Catania e Enna: estorsione, un arresto

Nella mattinata dello scorso 27 novembre agenti della polizia di Stato di Catania ed Enna ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare della custodia in carcere emessa il 23 novembre dal gip del tribunale di Catania.

In arresto sono finiti: Salvatore Fichera, 24 anni, Fabio Miceli, 40 anni; Antonio Moschetto, 51 anni, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di tentata estorsione con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento e di omertà tipiche dell’associazione mafiosa.

Il provvedimento restrittivo arriva al termine delle indagini coordinate dalla procura distrettuale di Catania, DDA e condotta dalla squadra mobile a seguito di una richiesta estorsiva con il cosiddetto cavallo di ritorno ai danni di un imprenditore ennese, titolare di una ditta operante nel settore del movimento terra, a cui era stato chiesto di pagare delle somme di denaro per la restituzione di mezzi aziendali che gli erano stati rubati.

Le indagini hanno permesso di accertare che il contesto criminale di riferimento era riconducibile al clan Cappello-Bonaccorsi che controlla, tra l’altro, il territorio di San Giorgio dove l’imprenditore aveva avviatao i propri cantieri edili. In questo contesto, nonostante il successivo rinvimento dei mezzi trafugati alla vittima da parte delle forze dell’ordine, gli indagati, ostentando spregiudicatezza e senso di impunità, pretendevano che l’imprenditore si sentisse obbligato a pagare una somma di denaro, seppure inferiore, per un loro imprecisato “interessamento”.

A seguito delle indagini, aiutate soprattutto dalla fondamentale collaborazione della vittima, gli attori della tentata estorsione, ciascuno nel proprio ruolo, sono stati identificati e arrestati. Si tratta di Fabio Miceli, Antonio Moschetto e Salvatore FIchera. Quest’ultimo è il cognato di Calogero Giuseppe Balsamo, detto “pippo Balsamo”, esponente di vertice della consorteria mafiosa Cappello-Carateddi, già destinatario nel 2018 di un provvedimento restrittivo emesso dall’Autorità giudiziaria di Caltanisseta per altre estorsioni ai danni di alcuni commercianti ed imprenditori, tra cui anche la vittima della tentata estorsione la cui impresa ha sede nell’ennese.

Per quanto riguarda invece Miceli e Moschetto, i due avrebbero assunto il tipico ruolo dell’amico buono perché, muovendosi apparentemente come soggetti interessati ad aiutare la vittima a risolvere la vicenda, agivano con il fine di convincerla a cedere alle richieste estorsive.

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