Catania: mafia e droga, 22 arresti della famiglia di Cosa nostra

a gestire le estorsioni "Iddu" e la moglie

Sono ben 22 le persone arrestate dai carabinieri del comando provinciale di Catania, appartenenti a gruppo della famiglia Cosa nostra catanese nell’ambito dell’operazione denominata Iddu.

Dalle prime luci del mattino i carabinieri di Catania e nelle province di Catania, Milano e Lecce, su delega della procura etnea, hanno eseguito le ordinanze nei confronti degli indagati che dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di droga, estorsione e lesioni pluriaggravate, tutti reati commessi con l’aggravante del metodo mafioso.

Fra gli arrestati il 62enne Benedetto La Motta che aveva una posizione apicale nell’organizzazione criminale, referente per la famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano nella zona di Riposto nonché quella dei suoi più fedeli collaboratori, tra cui il 76enne Antonino Marano, noto come il killer delle carceri.

Il provvedimento trae origine da una complessa indagine condotta dai carabinieri di Giarre dal 2017 al 2019 mediante attività tecniche e dinamiche, ulteriormente riscontrate da dichiarazioni di più collaboratori di giustizia.  Le indagini hanno permesso di ricostruire l’ingente volume di affari legali, il sistema di gestione delle piazze di spaccio, le modalità di approvvigionamento di cocaina, marijuana e hashish e il mantenimento degli stupefacenti e il mantenimento degli appartenenti all’organizzazione detenuti.

Documentate anche 5 estorsioni consumate ed un’altra tentata ai danni di esercenti di vari settori, commesse per agevolare l’organizzazione mafiosa di appartenenza.

L’indagine ha permesso di documentare un’attività svolta 24 ore su 24 con venditori al dettaglio articolati in turni. Sono stati poi identificati gli indagati che si occupavano dell’approvvigionamento delle sostanze, del loro occultamento, confezionamento e di rifornire regolarmente gli spacciatori.

Nonostante i vari arresti effettuati, il gruppo riusciva ad organizzarsi nuovamente e a rimpiazzare vari pusher e vedette per proseguire nell’attività illecita di spaccio di droga. A dirigere tutti era Benedetto La Motta, come già detto, indicato da più pentiti come referente del clan catanese, coadiuvato da alcuni fedelissimi, tra i quali il noto “killer delle carceri” Antonino Marano che dopo la sua lunga detenzione, durata circa 47 anni, scarcerato nel 2014, si rimetteva subito in gioco affiliandosi al clan. I due sono stati recentemente colpiti da ordine di custodia cautelare per l’efferato omicidio di Dario Chiappone, freddato ad ottobre del 2016.

Il mercato della droga era affidato agli uomini di fiducia che si occupavano di reclutare i pusher, fornirli di telefonini cellulari e motorini elettrici e corrispondere loro circa 250 euro a settimana quale compenso per la loro “attività”. Le indagini hanno portato alla luce diverse vessazioni subite da commercianti di Giarre e Riposto che, però, non avevano mai denunciato quanto subito.

Motta era stato arrestato a dicembre del 2017, ma le attività del clan non si sono interrotte e a subentrargli alla guida c’era Grazia Messina, la moglie, che fino alla sua scarcerazione a giugno del 2018, non solo riceveva i proventi delle estorsioni, ma dimostrava di saper amministrare anche la giustizia criminale quando commissionava il pestaggio di uno dei rapinatori, proprio per non dare segni di debolezza.

Dei 22 destinatari del provvedimento, 14 sono stati  tradotti nelle carceri di Catania, Siracusa, Messina, Caltanissetta, Milano e Lecce, mentre per gli altri 7 indagati il provvedimento è stato già notificato in carcere dove si trovavano rinchiusi per altri reati.

Le manette sono scattate ai polsi di: Giovanni Bonaccorso, detto “u ciascu”, 46enne di Riposto; Abedelmajid Boualloucha, detto “macido”, nato a Giarre nel 1993; Giuseppe Campo, detto “fantino”, 46enne di Riposto; Ornella Cartia, 68enne di Castiglione di Sicilia; Paolo Castorina, detto “spiddo”, 37enne di Giarre; Giancarlo Leonardo Cucè, alias “Leo”,, 42enne di Catania; Benedetto La Motta, detto “Benito”, “Iddu” (da cui il nome dell’operazione), “patrozzo” e “zio”, 62enne di Riposto; Andrea La Spina, inteso “bassotto” o “turchino”, 37enne di Giarre; Graziano Leotta, 52enne di Riposto; Cateno Mancuso, detto “Tino ciuffo”, 39enne di Riposto; Massimiliano Mancuso¸detto “Massimo o Massimittu”, 25enne di Giarre; Antonino Marano, detto “u vecchiu” o “zu Nino”, 76enne di Mascali; Salvatore Marletta, detto “Turi di Palagonia” 47enne di Palagonia; Grazia Messina, detta “Idda”, “patrozza” o “la zia”, proprio come il marito, 58enne di Riposto; Davide Patanè, detto “zappitta”, 28enne di Giarre; Salvatore Patanè, detto “zappa-zappitta”, 49enne di Mascali; Liborio Previti, detto “u tignusu”, 39enne di Catania; Giovanni Russo, detto “u grossu”, 31enne di Acireale, ai domiciliari; Andrea Sapienza, detto “Andrea mito”, 46enne di Giarre, già in carcere; Agatino Tuccio, detto “Tino o Catino” 54enne di Giarre; Gaetano Zammataro, detto “fasola”, 33enne di Catania.

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