Palermo: un faro acceso sulla gestione dei fondi europei

Nasce a Palermo il primo Osservatorio della Procura europea. Sarà un faro accesso sulla gestione dei fondi europei e offrirà supporto agli avvocati, alle imprese e alla Pubblica amministrazione che dovranno imparare a districarsi tra le maglie di una normativa sovranazionale ancora poco conosciuta. Con questo obiettivo nasce a Palermo il primo Osservatorio nazionale della Procura Europea che è stato presentato oggi presso lo studio legale Leone-Fell & C.

Composto da giuristi e avvocati l’Osservatorio Eppo si occuperà frodi e finanziamenti europei, di prevenzione dei crimini e degli illeciti nel contesto aziendale, nel quadro del “nuovo” diritto penale europeo. Il Comitato scientifico è composto dai legali Gianluca Pipitone, Francesco Leone, Sonia Sommacal (vicepresidente Adu), Simona Fell, Floriana Barbata, Giovanni Minucci, Antonio Golino, Matteo De Meo, il professore Luca Pressacco, docente dell’Università di Trento, e il professore Antonino Pulvirenti, presidente del Corso di laurea in Giurisprudenza della Lumsa – Palermo.

Presenti in conferenza stampa, gli avvocati Gianluca Pipitone, Sonia Sommacal, Matteo De Meo, Floriana Barbata e Francesco Leone. “Abbiamo scelto Palermo – spiega Francesco Leone – perché la Sicilia, e  in generale il Sud Italia è  destinatario della maggioranza dei fondi europei e pertanto è presumibile che le procure che hanno sede nel Meridione saranno quelle più attive. Con la scelta di Palermo, come sede da cui far partire le attività dell’Osservatorio, abbiamo voluto lanciare un segnale importante”.

Si tratta di una novità senza precedenti che lancia di fatto nuove sfide e crea nuovi problemi mai affrontati prima rispetto ai quali l’ordinamento è certamente impreparato. L’Osservatorio sulla Procura Europea vuole svolgere quindi un’azione di divulgazione, approfondimento e conoscenza delle questioni Europee legale al “Nuovo” diritto penale Europeo, mettendo a disposizione i materiali e affrontando i quesiti e i dubbi che questa nuova istituzione pone. Eppo cercherà di proporre soluzioni interpretative partecipando al processo di integrazione europeo in ambito penale (non da spettatori ma da attenti osservatori) allo scopo di assolvere alla funzione di “sentinelle dei diritti” col fine di affermare il rispetto dei diritti e delle garanzie che devono caratterizzare il processo penale in uno percorso verso un modello di giustizia di stampo “federale”.

I DATI
A livello europeo:

  • 3.318 Denunce di reato
  • 865 Inchieste

per un danno stimato al bilancio dell’Unione di 9,9 miliardi di euro

  • 1.117 Indagini attive
  • con danni stimati in 14,1 miliardi di euro

16,5% Indagini attive sono legate a frodi IVA

I casi attivi si concentrano soprattutto nell’ambito della agricoltura e dello sviluppo rurale; e della politica di coesione, programmi sull’occupazione, la coesione sociale, l’inclusione e i valori e 27 casi relativi al programma quadro di ricerca e innovazione.

A livello nazionale:

  • 265 inchieste;

Per un danno stimato al bilancio dell’unione europea di 2 miliardi di euro

  • 285 indagini attive

Con danni stimati in 3,2 miliardi di euro

  • 23,1% indagini attive sono legate a frodi iva ma rappresentano l’84,3% dei danni stimati (2,7 miliardi di euro)

Il rapporto EPPO sulle attività annuali dell’Organismo non presenta una classifica già “pronta”. Per questo motivo, è necessario “incrociare i dati” a disposizione per ricavarne un quadro esaustivo.
Confrontando i dati (parziali) del 2021 a quelli del 2022, si evince che le indagini condotte in Italia dai Procuratori Europei incidono per circa il 20% rispetto alle indagini complessivamente eseguite in tutti gli Stati membri, con un danno economico “prodotto in Italia” per l’UE che oscilla tra i 2 e i 3 miliardi, nel corso del primo anno e mezzo dalla nascita dell’Organismo investigativo.

Elaborando, quindi, i dati di almeno un anno e mezzo di reporting dell’attività della Procura Europea, si ricava una tendenza stabile degli illeciti di competenza EPPO che riguardano il nostro Paese (20-22%) e una tendenza altrettanto stabile del danno economico prodotto (30%).

Dall’altra parte, però, l’Italia è fanalino di coda nella spesa dei fondi europei: alla fine dello scorso dicembre, l’Italia ha, infatti, speso solo il 62% delle risorse fornite dai fondi strutturali europei della programmazione 2014-2020, collocandosi al penultimo posto della classifica UE (peggio ha fatto solo la Spagna con il 57%).
Se incrociamo questo ulteriore dato con quelli relativi alle indagini condotte da EPPO, potremmo così sintetizzare: in Italia, i soldi dell’Unione Europea si spendono poco e si spendono male.

E il problema riguarda ancora più da vicino la Sicilia, così come emerge dalle ultime notizie in merito alle indagini condotte dalla Procura Europea (vd. indagini su Trapani).

L’Osservatorio nasce, perciò, non solo per elaborare una interpretazione scientifica incrociata dei dati a disposizione ma per gettare uno sguardo più approfondito sulle indagini condotte (quali regioni risultano più interessati, quali reati più perseguiti, quali modalità più reiterate ecc.).

“L’Osservatorio sulla Procura Europea – Spiega Gianluca Pipitone – vuole svolgere un’azione di divulgazione, approfondimento e conoscenza delle questioni giuridiche-giurisprudenziali cercando di affrontare dubbi e quesiti interpretativi che la nuove Istituzione pone, partecipando, non da semplici spettatori ma da attenti osservatori, al percorso di integrazione del sistema transnazionale di giustizia penale europeo”.

Se, come afferma correttamente la Procuratrice Capo Eppo, Laura Kovesi, “l’attuazione dei vari PNRR aumenta a dismisura il valore degli interessi finanziari UE da proteggere”, l’Osservatore si propone di essere un utile strumento nelle mani di imprese e politica, anche locale, per guidare gli enti nella corretta gestione dei fondi.

Trattandosi di un ente sovranazionale, la Procura europea, e dovendosi interfacciare con le Procure locali dei 22 Paesi membri, si crea inevitabilmente un conflitto di competenze.

“Il 19 dicembre 2020 è entrato in vigore il nuovo Regolamento UE 2018/1805 relativo al riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e confisca in ambito europeo. A regolare le azioni nel campo di riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e confisca di origine criminosa è l’art. 82, paragrafo 1 del Tfue (Trattato di funzionamento dell’Unione Europea) che specifica che in particolare la cooperazione giudiziaria in materia penale nell’Ue è fondata sul principio di riconoscimento reciproco delle sentenze e delle decisioni giudiziarie. Proprio per sciogliere il nodo delle competenze sarà necessaria una specifica formazione giuridica”.

 

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