Nel 2001 un uomo era stato assassinato a Messina. Oggi è stato arrestato il mandante dell’omicidio di mafia di 20 anni fa. Ieri agenti della squadra mobile di Messina hanno arrestato Domenico Virga, 58 anni, considerato elemento di spicco di Cosa nostra, in particolare del mandamento di San Mauro Castelverde-Gangi. Sarebbe stato lui il mandante dell’omicidio di Francesco Cosatnza, commesso nella strada tra San Fratello ed Acquedolci nel settembre del 2001.
Erano da poco passate le sette del mattino del 29 settembre quando in contrada Cartolari, nel comune di Acquedolci, è stato trovato il cadavere di Francesco Costanza, detto “Franco”, originario di Tusa.
Costanza, attinto da colpi di arma da fuoco esplosi con una pistola calibro 7,65 e successivamente finito con alcuni colpi di pietra al capo. La vittima, gravitante negli ambienti della criminalità organizzata di Mistretta, era già stata oggetto di molteplici azioni investigative della Dda di Messina.
Le indagini sull’evento omicidi ario in parola, pur consentendo di ricostruire il circuito relazionale-criminale della vittima e pur confermando l’inserimento di Costanza nel contesto malavitoso delle famiglie operanti al confine tra le province di Messina e Palermo, non erano risaliti all’identificazione di mandanti ed esecutori. A dare una svolta oggi sono state alcune dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmelo Barbagiovanni, detto “U muzzuni”, attualmente in carcere, esponente della famiglia mafiosa dei batanesi, riconducibile a cosa nostra ed operante principalmente sull’estremo versante tirrenico della provincia di Messina.
Barbagiovanni, in merito all’omicidio di Costanza, ha fornito una precisa descrizione del contesto in cui esso è maturato e delle efferate modalità di esecuzione, autoaccusandosi di tale azione criminosa. Secondo Barbagiovanni, a commettere l’omicidio di Francesco Costanza sarebbero stati lo stesso Barbagiovanni con Sergio Costanzo, assassinato nel 2010 nelle campagne di Centuripe, nell’ennese.
Il primo ottobre del 2010 il suo corpo venne ritrovato in contrada Vaccheria nel comune di Centuripe. L’uomo era stato raggiunto da diversi colpi di fucile mentre era appena giunto al consorzio irriguo dove lavorava. Uno dei colpi, probabilmente per un preciso segnale, è stato esploso ai genitali dell’uomo. Il movente di quell’omicidio è da ricercarsi nel fatto che l’uomo avesse richiesto a titolo estorsivo del denaro a ditte impegnate in lavori nel comprensorio territoriale insistente ai confini tra le province di Palermo e Messina, alcune delle quali riferibili all’imprenditore Michele Aiello di Bagheria (Palermo), ritenuto vicinissimo a Bernardo Provenzano, capo di Cosa Nostra e già implicato nella vicenda giudiziaria delle talpe in procura che ha visto anche il coinvolgimento dell’allora presidente della regione, membri delle forze dell’ordine ed esponenti della sanità privata dell’isola.
Costanza aveva formulato pretese estorsive nonostante fosse stata effettuata la messa a posto e in seguito alle lamentele di Aiello, Giuffrè, sensibilizzato in merito da Provenzano, si rivolse a Virga per risolvere la questione che, a sua volta, interessò della cosa i referenti della famiglia di Mistretta.
La squadra mobile di Messina ha avviato una serratissima attività di riscontro alle dichiarazioni di Barbagiovanni, accertando come le stesse siano perfettamente sovrapponibili a quelle rese, circa 20 anni prima, dal collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè, detto Manuzza, elemento di assoluto rilievo di cosa nostra palermitana, già capo mandamento di Caccamo e vicinissimo a Bernardo Provenzano e, più di recente, da Carmelo Bisognano, uno dei più autorevoli rappresentanti della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto, avendo per anni ricoperto il ruolo di leader indiscusso del clan dei barcellonesi, meglio conosciuta come gruppo dei mazzarroti.
I collaboratori di giustizia hanno riferito del summit al termien del quale venne decisa l’eliminazione di Costanza, svoltosi qualche settimana prima dell’omicidio in un casolare abbandonato a Tusa, nel messinese.
Alla riunione in questione hanno preso parte elementi di assoluto rilievo delle famiglie mafiose operanti nella zona psota a confine tra le province di Palermo e Messina, ossia l’odierno arrestato, Domenico Virga, nipote del boss Peppino Farinella per i palermitani; Sebastiano Rampulla, fratello del più noto Piero, artificiere della strage di Capaci e oggi morto per i mistrettesi; Carmelo Bisognano per i barcellonesi e Carmelo Barbagiovanni per i batanesi.
Nel corso dell’incontro i maggiorenti delle famiglie mafiose hanno chiesto a Costanza spiegazioni sia in merito a somme di denaro da lui trattenute nonostante fossero destinate a compagini mafiose palermitane che alla richiesta di pizzo a ditte già “protette” dalle stesse. Non ritenendo convincenti le giustificazioni addotte da Costanza, i presenti al summit lo congedavano, perfezionando poco dopo il proposito di ucciderlo. Presa la decisione di eliminare Costanza, l’incarico fu affidato ai batanesi e Barbagiovanni commise l’omicidio insieme a Sergio Costanzo.
L’omicidio di Costanza è stato deliberato dai vertici delle famiglie mafiose operanti tra Palermo e Messina per punire uno “sgarro” giudicato imperdonabile e per saldare i già esistenti rapporti tra le stesse consorterie criminali. Costanza aveva “disturbato” chi si era già messo in regola con le compagini malavitose dei luoghi dove vengono eseguiti i lavori: realizzazione di strade interpoderali in agro di Mistretta.
Il gip di Messina, accogliendo il quadro indiziario raccolto grazie anche alle dichiarazioni dei tre collaboratori di giustizia, per di più rese in un contesto temporale assolutamente diverso ha emesso il provvedimento restrittivo nei confronti di Domenico Virga, reputandolo responsabile dell’omicidio di Francesco Costanza, in qualità di mandante, in concorso con Sebastiano Rampulla, anche lui fra i mandanti, ma ormai deceduto; Carmelo Barbagiovanni, esecutore materiale e reo confesso e Sergio Costanzo, anche lui esecutore materiale, ormai come già scritto, deceduto da tempo.