Il miraggio della terra nella Sicilia post risorgimentale

Sarà presentato martedì prossimo 10 giugno alle 17.00 nella sala di lettura dell’istituto Gramsci Siciliano a Palermo, il nuovo libro di Giuseppe Oddo dal titolo Il miraggio della terra nella Sicilia posta risorgimentale (1861 – 1894).

Insieme all’autore saranno presenti gli storici Antonino Blando e Pasquale Hamel; Aldo Sparti, già direttore della soprintendenza archivistica per la Sicilia e Salvatore Nicosia, presidente dell’Istituto Gramsci siciliano.

L’atavica fame di terra e la sete di giustizia sociale, che i contadini siciliani si erano tante volte illusi di poter placare, continuarono a farsi sentire pesantemente tra la povera gente delle campagne anche nel periodo post-risorgimentale. Né migliorarono di molto le condizioni di vita e di lavoro del proletariato urbano. Si può, dunque, parlare di Risorgimento fallito o – come si è pure sostenuto – di Risorgimento tradito, di unificazione forzata, da riscrivere? L’autore ritiene che sia più giusto discutere piuttosto di Risorgimento incompiuto.

Se poi si considera l’enormità del peso fiscale fatto pagare dai «padroni dei municipi» alla povera gente agglomerata nei villaggi, nelle città contadine e nei suburbi dei capoluoghi di provincia, ci si può fare un’idea delle ragioni del malcontento popolare esploso con la rivolta palermitana del settembre 1866 e i moti dei Fasci dei lavoratori, scoppiati nei mesi di dicembre 1893 e gennaio 1894, dopo una lunga e dura lotta per la modifica dei patti agrari.

Eppure, non si può accettare come oro colato il topos storiografico dell’immobilità assoluta delle campagne siciliane nel secondo Ottocento. L’immagine desolata del latifondo cerealicolo descritta da Balsamo, se trovava in qualche misura ancora diversi riscontri obiettivi nella Sicilia interna, già a metà degli anni Settanta (all’epoca dell’inchiesta di Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino) aveva cominciato ad essere interrotta in modo più evidente di quanto non fosse stata negli ultimi decenni del regno borbonico, specialmente in prossimità della costa, dove si erano affermate le più redditizie colture irrigue ed arboree. Ma il possesso della terra per i contadini poveri restava un miraggio, un progetto incompiuto. Per il momento bisognava rassegnarsi a veder coesistere non pochi residui feudali accanto al capitalismo nelle campagne, che traeva forza e consistenza dalle scelte del governo e del mercato mondiale delle merci e della forza-lavoro.

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