Savona: le feste di Tortorici, Randazzo, Capizzi e Santa Maria La Scala nel docufilm “Misteri”

Al Nuovofilmstudio di Savona, giovedì 13 aprile alle 21.00, appuntamento con le feste tradizionali popolari di quattro centri della Sicilia: Tortorici, Acireale, Randazzo, Santa Maria La Scala e Capizzi. Sarà proiettata la pellicola “I misteri” di Daniele Greco e Mauro Maugeri. Ospiti in sala i registi Daniele Greco e Mauro Maugeri con la produttrice Giulia Iannello.

Le quattro feste popolari scelte dal regista, raccontano tradizioni e riti antichissimi, spesso spettacolari e poco conosciuti e che ancora oggi sopravvivono, sebbene con difficoltà, a volte additati dall’ordine pubblico come riti pericolosi. Dalle feste si evince anche il legame ancestrale dei cittadini con il proprio territorio. Il regista ha scelto le feste considerando i quattro elementi naturali, identificandoli con ognuna delle quattro celebrazioni.

“Al cuore del nostro documentario – spiegano – non c’è l’aspetto più immediato legato alla spettacolarità delle feste o alla loro pericolosità, ma le vicende che coinvolgono intere famiglie, diverse generazioni unite in un lavoro comune: i protagonismi individuali tipici del reality show cedono il passo ad un racconto che, al di là della sua eccezionalità, rivela una storia secolare, nella quale i singoli diventano parte di un tutto. La linea che abbiamo scelto di mantenere per tutto il documentario è stata quella di seguire i protagonisti nella loro vita quotidiana intrecciata alla preparazione della festa, di entrare nelle loro case scomparendo dentro, di registrarne i suoni senza soffermarsi sulle parole. L’assenza di dialoghi rafforza la potenza del paesaggio sonoro e risulta evidente quanto, in questi riti, i significati delle parole siano spesso poco importanti rispetto alle profonde vibrazioni del suono prodotte da nenie, preghiere e canti tradizionali. Partendo da una curiosità antropologica, abbiamo voluto sperimentare un linguaggio cinematografico narrativo, emotivo ed estetico – concludono Daniele Greco e Mauro Maugeri”.

Il primo capitolo della pellicola è dedicato all’acqua ed è stato girato fra Santa Maria La Scala e Acireale, nel catanese. Al centro della rappresentazione si trova l’ebbrezza dell’estate, la frenesia dei tuffi a mare, lo svago delle vacanze per i giovani, il rito della pesca per intere famiglie di pescatori. Il mare è un campo di battaglie e avventure, lo spazio liquido che accoglie corpi carichi di energia, avidi di giovinezza o segnati dal lavoro. Proprio durante la festa di Santa Maria della Scala,  a cui sono dedicati giorni di febbrile trasporto, fra gare in barca, fuochi pirotecnici, processioni e liturgie in chiesa, tutti gli angoli di Santa Maria la Scala sono addobbati, bambini, donne e uomini vivono senza riserve gli istanti del rito, lasciando che la macchina da presa isoli gesti e scorci, secondo un’osservazione partecipata ed estatica”.

Il secondo capitolo dei Misteri è dedicato all’aria e riguarda la festa dell’Assunta, il 15 agosto, a Randazzo, alle pendici dell’Etna. Da Santa Maria la Scala si parte in un viaggio virtuale verso Randazzo, centro del catanese alle falde dell’Etna, in un paesaggio in cui la terra sembra davvero riuscire a sfiorare il cielo in una spinta verso l’alto. I registi raccontano il rito della Madonna dell’Assunta che ogni anno si compie secondo un protocollo rigorosamente studiato, che vede al centro della scena i bambini del luogo con prove e travestimenti, canti e balli, prima di un’azione performata che li vede pericolosamente ancorati ad una struttura svettante: una struttura mobile che tende al cielo. Il culmine si raggiunge con la sfilata della torre meccanica a cui sono legati i piccoli personaggi di questa leggendaria rappresentazione.

Il terzo capitolo, dedicato al fuoco, si svolge a Tortorici, centro del messinese che per quasi un mese dedica celebrazioni in onore del suo patrono, San Sebastiano. La festa si svolge quasi per tutto il mese di gennaio e poi si replica a maggio. L’appuntamento legato al fuoco è quello della fiaccolata detta “a bula”. Dopo la fiaccolata per le vie del centro storico, viene preparato un grande falò su cui giovani valorosi saltano. Qui è in ballo la fisicità dello scambio tra fedeli e paradigmi cerimoniali con processioni a piedi scalzi dei “nudi”, i fedeli vestiti di bianco, il salto sul falò e tutti gli altri riti come la processione al fiume, la benedizione dei panetti, i rintocchi della campana di San Sebastiano, le “ballate” della vara, il pesante fercolo su cui viene portato il simulacro del Santo con le sue reliquie.

Infine, l’ultimo capitolo di questa pellicola che altro non è che un saggio di antropologia visuale, dedicato alla terra, è stato girato a Capizzi in occasione della festa di San Giacomo. L’incipit richiama anche in questo caso la dimensione agreste del territorio, l’equilibrio fra natura ed economia locale, la simmetrica divaricazione dei ruoli, l’attenzione meticolosa ai preparativi del rito. Il dietro le quinte della festa appare serrato, mentre il formaggio “quaglia” sotto il vigile controllo di un gruppo di donne, gli uomini sistemano il fercolo, lucidano gli arredi sacri, dirigono coro ed orchestra. Il fervore dei cittadini testimonia l’adesione convinta al paradigma festivo, l’urgenza di condividere un’esperienza fuori dall’ordinario che anche in questo caso, come già per San Sebastiano a Tortorici, comprende tratti di barbarica violenza. Il clou del rito prevede l’invasione delle stradine del paese da parte di un corteo che preme e pressa, la folla segue il percorso del fercolo, si accalca, in preda ad un’eccitazione febbrile. La sequenza centrale di questo episodio documenta ed esalta le riflessioni di Sciascia: l’esplosione dell’es collettivo è la cifra peculiare del tributo a San Giacomo, la manifestazione di uno scatenamento corale che coincide con il senso vivo dell’appartenenza alla città e in ultimo alla terra.

I due autori chiudono il documentario tornando a mostrare, in un compendio visivo di grande intensità, alcuni piani degli altri episodi, nel tentativo, senza dubbio riuscito, di riannodare i fili del racconto, di recuperare il senso di continuità di tutta l’operazione. Quello che emerge è l’attitudine verso i modi di un’osservazione paziente e partecipe: la macchina da presa rimane invisibile ma il suo occhio si muove con sottigliezza, riuscendo a confondersi con spazi e persone. Al di là del fascino indiscreto dei riti, di cui si esalta la matrice popolare e identitaria, è il lavoro di cucitura del racconto a sorprendere, la misura di uno sguardo responsabile e poetico, sempre dentro le situazioni, ma senza mai ingombrare il campo. “I Misteri” ci ricorda quanto il cinema, nelle condizioni migliori, sia in grado di costruire uno spazio autentico, capace di fondersi con l’uomo e di far corpo con il suo vissuto.

nella foto di copertina di Donatella Lupica, la processione di SAn Sebastiano a Tortorici all’arrivo al fiume.

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