Modica (Rg): verso l’anteprima nazionale dell’antico carnevale della contea

Manca pochissimo all’anteprima nazionale dell’antico carnevale della contea di Modica, la commedia dell’arte a cura di Margherita Peluso con la produzione della fondazione teatro Garibaldi e il patrocinio del comune di Modica che ripropone in chiave contemporanea i tratti etnografici lasciati negli scritti di Serafino Amabile Guastella. Appuntamento per questo pomeriggio alle 18.00 al teatro Garibaldi di Modica, nel ragusano.

Un lavoro complesso che ha visto la regista e attrice riportare sul palcoscenico di Modica un pezzo di storia e tradizione della Sicilia. Compito arduo ma altrettanto stimolante per l’artista lavorare su un testo importante, estrarne un canovaccio, analizzarne la storicità, tradurlo dal dialetto antico con Vincenzo Gianni e riadattarlo ai canoni della commedia dell’arte, fino alla scelta degli attori avvenuta con una Masterclass condotta da Giovanni Fusetti.

In questo lavoro Margherita Peluos ha saputo lasciare intatta l’autenticità rendendolo al contempo più incline ad un mondo contemporaneo sempre più veloce e cieco alle tradizioni.

“Con questo spettacolo corale, il Garibaldi si fa portavoce di una intera collettività, della sua memoria e delle sue tradizioni, come della sua comunità che partecipa attivamente al cast di attori, ma anche di musicisti, acrobati e ginnasti – dichiara Ignazio Abbate, presidente della fondazione Garibaldi di Modica – per questo è per noi un onore ospitare questo spettacolo inedito, contemporaneo eppure profondamente identitario per il nostro territorio”.

“Lo spettacolo – aggiunge Tonino Cannata, sovrintendente fondazione Garibaldi di Modica – è anche una celebrazione del teatro stesso, del suo ruolo sacrale nel rito della memoria e nelle rappresentazioni che una comunità offre di se stessa e dunque il teatro diventa esso stesso protagonista, muto, ma intensamente presente, dello spettacolo”.

Scenografie, musiche, maschere realizzate ad hoc e un cast di artisti che hanno concorso a rendere ancora più originale e frizzante uno spettacolo di questo calibro. “Un lavoro maieutico, un corpo a corpo con la regista – lo descrive Giovanni Peligra che interpreta Bacco – un continuo confronto, sostegno e scambio con i miei compagni d’arte, con cui ho condiviso momenti e passaggi felicemente sofferri e proficui”.

“Con questo spettacolo ho avuto l’opportunità di esplorare nuove forme e nuovi caratteri della commedia dell’arte – gli fa eco Cristina Gennaro che nella kermesse interpreta la Vecchia Di Li Fusa, personaggio centrale dell’intero spettacolo – la sfida artistica è stata quella di inventare una nuova maschera, come mi disse il primo giorno Margherita”:

“Le maschere che portiamo in scena – aggiunge l’attrice Marzia Ciulla che interpreta 8 personaggi diversi – sono impastate di cielo e terra, di sacralità e leggerezza, di quell’arcaico ciclo ita-morte-frutto-cibo-gioia che in una chiave tragicomica riesce a cacciare via la pesantezza della vita. È in questo momento di festa che la vita smette di dettare le regole di una società troppo rigida e si lascia trasportare dia giochi, dagli scherzi e dalla possibilità che durante il Carnevale il vecchio ordine venga sovvertito”.

“Devo ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo spettacolo un lavoro riuscito grazie alla cooperazione di tutti e lasciatemelo dire all’abilità degli attori – racconta la regista Margherita Peluso – che voglio citare uno per uno: Gioanni Peligra, Cristina Gennaro, Marzia Ciulla, Simona Adele Buscemi, Alessandro Adamo, Giancarlo Iacono, Flavio Aliotta e Pamela Vindigni. Un maestroso costumista, Vincenzo Occhipinti che con la sua originalità ha creato un’atmosfera vitale e magica resa ancora più emozionante dalla scenografia di Marco Grifola, imponente e  surreale. Tutti hanno saputo cogliere l’essenza di questo lavoro: creare le basi per un’operazione culturale di riscoperta, di formazione e di ricerca artistica volta a dare una scossa all’animazione culturale del territorio”.

Uno spettacolo che sarà anche un momento ludico, di recupero collettivo di un certo senso e significato del tempo della festa, un elogio al mondo contadino e alla madre terra. Citando alcune battute del monologo recitato da Simona A. Buscemi “la libertà amata da tutti è una lanterna lucente, lucentissima. È una grande forza che spinge e non ha quiete”.

Commenti
Caricamento...

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi