Catania: intitolato un largo a Francesco Ventorino

È stato intitolato a Francesco Ventorino, il largo tra via Salesiani e via Roberto Giuffrida Castorina a Catania. Monsignor Ventorino, prete catanese che per molti è stato semplicemente “don Ciccio”, ha lasciato un’eredità feconda ancora oggi capace di coinvolgere e appassionare. Tantissimi sono stati gli intervenuti alla cerimonia: dai bambini della scuola Ventorino alle numerose persone, giovani e anziani, in vario modo segnati dall’incontro con il sacerdote.

Una profonda gratitudine dominava le parole di Massimo Palumbo, presidente della fondazione Sant’Agata, nell’introdurre l’evento. “Per la vita di tanti di noi don Ciccio è stato fondamentale e determinante. Per la pienezza di vita che ci ha testimoniato e in cui ci ha coinvolti non saremo mai abbastanza grati”. Gli ha fatto eco il professore Alfio Pennisi, responsabile catanese della fraternità di CL, che ha letto il lungo elenco di autorevoli personalità che hanno volentieri sottoscritto l’istanza per la intitolazione di uno spazio della città di Catania a don Ventorino.

È stata proprio l’operosità generata dalla passione educativa di don Ciccio al centro dell’intervento di Luigi Renna, arcivescovo di Catania che, ad un anno dal suo insediamento nella città etnea, ha ricordato tante attività che oggi operano per il bene di Catania. “Penso – dice – in particolare – all’istituto Ventorino e alla scuola Mammola, al lavoro dei volontari in carcere, al banco alimentare e alle iniziative della fraternità di CL e della fondazione VEntorino. Queste sono le opere che permettono di comprendere appieno il ruolo e la figura di don Ciccio” con la speranza  che questa testimonianza possa raggiungere le più giovani generazioni. Don Ciccio – conclude Renna – vive in coloro che ha formato”.

L’arcivescovo emerito di Catania, monsignor Salvatore Gristina, ha sottolineato la grande gioia di don Ciccio nello svolgere la sua attività di cappellano del carcere di piazza Lanza. Attività che ha svolto negli ultimi anni di vita. Un’opera educativa instancabile, la sua, come ha documentato l’intervento di monsignor Michele Pennisi, arcivescovo emerito di Monreale, capace di coinvolgere presbiteri e laici insieme. “Grazie a lui – ha detto Gristina – il mio sacerdozio ha avuto una spinta nuova, una pienezza di vita….il centuplo”.

A lanciare una grande sfida, prima del tradizionale Inno a Sant’Agata intonato dal coro degli studenti dell’istituto, sono stae le parole di Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della conferenza episcopale italiana. “Non stiamo consegnado alla storia un fatto bello ma passato. Ciò che don Ciccio ci ha testimoniato è vivo, è qui. Questa nuova gratitudine e memoria deve costituirsi in una catena, perché ciò che abbiamo imparato dal suo sguardo diventi motivo di costruzione della chiesa e della storia.

La frase di San Paolo che don Ciccio scelse è “Per me vivere è Cristo”. Noi ringraziamo Cristo perché in don Ciccio si è fatto consocere in modo convincente alla nostra vita. Così monsignor Baturi ha indicato ai presenti la strada ancora da compiere. “Siamo tutti chiamati a trasmettere a chi incontriamo la stessa passione per Cristo e per la Chiesa che hanno nimato la vita di don Ciccio. In questa catena adesso ci siamo noi perché ciò che abbiamo imparato dal suo sguardo, diventi motivo di costruzione della chiesa, della storia”.

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