Adrano (Ct): la mano della mafia alle ultime elezioni

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania, venivano avviate in seguito ai numerosi furti e danneggiamenti nelle proprietà rurali di Adrano e alla successiva comparsa di simboli sulle proprietà delle vittime.

Le informazioni assunte dai carabinieri della Stazione di Adrano consentivano di ricondurre i furti e i danneggiamenti a elementi del più grave delitto di estorsione, consentendo di avviare specifica attività investigativa che consentiva di appurare che quei reati erano in realtà funzionali ad ingenerare negli agricoltori della zona un clima di insicurezza e terrore tale da indurli a rivolgersi a esponenti della criminalità locale per chiedere “protezione”.

Le indagini consentivano inoltre di far emergere che Biagio Mannino, insieme a Giuseppe Mannino, rispettivamente fratello e zio di Alfredo Mannino, attualmente detenuto e appartenente al clan mafioso Scalisi, in occasione delle amministrative dello scorso giugno, hanno ottenuto voti con una serie di condotte illecite, a vantaggio del consigliere comunale Francesco Mannino, figlio dell’indagato Giuseppe Mannino e cugino di Francesco Mannino, l’altro indagato. L’uomo aveva poi vinto le elezioni con quasi 300 preferenze, nella lista Giovani in movimento, collegata alla candidatura a sindaco di Fabio Mancuso.

Nello specifico, al fine di indurre o costringere gli elettori a votare per il loro parente, ne limitavano la libera determinazione di votare presenziando stabilmente i luoghi di propaganda elettorale, segnatamente ove si svolgevano i comizi e presso la sede del comitato elettorale di Mannino promettendo opere pubbliche ai rappresentanti di quartiere e istruivano gli elettori su come esprimere le loro preferenze presidiando i seggi elettorali durante le operazioni di voto.

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