filosofia, tralasciando la narrazione e il contingente. Nella Capitale in cui fiorirono le Avanguardie, dopo aver veduto crollare millenni di società feudale, dopo aver subito le ingiurie della guerra e veduto l’orrore della vittoria raggiunta attraverso il sacrificio dei militi nel tritacarne immondo delle trincee, l’arte di GIKO è un soffio di speranza. La mostra parigina svela così quanto sia alta la tensione morale nella produzione di Giacoma Venuti, che sa vestirsi dei colori di un’eterna primavera siciliana senza rinunciare al profondo respiro europeo nei valori della propria ricerca”.

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