Catania: operazione anti mafia nigeriana, 26 arresti

Ventisei persone sono state arrestate a Catania dagli agenti della polizia di Stato nell’operazione antimafia nigeriana denominata “Light house of Sicily”. Gli indagati, appartenenti alla confraternita cultista dei MAPHITE, organizzazione criminale transnazionale, con sede in Nigeria e basi nei paesi europei e in diverse regioni italiane.

All’alba del 21 luglio è stata decapitata la cellula operativa siciliana “family light house of Sicily” fermando il capo, il Don, i suoi responsabili di zona ed altri sodali rintracciati in tutta Italia. Nel corso delle indagini sono stati documentati degli incontri svolti di notte tra i vertici del culto segreto.

Le manette sono scattate ai polsi di Godwin Evbobuin, 37 anni; Osaretin Idehen, 44 anni; Ernest Igbineweka, 27 anni; Antonio Mannino, 56 anni; Domenico Mannino, 31 anni; Salvatore Mannino, 20 anni, tutti arrestati a Catania. A Messina, invece, sono stati arrestati: John Benedict, 29 anni; Oscar Akhuams, 36 anni. A Caltanissetta sono finiti in manette: Ede Osagiede, 35 anni; Lamin Njie, 36 anni; Eorhbor Edith, 25 anni; Omon Victor Inegbenekhian, 49 anni; Joseph Uvwo, 43 anni; Cristian Monday, 21 anni, Hope Sylvester, 30 anni; Odion Omondiagbe, 21 anni; Kosi Prince Gyamfi, 45 anni; Insua Murana, 22 anni. A Palermo, invece, sono stati arrestati: Nosa Omoragbon, 38 anni; Ibrahim Alhassan, 33 anni; Lucky Rueben, 31 anni. A Schiavonea, in provincia di Cosenza, sono stati arrestati Joy Payos, 38 anni e Godday Osas, 25 anni. Infine, sono stati arrestati Ozuigbo Stanley Kelechi, 38 anni, a Roma; Wisdom Monday, 22 anni, a Firenze e a Vicenza, invece, Godstime Abumen, 24 anni.

Gli arrestati  sono ritenuti indiziati gravemente dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso di tipo cultista denominata MAPHITE, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, cessioni di droga, sfruttamento della prostituzione, contraffazione ed alterazione di documenti ai fini della permanenza clandestina sul territorio italiano.

MAPHITE è l’acronimo di Maximo Academyc Performance Higly Intellectual Empire. Le indagini erano state avviate a maggio del 2019 a seguito delle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia già destinatario di provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso in quanto appartenente all’associazione mafiosa di matrice cultista “The supreme eiye confraternity” SEC.

Le indagini hanno permesso di monitorare telefonicamente circa 100 utenze. Durante un anno grazie anche alle dichiarazioni del collaboratore, è stato scoperto un ingente traffico di stupefacenti gestito da alcuni affiliati al clan.

Risultava possibile, in particolare, ancorare quantomeno all’anno 2016 il radicamento del Cult MAPHITE sul territorio siciliano grazie ad uno scontro avvenuto a Catania nel mese di novembre 2016 tra i massimi esponenti dei MAPHITE siciliani (OSAGIEDE Ede detto Babanè e EVBOBUIN Godwin detto Volte) e i massimi esponenti del Cult Black Axe, scontro determinato dalla esigenza dei due cults antagonisti di affermare la prevalenza del proprio predominio sul territorio: l’articolazione siciliana dei MAPHITE non risultava tuttavia presente solo sul territorio di Catania, le indagini consentivano di individuare diversi sodali in più territori della Regione, precisamente nelle città di Caltanissetta, Palermo e Messina.

E proprio a Caltanissetta, dopo gli scontri del 2016 ed un successivo periodo di carcerazione, aveva deciso di stabilirsi il Don, il capo dell’articolazione, OSAGIEDE Ede detto Babanè: se la Sicilia era il regno della famiglia LIGHTHOUSE OF SICILY governata da Babanè, Caltanissetta era sicuramente la sua reggia, potendo ivi contare su numerosi soggetti, uomini e donne,  alle sue ossequiose dipendenze, impiegati dal predetto nello svolgimento di incombenze di qualsiasi tipo (dall’acquisto di generi alimentari al trasporto di stupefacente); allo stesso modo EVBOBUIN Godwin detto Volte era leader indiscusso a Catania e dotato di una particolare ecclettismo criminale (pur avendo una rilevante expertise criminale nel settore degli stupefacenti appariva capace di dedicarsi anche ai falsi,  alla ricettazione di apparecchi cellulari, ai  recuperi di crediti utilizzando il timore ingenerato nei connazionali dalla sua carica cultista, a precostituire false documentazioni ai fini del rilascio del permesso di soggiorno per connazionali).

EVBOBUIN Godwin detto Volte e OSAGIEDE Ede detto Babanè risultavano gestire una intensa attività di narcotraffico: gli stessi risultavano avere comuni canali di approvvigionamento ed esser talvolta cointeressati alla medesima operazione economica, sebbene fossero dediti ad un proprio mercato condotto e controllato svolto rispettivamente da Volte sulla piazza di Catania e da Babanè  su quella di Caltanissetta.

Varie le peculiarità del narcotraffico esercitato dai due esponenti apicali dei Maphite già citati. In primo luogo una contaminazione delle piazze locali, mentre in passato il narcotraffico gestito dai gruppi cultisti era un settore etnico caratterizzato dalla nazionalità e che escludeva la presenza di soggetti italiani, la expertise criminale di Volte e Babanè e portava ad avere soggetti acquirenti italiani che acquistavano per poi rivendere a terzi assuntori. In secondo luogo è emersa l’incredibile capacità di Volte e Babanè di assicurarsi regolarmente, a prima richiesta, forniture di stupefacente a costi concorrenziali sul mercato illecito. Le forniture venivano recapitate direttamente in loco ai due richiedenti da soggetti dimoranti in altre parti d’Italia, personalmente o attraverso una serie di corrieri della droga.

Inoltre, gli indagati non risultavano impegnati in prima persona nella gestione della piazza di spaccio, ma si collocavano ad un livello più elevato della filiera del narco traffico. Volte, per esempio, si rapportava solo ai suoi fornitori nigeriani e ai suoi committenti italiani ai quali assicurava forniture di eroina che gli stessi poi rivendevano a terzi. Babanè da casa sua controllava il traffico di droga gestito da nigeriani in territorio nisseno, percependo somme di denaro dai connazionali che spacciavano in strada anche rifornendoli o facendosi erogare quantità di stupefacenti per clienti fidati oppure si rapportava ai suoi stabili fornitori di eroina, in tutto ciò facendosi coadiuvare da soggetti fidati nella gestione più pratica, perché trattandosi di un capo non si sporcava le mani e lasciava ad altri le incombenze di basso profilo.

Commenti
Caricamento...

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi