Catania: estorsione aggravata da metodo mafioso, 4 arresti

Quattro persone sono state arrestate a Catania per estorsione aggravata da metodo mafioso. I carabinieri del comando provinciale hanno eseguito questa mattina le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Catania che ha accolto le richieste della DDA. Le manette sono scattate ai polsi di: Giovanni, Giuseppe e Valerio Rapisarda, rispettivamente, 64, 34 e 30 anni e di Santa Carmela Corso, 60 anni.

Gli arrestati minacciavano le loro vittime dicendo di appartenere al clan mafioso di Giovanni Rapisarda, detto Sansuneddu, pregiudicato della famiglia di Cosa nostra etnea Santapaola-Ercolano e detenuto all’ergastolo per l’omicidio di un noto imprenditore catanese commesso nel 1993. Le estorsioni sarebbero state operate attraverso i suoi figli Giuseppe, con precedenti per droga e Valerio, nonché attraverso la moglie.

Rapisarda Giovanni dal carcere impartiva le disposizioni attraverso i colloqui ai familiari o lettere indirizzate direttamente alla vittima, gestore di una ditta di Belpasso, centro del catanese, operante nel settore dell’estrazione e lavorazione di pietra lavica al quale dal 2012 ad oggi sono stati richiesti complessivamente un milione e 700 mila euro.

Le indagini dei carabinieri hanno permesso di notare diverse e frequenti visite dei fratelli Rapisarda nella sede della ditta. Le successive attività investigative svolte anche grazie all’ausilio di telecamere all’interno dell’azienda, hanno permesso di ritenere che Giovanni Rapisarda attraverso la moglie e i due figli riuscisse a richiedere il versamento di ingenti somme di denaro all’imprenditore, da effettuarsi con pagamenti in contante, con assegni, cambiali e anche con acquisto di mezzi d’opera.

La vittima, a seguito dell’acquisizione di un altro ramo aziendale già di proprietà di altri componenti della famiglia Rapisarda, rispettivamente fratelli e sorelle dell’ergastolano Rapisarda Giovanni,pur avendo consegnato negli ultimi 10 anni 700 mila euro per crediti illecitamente vantati di un milione di euro, ha ricevuto un’ulteriore richiesta estorsiva di 700 mila euro, con la possibilità di dilazionarsi in 5 anni con il pagamento di una somma tra i 1.500 e i 3.000 euro a settimana o, in alternativa, la cessione della ditta.

I carabinieri di Paternò hanno arrestato in flagranza di reato Giuseppe Rapisarda e la madre Santa Corso che, dopo essersi recati nella ditta di Belpasso, avevano ricevuto dalla vittima 2.000 euro in contanti. Nel corso degli ultimi incontri, inoltre, Giuseppe Rapisarda avrebbe specificato nella richiesta estorsiva che i soldi gli erano dovuti in quanto la cava “era la nostra cosa…perché ormai non è che è un giorno, dodici anni, 13 anni e dobbiamo chiudere sta partita…vedi tu cosa vuoi fare” minacciando nel contempo la vittima. Gli arrestati sono stati associati nelle carcere di Grosseto e Catania Bicocca.

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