Milazzo (Me): sequestrato un immobile milionario al “clan dei barcellonesi”

Un immobile del valore di oltre un milione di euro è stato sequestrato dagli agenti della guardia di finanza di Messina. L’immobile è riconducibile ad un noto esponente dell’associazione mafiosa denominata “clan dei barcellonesi”, propaggine diretta di Cosa nostra siciliana.

Sulla base delle indagini condotte dagli agenti della guardia di finanza, il soggetto colpito dal provvedimento odierno, ex appartenente alla polizia penitenziaria ed ex gestore di note discoteche nel territorio di Milazzo, si è reso protagonista di numerosi precedenti giudiziari. Lo scorso luglio, a seguito delle indagini dell’operazione denominata Dinastia, è stato riconosciuto responsabile dei delitti di associazione a delinquere di stampo mafioso e di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, con una condanna, in abbreviato, che dovrà trovare conferma nelle successive fasi giudiziarie, a ben 20 anni di carcere.

L’operazione rappresenta uno sviluppo dell’incessante manovra di contrasto coordinata dalla procura di Messina nei confronti della famiglia mafiosa barcellonese, la cui esistenza e operatività è stata accertata negli anni con varie sentenze all’esito di numerosi procedimenti penali (Mare nostrum, Icaro, Eris, Vivaio, Pozzo, Gotha, etc) che l’hanno decimata con l’arresto e la condanna di capi storici e gregari. In particolare, le indagini hanno dimostrato che i più autorevoli rappresentanti della consorteria ancora in libertà decisero di mettere le mani sul controllo del traffico delle sostanze stupefacenti, allo scopo di integrare gli introiti dell’attività estorsiva che in quel periodo si era rivelata particolarmente rischiosa e poco remunerativa.

L’esame del provvedimento giudiziario, emesso a luglio scorso, non ancora definitivo è comunque illuminante rispetto alla relativa caratura criminale, lì dove ne viene attestato, sin dagli anni Novanta e almeno fino al 2015, il ruolo di esponente del sodalizio mafioso denominato “clan dei barcellonesi”, attivo nel territorio di Barcellona Pozzo di Gotto e nei comuni limitrofi, diretta propaggine di Cosa nostra siciliana, storicamente radicata su quei territori.

Alla luce di tali sintomatiche evidenze, che dovranno comunque trovare conferma nelle prossime udienze camerali e nei successivi gradi di giudizio, con il provvedimento odierno, il tribunale di Messina-sezione misure di prevenzione, valorizzando le molteplici risultanze agli atti della DDA di Messina, da un lato ne ha riconosciuto il profilo di “pericolosità sociale qualificata” e dall’altro, sulla scorta degli approfondimenti economico-patrimoniali condotti dalla guardia di finanza di Milazzo, in sinergia con gli specialisti Gico di Messina ha rilevato l’esistenza, secondo l’ipotesi di accusa, di disponibilità di beni in misura sproporzionata rispetto ai redditi lecitamente dichiarati, concludendo come lo stesso “sulla scorta del tenore di vita e delle condotte illecite reiteratamente tenute, avuto riguardo agli elementi reddituali e di fatto, viva abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose”.

In particolare, dagli accertamenti economico-patrimoniali svolti, fatte salve successive valutazioni all’esito del contraddittorio con la difesa, è emeso un quadro incoerente relativamente al periodo 2008-2011, sperequato rispetto alla capacità reddituale, riscontrando uscite, per contratti di leasing accesi dal proposto, superiori rispetto al reddito dichiarato. Nel corso dell’attività sono stati cautelati ed affidati ad un amministratore giudiziario due compendi aziendali, comprensivi dei relativi beni patrimoniali, attivi nel settore del noleggio autoveicoli ed attrezzature per lavori edili nonché 3 immobili a Milazzo, 14 autoveicoli e 4 rapporti finanziari per un valore complessivo di stima pari ad oltre un milione di euro.

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