Tortorici (Me): la “nocciola dei Nebrodi” sostenuta dal presidio Slow Food

Creare una condotta Slow food Nebordi per dare risalto ai prodotti tipici locali quali le nocciole, il miele e il suino nero per citarne sono alcuni. Nei giorni scorsi a Sant’AGata di Militello ,nel messinese, si è riunito il presidio Slow food Valdemone nella sede del Parco dei Nebrodi.

All’incontro hanno preso parte imprenditori e produttori, motivati ad influenzare l’economia nebroidea. Acceso il dibattito tra la condotta Slow Food e i componenti dell’associazione “Terra madre dei Nebrodi”. Entrambi avevano presentato una proposta alla direzione regionale. Ma dal comitato regionale hanno fatto sapere che saranno convocati i soci in assemblea, solo se verrà presentato un documento unico.

Tra gli animatori dell’incontro la pasticcera di Tortorici, Lidia Calà Scarcione, presidente della locale Pro Loco che ha evidenziato le caratteristiche peculiari della nocciola: dalle sua importanti proprietà nutrizionali al gusto, passando per l’aroma e la sua lavorazione in pasticceria. “Grazie a questo eccellente frutto – ha detto Lidia Calà – rimarchiamo la nocciola dei Nebrodi su cui ho incentrato tutta la mia attività”. E lo ha fatto dando il meglio di sè, partecipando ad eventi nazionali ed internazionali. Il tutto con fatica, considerando che a causa delle problematiche legate alla coltura, la produzione di nocciole è al 60% circa della sua produzione.

Servirebbe un disciplinare per la nocciola e per la pasta reale di Tortorici secondo la pasticcera oricense. Il dolce d’orogine seicentesca, a base di nocciole, zucchero e acqua, “rischia di perdere la propria identità, per le modifiche apportate alla ricetta”.

Attualmente la Regione sta valutando un piano per tutelare lo sviluppo della nocciola e combattere le invasioni dei ghiri e delle cimici. La nuova strategia è stata al centro di un incontro tra l’assessore regionale Cracolici e i rappresentanti del “comitato nocciolo patrimonio da tutelare”. Sullo stesso fronte ci sarà adesso anche il presidio Slow food.

Maria Chiara Ferraù

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