Catania: sequestro da 4 milioni di euro

Hanno un valore complessivo di circa 4 milioni di euro i beni sequestrati dagli agenti della guardia di finanza di Catania. Sigilli sono stati posti a beni appartenenti a Domenico Albergo Waldker, detto Rino, esponente di riferimento del clan siracusano Trigila, facente capo al boss Antonino Triglia, detto Pinuccio Pinnintula.

Albergo Waldker, reggente del clan nei periodi di detenzione di Pinuccio, è già stato condannato per la sua partecipazione all’associazione mafiosa nonché per associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni, illecita concorrenza nonché plurime violazioni alla normativa di prevenzione antimafia.

Rino, forte della sua indiscussa, storica caratura criminale e delle capacità intimidatoria derivante dalla sua appartenenza al cartello mafioso Nardo-Aparo-Trigila, a partire dagli anni Duemila, acquisisce attività di ristorazione e bar al centro di Noto, la capitale del Barocco in provincia di Siracusa.

La prima condanna per associazione mafiosa, per fatti commessi ad Albergo fino al 1991, è stata sancita da una sentenza della corte d’appello di Catania nel 1994 per aver “proposto, diretto e organizzato l’associazione mafiosa dei Trigila”. Ulteriori due pronunce definitive, per fatti commessi nel 1993 e nel 2006, vedevano Albergo Waldker imputato e condannato per la sua appartenenza all’associazione mafiosa.

Il proposto, tra l’altro, veniva colpito dalla misura restrittiva della custodia cautelare in carcere maturando così una detenzione quasi continuativa tra il 1991 e il 2016. Nei periodi di libertà Albergo frequentava soggetti gravati da precedenti per reati di mafia e narcotraffico.

Dal novembre del 2017, Rino è sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata, provvedimento recentemente rinnovato dal tribunale di sorveglianza che ha sottolineato il vincolo associativo mafioso che lega Waldker al clan mafioso aretuseo ininterrottamente e giudizialmente accertato fino al 2012.

Tra le imprese Trigila oggetto di intestazione fittizia, figurava la Sud pallets di Emanuele Vasile, attiva nella fabbricazione di imballaggi in legno, con sede operativa a Pachino. Le intercettazioni ambientali rivelavano che Antonio Trigila nel 2011 aveva affidato l’amministrazione dell’azienda proprio al sodale  Rino, in quel periodo sorvegliato speciale. In quegli anni “Rino” e il figlio Salvatore risultavano lavoratori dipendenti del prestanome di Pinuccio.

La “testa di legno”, infatti, priva di qualsiasi competenza manageriale o esperienza imprenditoriale e, in assenza, di adeguate disponibilità finanziarie, costituiva l’azienda mafiosa e assumeva, quali dipendenti, prima il figlio Salvatore e poi il padre Domenico “Rino” Albergo.

In assenza di fonti di reddito necessario anche per il solo sostentamento familiare, tra il 2000 e il 2003, la moglie di Rino, Giuseppina Ferla, ha acquisito la società commerciale MO.AC sas che somministrava alimenti e bevande; successivamente, a proprietà interamente rilevata a fronte di un esborso ufficiale complessivo di oltre 20 mila euro, la stessa confluiva nella ditta individuale intestata sempre alla moglie di Albergo.

Nel 2011, la ditta è stata donata ai figli Corrado, Concetto e Salvatore che costituivano la società commerciale “Quelli del chiosco srl” che è stato sequestrato.

Nell’ambito di un procedimento penale che vedeva Albergo, imputato per estorsione, assolto per contraddittorietà del quadro probatorio, emergevano dati obiettivi in merito alle fasi di acquisizione dell’immobile in piazza Municipio a Noto, sede del chiosco-bar e del bar Pinguino.

Nello specifico, come desunto da intercettazioni telefoniche e ambientali, il venditore dell’immobile di piazza Municipio era vittima di ripetuti atti vessatori e intimidatori finalizzati a coartare la sua volontà verso la cessione immobiliare imposta da Rino Albergo.

In quel periodo l’uomo, preoccupato per l’imminente rientro in carcere, ha voluto creare per i propri figli una realtà commerciale solida che avrebbe dato loro la possibilità di mettere stabilmente a frutto i capitali illeciti accumulati con la sua attività criminale.

Ad ottobre del 2011, è stata realizzata la vendita dell’immobile sede del chiosco a favore dei figli di Albergo al prezzo di 150 mila euro, pagabili in 10 rate. Le investigazioni e le dichiarazioni testimoniali in fase di dibattimento consentivano di rilevare che l’effettivo esborso per l’acquisto del chiosco era stato il doppio, ovvero 300 mila euro dei quali 150 mila euro versati in contanti all’atto dell’acquisto.

Identiche le modalità di acquisizione del bar Pinguino, nell’aprile 2012, a favore della figlia di Albergo: compravendita fissata ufficialmente a 60.000 euro, somma corrisposta in un’unica soluzione a mezzo assegno bancario; il reale prezzo di vendita veniva fissato a 120.000 euro mediante la corresponsione della metà in denaro contante. Per entrambe le acquisizioni, era “Rino” Albergo a tenere le contrattazioni e consentire ai suoi familiari di giungere alla favorevole conclusione delle compravendite.

