Sei persone arrestate, fra cui un ispettore capo della polizia di Stato in servizio all’ufficio prevenzione generale soccorso pubblico della questura di Catania. Si è conclusa così un’indagine della procura distrettuale della repubblica di Catania. Gli arrestati dovranno rispondere di estorsione aggravata in concorso, commessa con l’utilizzo del metodo mafioso, facendo forza di intimidazione e sulla condizione di assoggettamento ed omertà derivante, oltre che rispondere del reato di lesioni personali.
I provvedimenti hanno raggiunto Carmelo Lo Giudice, Denis Lo Giudice, Attilio Bellia, Carmelo Simone Tabita, Riccardo Pusillico e A.M.G., l’ispettore della Polizia.
Le indagini della Dda, direzione distrettuale antimafia di Catania, hanno preso avvio da due denunce sporte da privati che avevano noleggiato delle vetture dalla ditta S.M. Rent a car, gestita dall’indagato G e intestata formalmente al padre dello stesso. L’ispettore pretendeva il pagamento al termine del periodo di noleggio, di somme superiori rispetto a quelle originariamente pattuite e, di fronte all’opposizione delle persone offese, insieme agli altri indagati, minacciava le vittime fino ad arrivare a veri episodi di violenza nei loro confronti.
In particolare, G si faceva forza di avere accanto dei personaggi del calibro di Lo Giudice e Bellia che intervenivano mettendo in atto tutta la loro capacità di intimidazione data la loro “carriera” criminale. Lo Giudice è lo zio paterno di Sebastiano Lo Giudice, responsabile del clan mafioso Cappello-Carateddi, già colpito da provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catania nell’ambito dell’operazione Revenge e in atto è detenuto al41 bis.
Secondo le indagini, Carmelo Lo Giudice, già in carcere per espiazione pena a San Cataldo, avrebbe commesso i fatti per i quali è stata emessa a suo carico la misura eseguita la scorsa notte, in occasione di un permesso premio di tre giorni durante il quale si trovava a Catania.
Attilio Bellia, già condannato in via definitiva per associazione di stampo mafioso, armi ed evasione, quale appartenente al clan mafioso SAntapaola, al momento in cui ha commesso i fatti che gli vengono contestati, era sottoposto per altra causa agli arresti domiciliari.
L’ispettore di polizia è inoltre chiamato a rispondere di due episodi di accesso abusivo a sistema informatico, aggravato dall’aver agito con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti la funzione esercitata e su sistema informatico o telematico relativo all’ordine pubblico e alla sicurezza pubblica.
Maria Chiara Ferraù