Linguaglossa (Ct) celebra la salsiccia al ceppo

Grande festa a Linguaglossa, nel catanese, per la salsiccia al ceppo divenuta il 51° presidio Slow Food della Sicilia. Linguaglossa si prepara a celebrare l’insaccato principe del versante nord dell’Etna che, oltre a diffonderne il nome in Italia e all’estero, è divenuto senza dubbio un ulteriore e forte elemento di attrazione per i turisti amanti dell’enogastronomia.

Appuntamento il prossimo 20 marzo alle 15.30 nella sala comunale di Linguaglossa per la presentazione della salsiccia al ceppo, ultimo nato tra i presidi Slow Food della Sicilia: carne di maiale lavorata con sale, pepe e semi di finocchietto selvatico su un grosso ceppo di quercia.

Un traguardo raggiunto grazie alla grande determinazione dell’ente comunale che, insieme ai produttori locali, custodi di questa preziosa lavorazione artigianale, ha scelto di valorizzare la qualità e l’identità di questo prodotto.

Sarà un’occasione per raccontare il percorso sin qui fatto, ma anche per riconoscere il merito di chi in questi anni ha saputo tutelare questa lavorazione mettendola al centro della propria attività. Con l’ultimo arrivato salgono a 51 i presidi slow food della Sicilia, un traguardo che segna l’impegno e la volontà dell’intera comunità Slow Food a proteggere e mantenere antiche tradizioni culinarie legate al territorio, alla sua storia e alla sua tradizione.

L’evento sarà presieduto dal sindaco di Linguaglossa, Salvatore Puglisi a cui parteciperà la comunità Slow Food e la condotta di Catania con la gradita partecipazione del presidente della regione siciliana, Nello Musumeci. “Per noi è un grande orgoglio presentare ufficialmente il presidio e poterlo fare alla presenza del presidente della regione, Nello Musumeci. Ci tengo a sottolineare – dichiara Salvatore Puglisi, sindaco di Linguaglossa – che questo è uno dei pochi progetti che è stato finanziato integralmente da un ente pubblico, il comune di Linguaglossa che si è interessato a far sì che la tradizione dei maestri macellai diventasse con Slow Food qualcosa di “eterno e internazionale”.

Non a caso la presentazione avverrà nel palazzo comunale proprio per significare la forza del progetto. La salsiccia fa parte della storia della nostra comunità e riguarda cultura, economia e famiglie intere. La gente si è innamorata prima del prodotto e poi del paese e adesso raccogliamo i frutti di questo lavoro e siamo sicuri di averlo affidato nelle mani migliori, quelle di Slow Food che con un disciplinare saprà tutelarlo nel modo migliore”.

“Questo riconoscimento è merito di un’intera zona che da sempre ha lavorato affinché l’antica tradizione della salsiccia al ceppo fosse riconosciuta come presidio – racconta Riccardo Randello, referente dei presidi per la condotta Slow Food Catania – già da tempo era stata inserita nell’arca del gusto (registro dedicato alle tipicità a rischio estinzione) e oggi, grazie all’impegno dei tre produttori Luciano Pennisi, Anthony Russo e Gianluca Arcidiacono, abbiamo iniziato un percorso che siamo sicuri diventerà ancora più ambizioso nel tempo”.

“Quando nasce un nuov presidio è una vitoria per tutti – a eco Anastasia De Luca, fiduciaria della condotta Slow Food Catania – non solo per i produttori, ma per l’intera filiera che gravita intorno. La salsiccia al ceppo, così chiamata per la sua particolare lavorazione, ancora indissolubilmente legata ai metodi tradizionali è il frutto di una comunità che si mobilita nel nome del buono, pulito e giusto, attenta al benessere degli animali, alvorando con allevamenti non intensivi e alle tradizioni simbolo del nostro territorio. Come dire: senza storia non ci sarebbe futuro e siamo felici di poter contribuire a scrivere un capitolo di storia del nostro territorio”.

Questa salsiccia si chiama al ceppo per la sua lavorazione. La salsiccia viene tritata con un coltello locale simile ad un’accetta, su un ceppo di quercia, tipico della zona etnea. Ogni ricetta è un mix di cinque tagli del maiale: coscia, pancetta, guanciale, lardo e capocollo, impastati a manoe conditi con sale, pepe nero e semi di finocchietto selvatico raccolto sull’Etna.

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