La significativa, immediata disponibilità di denaro contante (oltre 200.000 euro) non tracciata dai tradizionali canali finanziari, esprimeva l’effettiva capacità economica di Albergo di infiltrarsi nel settore turistico netino acquisendo, a proprio piacimento, le attività di ristorazione più remunerative e più in vista.

Ulteriore grave e attuale sintomo della pericolosità del proposto si manifestava all’atto dell’emissione da parte dell’Ufficio Territoriale del Governo di Siracusa, in data 30 aprile 2019, di n.2 interdittive “antimafia” per le società della famiglia Albergo, “La cattedrale srl” e “Quelli del chiosco srl”.

Prima dell’emissione dei provvedimenti prefettizi e subito dopo la loro notifica, le società colpite passavano vorticosamente a ditte individuali neo costituite, una prima della moglie di Rino e, successivamente, 3 ulteriori aziende di conviventi o persone legate sentimentalmente ai figli di Albergo. In altre parole sono state attuate, in rapida sequenza, locazioni aziendali finalizzate a rendere vani i provvedimenti amministrativi.

Sulla base dei descritti plurimi, gravi e concordanti elementi indiziari, il tribunale di Catania ha ritenuto Albergo Waldker soggetto gravato da pericolosità sociale qualificata in quanto esponente organico sin dal 1991 del sodalizio mafioso dei Trigila.

I complessi accertamenti patrimoniali eseguiti hanno permesso di tracciare analiticamente il profilo soggettivo di Albergo Waldker, di ricostruire il quadro di imprese a lui riconducibili individuandone gli asset patrimoniali illecitamente accumulati nonché l’acquisizione di beni privati con risorse finanziarie di provenienza illecita.

Al descritto profilo soggettivo del proposto è, tra l’altro, corrisposta una rilevante e costante “sproporzione” nel considerevole arco temporale preso in considerazione (1985-2017) delle attività economiche possedute, da Albergo Waldker e dalla sua cerchia familiare, rispetto ai redditi (quasi nulli) dagli stessi dichiarati al fisco. Tutti i familiari dell’indagato sono stati singolarmente analizzati da un punto di vista patrimoniale: quali fonti finanziarie ufficiali figurano solo modesti redditi di lavoro dipendente sempre erogati dalle aziende di famiglia fatta eccezione per un’attività di ristorazione gestita da una cugina di un affiliato ai Trigila.

A fronte di una comune indisponibilità di risorse sufficienti a fronteggiare anche le spese vitali, vengono registrate, negli anni 2015-2018, l’acquisizione di immobili e autoveicoli con proventi di attività illecite.

Le indagini patrimoniali dei militari del nucleo di polizia economico-finanziaria di Cataina hanno evidenziato che proprio la sistematica indisponibilità di risorse finanziarie costituisce la prima significativa traccia dell’avvenuta immissione di capitali di illecita provenienza.

Il patrimonio sequestrato oggi ammonta a oltre 4 milioni di euro. sigilli sono stati posti a due terreni e 9 fabbricati tra cui una villa residenziale costituita da più unità immobiliari suddivise tra i figli del proposto, ammodernata e rifinita, situata a Noto contrada Fiumara), 40 rapporti bancari, 5 autovetture, 3 motoveicoli nonché le seguenti imprese: La cattedrale srls in piazza Municipio attiva dal 2017, ultimo fatturato dichiarato di 81.307 euro; Quelli del chiosco srl con sede in piazza Municipio a Noto, bar dal 2012 con ultimo fatturato dichiarato di 649.762 euro, gestito da Concetta Albergo, figlia di Rino, amministratore unico con i fratelli Corrado e Salvatore; ditta individuale bar Pinguino di Concetta Albergo di Noto in corso Vittorio Emanuele, esercente l’attività dal 2012, ultimo fatturato dichiarato di 189.318 euro. Pub loco srls con sede a Noto in via S. Spaventa, esercente l’attività di bar e altri esercizi simili senza cucina, attiva dal 2016 di cui è socio unico Salvatore, figlio di Rino. E, ancora, la ditta individuale Ferla Giuseppina con sede a Noto allo stesso indirizzo di Quelli del chiosco srl, con la partita Iva accesa pochi giorni prima l’emissione delle interdittive antimafia a carico delle imprese di Albergo. La ditta individuale Rizza Carmela, ristorante e pizzeria, la cui relativa partita Iva è stata accesa nel maggio di quest’anno immediatamente dopo la notifica delle interdittive antimafia a carico delle imprese di Albergo, la ditta individuale appartenente alla convivente di uno dei figli di Rino che acquisiva in locazione il bar Pinguino e la cattedrale srls. Ditta individuale Cannata Mariana con sede a Noto in via Silvio Spaventa, esercente l’attività di Bar pub, la cui partita Iva è stata accesa immediatamente dopo la notifica delle interdittive antimafia, appartenente a una persona legata sentimentalmente con uno dei figli di Rino.

Continuando, la ditta individuale Gentile Vittorio con sede a Noto allo stesso indirizzo di Quelli del chiosco srl, esercente l’attività di chiosco bar caffetteria. La relativa partita Iva è stata accesa immediatamente dopo la notifica delle interdittive antimafia. La ditta individuale appartenente a una persona legata sentimentale ad uno dei figli di Rino, acquisiva in locazinoe proprio la società Quelli del chiosco srl.

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