Scicli (Rg): si presenta “la Sicilia dei Micciché”

“La Sicilia dei Micciché. Baroni e briganti, intellettuali e popolo”, di Salvo Micciché (saggista, direttore editoriale di Ondaiblea.it) e Giuseppe Nativo (pubblicista), edito da Carocci (Roma, 2019, pp. 220) sarà presentato a Scicli, sabato 15 febbraio alle ore 18.30.

L’iniziativa culturale, che si terrà presso il Caffè Letterario Brancati (Via Aleardi, 18), è resa possibile grazie alla sinergica collaborazione del Movimento Culturale Brancati di Scicli con la Società Ragusana di Storia Patria, Ondaiblea.it quotidiano del sud-est, Fondazione Confeserfidi e Banca Agricola Popolare di Ragusa.

Gli interventi programmati saranno affidati a Giuseppe Barone e Paolo Nifosì, mentre a moderare la serata sarà Giuseppe Pitrolo. Saranno presenti gli autori.

La prefazione del libro è dello storico Carlo Ruta, la postfazione del giornalista Leonardo Lodato (La Sicilia); il volume contiene un saggio dello storico dell’arte Paolo Nifosì.

Si tratta di un viaggio con la storia e nella storia. Un mosaico in cui tasselli di vita e di indagine storica si intrecciano con le vicende della nostra Isola e oltre. Il volume tratta la storia di “Micciché” che non è solo il cognome di una famiglia un tempo nobile e importante, ma anche un luogo, il Feudo di Micciché, nei pressi di Villalba, in territorio nisseno. Si parte proprio da lì per viaggiare in diversi territori che hanno fatto registrare la presenza di “Michiken” o “Michikeni”, dai Peloritani alle Madonie passando, ovviamente, anche per gli Iblei. Tanti i frammenti di vita ri-trovati, talvolta poco conosciuti, talaltra curiosi, avvolti nella loro vorticosa quotidianità. Tanti i tasselli di vita riportati e assemblati in un unico percorso che conduce il lettore anche a Messina, Scicli e a tante altre città siciliane (tra le quali Avola, Buccheri, Caltanissetta, Piazza Armerina, Pietraperzia, a Naro, ma anche a Palermo, Catania, Ragusa, Santa Croce Camerina). Si narrano storie e microstorie di nobili e baroni ma anche di briganti e gente comune, dal Medioevo all’Ottocento.

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