Leonforte (En): operazione “Nickname”, arrestati 4 latitanti – LE FOTO

Quattro degli ultimi cinque latitanti dell’operazione Nickname condotta dagli agenti del commissariato di Leonforte, nell’ennese, sono stati arrestati. L’operazione era stata condotta lo scorso 18 giugno. I quattro si sono consegnati spontaneamente al commissariato, intuendo di non avere alcuno scampo. Con gli ultimi arresti, ammontano a 42 le persone finite in manette in seno all’attività di indagine condotta dal commissariato di Leonforte e diretta dalla Dda di Caltanissetta.

Ventisei persone sono state arrestate, 7 sono ai domiciliari e per 5 minori sono state emesse quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere e una agli arresti domiciliari. Il primo ad essere stato arrestato fu Fabio Valenti, alias “u tedescu”, per i suoi natali in Germania, 26 anni. Insieme a Filippo Raccuglia e Nicolò Prestifilippo Cirimbolo detto “cola ‘u capizzotu” Valenti collaborava nell’attività di spaccio con Filippo Gazzo che, a sua volta, rendeva conto al capo Massimiliano Scaminaci. Era proprio Valenti ad avvisare Filippo Gazzo della presenza della Polizia nella villa comunale di Agira con la frase: “ci sono i cani senza”, cioè poliziotti in borghese.

Arrestato anche Natale Mangione, 26 anni di Leonforte. Era lui il terminale leonfortese dell’associazione capeggiata da Pietro Cuccia, alias “zio Giulio”. Mangione veniva rifornito di stupefacente da Sebastiano Buscemi detto “’u suopu” che faceva riferimento al leader indiscusso Pietro Cuccia. Più volte Mangione si sarebbe vantato di gestire lo spaccio in tutti i circolini di Leonforte ed esaltava il proprio modus operandi grazie al quale in sette anni di spaccio non era mai stato catturato. Buscemi  eMangione affermavano come, grazie al loro sodalizio, il “francese”, ossia Adriano Sebastiano Chiovetta, anche lui finito oggi in carcere, fosse fallito.

Adriano Sebastiano Chiovetta, nato in Francia nel 1982, detto ‘u Francisi e Giuseppe Minnì, nato ad Enna nell’83, detto “Giuseppe mazza” sono stati anche loro arrestati. Chiovetta era uno dei più solerti collaboratori dell’organizzazione capeggiata da Pietro Cuccia ed era il componente di un’intera famiglia al soldo di Cuccia. La moglie, Maria Antonietta Minnì; il suocero Mario Minnì (che faceva da custode della droga), la suocera Venerina Palmisano (la ragioniera dell’organizzazione) e il cognato Giuseppe Minnì (anche lui arrestato oggi) erano a disposizione di Cuccia. A volte capitavano momenti di attrito familiare soprattutto quando la suocera lamentava come il marito della figlia (Chiovetta) fosse più fortunato nello spaccio rispetto al proprio figlio e chiedeva che venisse dato di più per la custodia della droga a lei e al marito perché questi rischiava molto di più Tale era il rapporto fra i fratelli Cuccia e il nucleo familiare di Chiovetta, che quando a giugno del 2011 Adriano Chiovetta e il suocerano erano stati arrestati in flagranza di reato, furono i fratelli Cuccia ad inviare l’avvocato per la difesa dei due arrestati. Resta ora solo l’ultimo latitante e poi il cerchio dell’operazione Nickname sarà concluso.

Maria Chiara Ferraù

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