Santa Croce Camerina (Rg): si presenta “La Sicilia dei Miccichè”

Sarà presentato a Santa Croce Camerina, nel ragusano, il libro titolo “La Sicilia dei Micciché. Baroni e briganti, intellettuali e popolo” di Salvo Micciché, saggista, direttore editoriale di Ondaiblea.it e Giuseppe Nativo, giornalista pubblicista. L’appuntamento è per venerdì 6 marzo alle 17.00.

L’iniziativa culturale è resa possibile grazie alla sinergica collaborazione di UniTre con la società ragusana di storia patria, Ondaiblea.it quotidiano del sud-est, Archeoclub d’Italia, sezione di Ragusa e libreria Flaccavento di Ragusa.

Dopo l’intervento introduttivo di Maria Rosa Vitale, presidente di UniTre, sede di Santa Croce Camerina, relazionerà la professoressa Antonina Gulino, alla presenza degli autori .

La prefazione del volume è dello storico Carlo Ruta, mentre la postfazione è affidata al giornalista de La Sicilia, Leonardo Lodato. Il volume contiene anche un saggio dello storico dell’arte Paolo Nifosì.

Il volume riporta frammenti di storia di una Sicilia che non è stata e mai sarà periferia, narrata attraverso avvenimenti poco conosciuti ma determinanti, con dettagli curiosi dedotti dalle fonti a proposito di Micciché, nome di un’importante famiglia e di uno storico luogo, Mihikan, il feudo di Micciché, nei pressi di Villalba, in territorio nisseno. Si parte proprio da lì, dopo una premessa etimologica sull’origine probabile del nome, per viaggiare in diversi territori che hanno fatto registrare la presenza di “Michiken” o “Michikeni”, poi Micciché. Non pochi i frammenti di vita ri-trovati, talvolta poco conosciuti, talaltra curiosi, riportati e assemblati in un unico percorso che conduce il lettore anche a Naro, Scicli, Santa Croce Camerina e tante altre città siciliane (tra le quali Avola, Buccheri, Caltanissetta, Piazza Armerina, Pietraperzia, ma anche a Palermo, Catania e Ragusa). Si narrano storie e microstorie di nobili ma anche di briganti e gente comune (come il barone di Micciché e il bandito detto il Monachello barbaramente trucidati nel corso della rivolta antispagnola del 1676).

Anche la città di Santa Croce Camerina registra la presenza della famiglia Micciché che risulta rilevabile attraverso i “riveli” (antichi censimenti degli abitanti e dei loro beni mobili e immobili, indetti periodicamente dal Vicerè), già studiati e analizzati dallo storico santacrocese Giuseppe Micciché. Dai vetusti carteggi della prima metà del XVII secolo emerge che il più ricco è tale Giorgio Mallia, il quale tra i suoi beni tiene in magazzino 60 “cantara” di “cannavo spatolato” che in parte risulta già venduto al nobile Giuseppe Michiké (Micciché) di Scicli. E’ necessario andare a sfogliare i documenti archivistici del “Rivelo” datato 1748 per avere un quadro demografico, urbanistico, economico, religioso e sociale di tutto rispetto. I nuclei familiari (i cosiddetti “fuochi”) erano 339, mentre il 51,5% degli abitanti era rappresentato dal sesso femminile. Anche l’onomastica risultava notevolmente arricchita a seguito della venuta di numerosi coloni. Tra le tante famiglie risulta censita anche quella di non pochi Micciché.

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