Catania: black lotus, arrestati capi e affiliati della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano

A Catania i carabinieri del comando provinciale hanno arrestato capi e affiliati della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano. Trentadue le persone finite in manette perché ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, traffico di droga, detenzione e porto illegale di armi.

L’indagine, denominata Black Lotus, ha permesso di porre in luce l’articolazione della struttura interna alla famiglia catanese di Cosa nostra cristallizzando la presenza di figure di vertice e con ruoli di responsabilità ben definiti. Degli indagati, 21 sono finiti in carcere e 10 agli arresti domiciliari.

Il provvedimento è stato eseguito da oltre 200 carabinieri del comando provinciale, supportati dai reparti specializzati su tutto il territorio nazionale e ha riguardato figure apicali e semplici affiliati della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano attiva nel capoluogo e con ramificazioni in tutta la provincia etnea responsabili di delitti di associazione di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, traffico di droga, detenzione e porto illegale di armi ed altri reati.

L’indagine di oggi ha permesso di porre in luce l’articolazione della struttura interna della famiglia catanese di Cosa nostra, cristallizzando la presenza di figure di vertice con ruoli di responsabilità ben definiti. L’associazione mafiosa Santapaola-Ercolano è articolata in gruppi territorialmente localizzati, a capo di ciascuno dei quali è posto un responsabile, tenuto a dar conto del proprio operato al reggente pro tempore dell’intero sodalizio.

L’indagine è stata avviata dopo un episodio avvenuto a marzo del 2015 quando un imprenditore ha denunciato un tentativo di estorsione. A seguito di ciò venivano compiute complesse ed accurate indagini, tradizionali e tecniche, le quali permettevano di accertare la responsabilità degli indagati quali affiliati del clan Santapaola-Ercolano, consentendo di evidenziare la particolare articolazione di tale sodalizio, suddiviso in gruppi radicati ciascuno su una propria zona territoriale di influenza e dotati di una autonomia decisionale ed operativa limitata dall’esigenza di rispondere ai vertici del clan.

In particolare, l’indagine ha riguardato il gruppo di San Pietro Clarenza e Barriera e il gruppo di Lineri, operanti nei territori di Camporotondo Etneo, San Pietro Clarenza, Misterbianco e Belpasso e sono stati accertati e contestati più di trenta episodi di estorsione, sia tentata che consumata, oltre a traffico di droga ed intestazione fittizia di società.

Le indagini hanno dimostrato, con riferimento ad un territorio particolarmente esteso, che il clan, per affermare la propria esistenza e per assicurarsi una sostanziosa fonte di sostegno economico, ha pianificato e posto in essere nel corso degli anni un vasto e capillare sistema di estorsioni per il conseguimento del cui profitto potevano essere commessi anche gravi atti intimidatori, dagli attentati alle attività produttive sino alle aggressioni agli imprenditori.

Le indagini hanno permesso di monitorare le imprese vessate che versavano importi che si aggiravano tra i 3.00 e i 5.000 euro annui a cadenze periodiche.

Le ingenti somme frutto degli affari illeciti, secondo le direttive dei capi del clan, oltre che essere destinate alle famiglie dei detenuti, venivano anche reinvestite in attività imprenditoriali del settore ludico e dei trasporti, attraverso dei prestanome, così da eludere disposizioni di legge.

Un dato di particolare rilievo dell’operazione di oggi è quello relativo alla collaborazione di oltre 15 vittime di estorsione, sia tentata che consumata, con abbattimento del muro di omertà tipico di commercianti ed imprenditori che temono la forza del vincolo associativo. La collaborazione delle vittime, insieme alle indagini, hanno permesso di accertare più di 30 episodi estorsivi, sia tentati che consumati, posti in essere a nome e nell’interesse del clan SAntapaola-Ercolano.

Le manette sono scattate ai polsi di: Carmelo Ardizzone, nato a Paternò il 18 ottobre del 1981; Sebastiano Caruso, catanese di 41 anni; Orazio Coppola, 55 anni, già detenuto nel carcere di Melfi; Antonino Correnti, paternese di 51 anni; Domenico Cosentino, catanese di 28 anni; Carmelo Distefano, catanese di 35 anni già detenuto nel carcere di Catania Bicocca; Aldo Ercolano, 45enne nato a Milano, già detenuto nel carcere dell’Aquila; Giuseppe Faro, catanese di 47 anni, già detenuto nel carcere di Agrigento; Giuseppe Felice, catanese 52 anni, già agli arresti domiciliari; Roberto Finocchiato, catanese di 26 anni; Gianluca Lo Presti, 42enne di Catania; Salvatore Messina, catanese di 27 anni, già detenuto nel carcere di Genova; Corrado Monaco, 41enne di Catania, già detenuto nel carcere di Bicocca; Carmelo Puglisi, 49enne di Gravina di Catania, detenuto già nel carcere di Siracusa; Vito Romeo, 42enne di Catania, già detenuto nel carcere di Siracusa; Francesco Santapaola, 40enne di Catania, già detenuto nel carcere di Spoleto in Umbria; Giuseppe Santonocito, 64enne di San Pietro Clarenza, nel catanese; Barbaro Stimoli, paternese di 41 anni; Carmelo Orazio Stimoli, 37enne di Catania; Pietro Stimoli, catanese 34enne già detenuto nel carcere di Clatanissetta e Antonio Tomaselli, catanese di 53 anni, già detenuto nel carcere di Milano Opera.

Arresti domiciliari, invece, per Andrea Consoli, catanese di 42 anni; Vincenzo Consolo, 48enne di Belpasso (Ct); Marcello Corona, 43enne di Catania; Carmelo Roberto Di Mauro, catanese di 24 anni; Salvatore La Rosa, catanese 45enne; Giuseppe Leocata, paternese 41enne; Venerando Leone, catanese 46enne; Stefania Lorena Politini, catanese di 34 anni; Giuseppe Puglisi, 59enne di Catania; Gabriele Salvatore Stimoli, 22enne di Catania.

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