Messina: doppio patto generazionale per rilanciare lavoro, produzione e sviluppo

Rilanciare un patto generazionale a livello regionale per dare un futuro ai giovani e alla Sicilia. La Cisl di Messina ripropone sul nostro territorio la sfida lanciata nei giorni scorsi dalla Cisl siciliana e lo fa nel corso del suo Esecutivo alla presenza del segretario generale regionale Sebastiano Cappuccio.

I dati forniti ieri nel corso del convegno organizzato da Anteas e Fnp Cisl Messina sullo spopolamento del territorio e sull’invecchiamento della popolazione hanno costituito l’assist giusto per affrontare un tema che il sindacato ha portato all’attenzione e sul tavolo del presidente della Regione, Nello Musumeci.

“La Cisl – ha detto Sebastiano Cappuccio ai dirigenti peloritani – sta ragionando su proposte sul tema di un patto generazionale che rilanci non solo lo sviluppo e la crescita, ma anche per dare la possibilità ai nostri giovani, finalmente, di trovare lavoro ed occupazione perché il rapporto fra i giovani che vanno via, quelli che rimangono e le persone anziane, nella nostra terra, è un rapporto fortemente sbilanciato a sfavore dei giovani. E Messina, da questo punto di vista, considerati i dati assolutamente negativi, segue la tendenza, anzi la cavalca. E deve recuperare”.

Per il segretario regionale della Cisl, quindi, il tema vero è come il sindacato può lavorare per fornire delle proposte concrete. “L’obiettivo è rilanciare sviluppo, crescita, occupazione partendo dal lavoro e dare una risposta ai giovani. Secondo noi è possibile attraverso un doppio patto generazionale, uno con le imprese partendo innanzitutto da Confindustria e ne abbiamo parlato con i Giovani industriali per capire la disponibilità delle aziende a ragionare su infrastrutture, coesione sociale e valorizzazione del welfare aziendale. Si possono utilizzare tutti e soprattutto meglio i fondi comunitari proprio per la coesione, la crescita, lo sviluppo e l’occupazione.

Dall’altra parte è fondamentale puntare su formazione, università, ricerca, scuola e politiche attive del lavoro. Questi sono i temi sui quali pensiamo che si possa mettere in campo un Patto che consenta ai nostri giovani di cominciare ad avere risposte lavorative e rimanere in questa regione. Al tempo stesso consentirebbe alle imprese di potere inserire i giovani nel turn over e alle istituzioni di finalizzare la spesa per lo sviluppo”.

Una battaglia, quella dello sviluppo, delle infrastrutture e della creazione di nuovo lavoro, che la Cisl Messina ha messo in campo da diverso tempo e non a caso il segretario generale Tonino Genovese ha riparlato di Messina 2030.

Ponte, Piano regolatore generale, Piano regolatore Portuale e cittadino, risanamento e riqualificazione. Si deve avere un’idea complessiva di come “trasformare” Messina – ha detto Genovese – per dare opportunità, per far sorgere attività produttive che creino nuovo lavoro, per favorire gli investimenti da parte di aziende che possono avere interesse a spostare qui le loro imprese”, ha detto il segretario generale della Cisl Messina.

Serve ripensare e programmare la città in maniera diversa, puntando anche sul benessere dei cittadini, sulla qualità della vita e sulla crescita sociale di una popolazione il cui trend è sotto gli occhi di tutti.

Genovese ha portato come esempio l’idea dell’i-hub da realizzare nella zona della stazione marittima, dell’ex mercato ittico e degli ex Magazzini Generali. “Positivo incentivare chi lavora nel digitale offrendo spazi ed opportunità, potrebbe essere uno primo sbocco che renderebbe Messina una città smart, per i giovani, per chi ha idee e vuole proporle. Un nuovo assunto nel mondo dell’ high tech ne produce altri cinque, due nell’area professionale e tre in quella non professionale. Il valore indotto del digitale, quindi, è ricchissimo e la città potrebbe aprirsi a percorsi che superano le barriere locali e assumono una connotazione globale. Ma per creare una visione strategica in questo senso – prosegue Genovese – occorre condivisione tra tutte le parti che possono avere un ruolo: le Istituzioni, le parti sociali e datoriali, l’Università che può rappresentare e deve rappresentare un punto di riferimento per la crescita del territorio e che può avere interessi forti nel creare sbocchi occupazionali agli studenti che forma. Ma non si può perdere tempo”.

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