Bolognetta (Pa): si presenta il libro “Io sugnu Ciccinu Salernu”

“Io sugnu Ciccinu Salernu. Poesie popolari dall’entroterra di Sicilia” di Francesco Salerno sarà presentato sabato 21 maggio alle 17.00 nell’aula magna dell’istituto comprensivo Mario Francese in via Torrebuna a Bolognetta, nel palermitano.

Sono previsti gli interventi di: Alfonso Lo Cascio, presidente regionale BCsicilia; Giovanni Ruffino, accademico della crusca, docente emerito dell’università di Palermo e presidente del centro studi filologici e linguistici siciliani; Settimo Guttilla, imprenditore emigrato nel New Jersey; Mario Motta, presidente BCsicilia sede di Bolognetta e Santo Lombino, curatore del libro.

Le letture saranno a cura di Anna Di Bella, mentre l’intermezzo musicale è curato dal cantautore Max Vitrano. Interverranno all’evento anche i familiari di Francesco Salerno.

Franesco Salerno, detto Ciccino, nato a Bolognetta nel 1922, è scomparso nel 2011. Il padre, Giusto Salerno, emigrato negli Stati uniti dove ha imparato l’arte dei cuntisti e dei pupari, tornato in occasione della prima guerra mondiale. Francesco ha frequentato alcuni anni delle scuole elementari e ha lavorato tutta la vita come contadino e bracciante agricolo. Si era sposato con Giuseppina Benanti da cu ha avuto tre figli: due femmine e un maschio. Di modi modesti e semplici e con spirito vivace e arguto, Salerno è diventato un poeta spontaneo e popolare, pronto a prendere la parola nelle ricorrenze più importanti della comunità.

A seguito di un ictus è stato colpito progressivamente da paralisi e ha vissuto nove anni allettato, amorevolmente assistito dai familiari. Già nei cortei itineranti di Carnevale nel secondo dopoguerra e poi nelle feste di piazza, nelle feste matrimoniali di parenti, amici, semplici conoscenti, la sua voce ha descritto, con un forte uso della recitazione a memoria, realtà e punti di vista, esperienze di vita e modi di pensare del mondo contadino. Un mondo che ha dovuto affrontare la grande mutazione antropologica che, come cantava Luigi Tenco, ha fatto “saltare cent’anni in un solo giorno dai carri dei campi agli aerei del cielo”. Mentre per il periodo precedente rimane solo traccia di qualche componimento poetico, negli anni Novanta del XX secolo, Francesco Salerno, ha trascritto di proprio pugno, con grafia personalissima, un gruppo di poesie nel siciliano in uso nell’entroterra palermitano, in cui affronta la situazione sociale e politica del tempo, i mutamenti rapidi e frastornanti dei costumi e delle condizioni di vita negli anni Sessanta, l’eterno contrasto tra i generi, le stesse vicende familiari e personali dell’autore. Vengono raccontate con grande ironia e sarcasmo anche gli acciacchi dell’autore e della moglie ormai avanti nell’età, costretti a passare da una visita medica all’altra. L’opera viene trascritta dallo stesso Salerno su altri tre quaderni di scuola, con una precisa numerazione dei componimenti stssi, a volte aperti da un preambolo regesto per contestualizzarne e spiegarne sinteticamente l’intenzione autoriale e il contenuto.

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