Messina: la polizia commemora l’ultimo questore di Fiume

A Messina la polizia di Stato ha commemorato l’ultimo questore di Fiume, giusto fra le nazioni. Questa mattina, alla presenza del vicario del prefetto, Patrizia Caterina Antonella Adorno e del questore di Messina, Vito Calvino, la polizia ha ricordato Giovanni Palatucci, ultimo questore di Fiume.

La cerimonia ha avuto luogo nell’area antistante l’aiuola adottata dall’università degli studi in via Garibaldi dove è stato piantumato un albero di arancio e apposta una targa commemorativa donata dal comune.

Presenti anche il rettore di Messina, Salvatore Cuzzocrea; l’assessore Salvatore Mondello; il comandante provinciale dei carabinieri, Lorenzo Sabatino e il comandante provinciale della guardia di finanza, Gerardo Mastrodomenico.

Giovanni Palatucci, Questore di Fiume nel 1944, morì all’età di 36 anni nel campo di concentramento di Dachau, il 10 febbraio 1945, dopo essere riuscito ad aiutare migliaia di perseguitati dalla politica razziale di quegli anni. «La polizia significa vita, quella vita che serve ad aiutare il prossimo, la povera gente»: queste le parole pronunciate ai suoi collaboratori da Giovanni Palatucci, pochi giorni prima della deportazione.

Palatucci,  in nome di quel sacro principio che è il rispetto per le persone, sancito ancor prima della legge, è riuscito a salvaguardarle contro una barbarie della nostra storia vissuta, purtroppo, da tutto il continente.

Nel 1990, il poliziotto di Montella (AV), dove era nato nel 1909, fu proclamato dallo stato di Israele “Giusto tra le Nazioni” e il suo nome è iscritto nello Yad Vashem, il memoriale delle vittime dell’Olocausto di Gerusalemme e cinque anni dopo, in occasione della Festa della Polizia, il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, gli conferì la Medaglia d’oro al merito civile alla memoria. Nel 2000 il Vicariato di Roma ha aperto il processo di beatificazione.

Recentemente il capo della Polizia Franco Gabrielli, lo ha ricordato come un esempio di vita al quale ispirarsi in quanto ha onorato fino in fondo i giuramenti che ha fatto e gli impegni che ha assunto.

L’ esempio di Palatucci dimostra che è sempre possibile compiere una scelta tra il proprio bene e quello della collettività e che l’indifferenza non deve mai essere un’opzione.

Il riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni” è assegnato solo a coloro che pur di religione non giudaica hanno salvato la vita agli ebrei durante la Seconda guerra mondiale a rischio della propria incolumità, senza aver mai ricevuto denaro o compenso alcuno: nel caso di Giovanni Palatucci gli ebrei salvati furono molti e in virtù della posizione delicata che egli ricopriva questo gesto gli fa ancora più onore.

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