Catania: disarticolato storico clan mafios del quartiere Picanello, 15 arresti

Quindici persone appartenenti allo storico clan della famiglia di Cosa nostra etnea nel quartiere Picanello di Catania sono stati arrestate dai carabinieri del comando provinciale in esecuzione di ordinanze emesse dal gip di Catania.

I quindici indagati dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e procurata inosservanza di pena con l’aggravante di aver agito per agevolare la famiglia di Cosa Nostra catanese Santapaola-Ercolano, gruppo di Picanello.

L’indagine è stata denominata “Picaneddu”, dal quartiere dove vivevano e operavano gli indagati e ha permesso di definire la struttura, individuando il capo, gli organizzatori e i ruoli degli affiliati al citato gruppo attivo nello stesso quartiere ritenuto storica roccaforte della famiglia Santapaola.

L’organizzazione, attraverso estorsioni, attività di “recupero crediti”, traffico di droga e case da gioco clandestino, alimentavano le casse comuni dell’associazione e garantivano gli stipendi agli affiliati. Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati beni per oltre 1 milione di euro, tra i quali anche una società, etichetta discografica di noti cantanti neomelodici.

L’operazione eseguita dai carabinieri di Catania ha messo in luce il comportamento di due imprenditori, indagati a vario titolo per concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, i quali si prestavano a custodire il patrimonio accumulato dai mafiosi in modo da ostacolarne l’identificazione della provenienza e sottrarlo ad eventuali misure di prevenzione patrimoniali. I carabinieri hanno proceduto al sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di 1 milione di euro costituiti dalla casa discografica Q factor records sas intestata ad uno dei figli del boss e utilizzata da noti cantanti neomelodici.

Le indagini erano state avviate a giugno del 2017 ed erano proseguite fino a maggio dello scorso anno, all’indomani dell’operazione Orfeo che aveva portato nel gennaio 2017 all’arresto e alla successiva condanna di esponenti di vertice del sodalizio tra i quali il capo, Giovanni Comis. Il complesso delle indagini ha permesso di definire la struttura, le posizioni di vertice e i ruoli degli affiliati a seguito della riorganizzazione del predetto sodalizio malavitoso, individuandone il capo in Carmelo Salemi, nonché gli organizzatori Giuseppe Russo e Vinenzo Scalia.

Le indagini, in particolare, hanno fatto emergere come l’organizzazione garantisse gli stipendi agli affiliati, il sostentamento delle famiglie dei sodali detenuti e il pagamento delle spese processuali, attraverso la gestione della cosiddetta cassa comune.

Le intercettazioni, inoltre, hanno permesso di accertare che Consoli custodica più di mezzo milione di euro di provenienza illecita ricevuti da Comis, nonché il reimpiego di altro denaro sporco posto in essere dallo stesso Comis mediante l’intestazione fittizia ad una società riconducibile a Concorso, della proprietà di un immobile di tre piani ubicato nel quartiere PIcanello di Catania, successivamente rivenduto a terzi.

Per quanto riguarda invece la Q factor records sas, è intestata ad uno dei due figli di Giovanni Comis, socio accomandatario e Andrea Consoli, socio accomodante, ma riconducibile allo stesso Giovanni Comis.

La procura di Catania ha ottenuto dal gip il sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di circa 1 milione di euro, costituita dalla somma di 500.000 euro presente su conti correnti o depositi o su qualsiasi altro tipo di rapporto bancario intestato o cointestato o comunque riconducibile ad Andrea Consoli, nonché della società denominata Q factor records sas e da un’abitazione di Augusta, contrada Costa Saracena intestato alla moglie di Comis.

Sono stati attivati i canali di cooperazione internazionale di polizia ai fini dell’esecuzione del provvedimento mentre un altro soggetto è tuttora ricercato.

In manette sono finiti: Andrea Caruso, 40 anni; Giovanni Comis, 58 anni; Andrea Consoli, 44 anni; Giovanni Frazzetta, 53 anni; Marco Frazzetta, 51 anni; Giuseppe Russo, 45 anni; Carmelo Salemi, 52 anni; Vincenzo Santo Scalia, 61 anni e Francesco Testa, 46 anni.

Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e di dimora, invece, per: Carlo Concorso, 48 anni; Ugo Puglisi Foscolo, 39 anni; Veronica Puglisi Foscolo, 42 anni e Rudy Veneziano, 42 anni.

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