Modica (Rg): collezionisti e appassionati alla mostra di Giuseppe Colombo dedicata a Caravaggio

Collezionisti, appassionati e studiosi di storia dell’arte si sono dati appuntamento a Modica nel ragusano, per l’inaugurazione della mostra di Giuseppe Colombo dedicata a Caravaggio. Protagonisti dell’esposizione, in mostra fino al 30 aprile, sono otto pastelli e una litografia ispirati alla celebre “Decollazione di San Giovanni Battista”, dipinto di grandi dimensioni realizzato da Michelangelo Merisi nel 1608 e che Colombo ha scomposto in otto delicatissimi d’après che sembrano indagare il sentimento dei singoli attori della drammatica scena.

Un’operazione nel solco di interventi analoghi realizzati dal maestro Piero Guccione, di cui Colombo è stato allievo e che ha visto l’artista modicano misurarsi con la più grande tela mai realizzata da Caravaggio  e custodita da sempre a Malta.

A cura di Giuseppe Lo Magno, la mostra si completa di un saggio critico della storia dell’arte Rischia Paterlini ed è introdotta da un documentario di 6 minuti realizzato dal filmaker finlandese  Aleksi Sirvio. Visite previste fino al 30 aprile da martedì al sabato. Si potrà visitare la mostra da martedì a sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00. L’ingresso è libero.

Con i suoi tre metri per cinque la tela custodita a Malta è l’opera più grande mai realizzata da Caravaggio, oltre ad essere quella che nel 1608 gli valse l’onorificenza della Croce di Malta e il dono di due schiavi. Custodita a La Valletta nell’oratorio all’interno della con cattedrale, la decollazione di San Giovanni Battista è un capolavoro dal potente realismo che fino al 30 aprile sarà protagonista con una piccola raccolta di otto d’après, di una raffinatissima mostra allestita a Modica negli spazi di Lo Magno Artecontemporanea.

A Modica la scena corale e la straziante drammaticità del grande capolavoro della decapitazione di San Giovanni Battista si compone in una serie di cinque ritratti. Uno ad uno i singoli attori diventano protagonisti della narrazione di Giuseppe Colombo che per ognuno di loro esplora sentimenti, mette a nudo l’anima, indaga la mimica e i gesti, quasi a penetrare il tessuto materico del segno di Caravaggio.

Una frammentazione delle parti che, grazie alla sensibilità di Colombo, vivifica i dettagli e finisce per ampliare la portata emotiva dell’insieme. Dopo l’ancella, la vecchia, il carceriere, il carnefice  e lo stesso San Giovanni Battista, a concludere la sequenza dei d’après – la rielaborazione da parte di un artista di un’opera di un altro artista cui si ispira, che considera il proprio maestro o a cui rende omaggio, è una formidabile riproduzione a matita a carboncino dell’intero quadro d’insieme.

“Utilizzando pastelli acquerellabili e carboncini su carta semi ruvida – dichiara Rischa Paterlini – Colombo oggi, attravero il suo personale mondo figurativo, pretende attenzione per i dettagli che cura in modo maniacale, chiedendo ai nostri occhi di osservare uno ad uno i protagonisti che compongono la scena: la giovane in un angolo che porta un bacile di cui ne realizza addirittura tre studi, il carceriere che sta ad osservare impassibile la scena, il carnefice, la donna anziana con le mani al volto e, infine, quella macchia di sangue che scorre dal collo del Battista e che Caravaggio in modo audace utiliccò per firmare l’opera.

Per ognuno dei personaggi una carta, così da studiare ogni dettaglio fino a liberarne l’anima e non concedere nulla al caso. Nulla, infatti, in questi volti rimane nascosto: il coraggio, l’inquietudine, la paura, la rassegnazione, l’aggressività, si offrono all’osservatore permettendoci di leggere grazie  al potente realismo, unito alla trascrizione di ogni dettaglio, memore dei pittori rinascimentali del nord Europa, i drammi che stiamo vivendo ai giorni nostri”.

Colombo, riguardo alla scelta di cimentarsi coi d’après, di rifare i grandi dell’arte, cita il suo stesso maestro Guccione, autore di piccoli pastelli sia di questa stessa opera di Caravaggio che di capolavori di Michelangelo, Tiepolo, Raffaello, Velasquez e Friedrich. Trasponendo il discorso in musica, arriva a citare Franco Battiato e il suo “Fleurs”, album di cover, lirico e confidenziale, amatissimo dai fans sebbene privo dell’originalità dei contenuti tanto apprezzata nel compositore.

“Quando rifai un maestro – commenta Colombo – è sempre un importante momento di studio, certamente anche di riposo creativo, di sedimentazione, di interiorizzazione. Entro nella trama del dipinto, mi nutro della sua atmosfera, indago le pose, lo faccio mio. Una specie di corso di aggiornamento perché per quanto tu a 50 anni, come me adesso, possa padroneggiare la tecnica, non finisci mai di studiare e di imparare. E di questa decollazione mi affascina la bellezza del sacrificio. Forse, più dell’estetica, ad interessarmi è la teatralità della scena come teatro della vita.

Completa l’esposizione una litografia con il soggetto dell’ancella realizzata a Helsinki, l’estate scorsa, in uno tra i più prestigiosi laboratori litografici internazionali. L’opera fa parte del ciclo in mostra con “Tous les matins du monde”, bi personale con il finlandese Kuutti Lavonen dedicata al barocco.

Giuseppe Colombo, modicano, nato nel 1971 dove vive e lavora, evidenzia la sua inclinazione per la pittura fin da ragazzo attratto da fotografie di opera di classici e di quadri di pittori contemporanei come Picasso e Goya, appesi alle pareti di casa, dei quali eseguiva copie.

Si iscrive all’istituto d’arte di Comiso e successivamente a quello di Urbino dove sceglie i corsi di incisione e all’accademia di belle arti di Roma. Qui ha modo di frequentare sia le gallerie più impegnate sul versante dell’avanguardia, sia i musei di arte storica. Sarà questo il momento della scelta definitiva di dedicarsi alla pittura anche in virtù di studi su Cezanne. Alla fine degli anni Novanta rientra in Sicilia nella sua città. Qui le sue opere sono apprezzate da Piero Guccione e ben presto sarà tra gli esponenti storici del gruppo di Scicli.

Tra le innumerevoli mostre, vanno citate Il Gruppo di Scicli, presso Palazzo Sarcinelli, a Conegliano (Treviso), curata da Marco Goldin, del 2001, La Luce infinita, Per amore, Quindici anni di scelte a Palazzo Sarcinelli, entrambe realizzate a Conegliano nel 2002 da Marco Goldin, che cura pure le successive due personali dell’artista, nel 2003, Colombo, Opere 1999-2003, e nel 2005, Colombo, Nature morte e ritratti, Vicenza, Artefiera.

Nel 2003 l’olio San Giorgio, Notturno entra nella collezione permanente del Senato della Repubblica. Nel giugno del 2011 viene invitato a Helsinki, per una esposizione alla quale collabora l’Istituto Italiano di Cultura, presso il Verla Mill Museum; in questa occasione l’artista realizza una raffinata litografia. Nello stesso anno viene invitato da Vittorio Sgarbi alla 54ª Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia, e nel settembre del 2012 partecipa a Il Gruppo di Scicli, Contemporary Painters and Sculptors From Southern Sicily, Bernarducci-Meisel Gallery, a New York. Sempre nel 2012 e poi nel 2013 collabora con Stefano Malatesta, curatore di due sillogi di racconti (editi da Neri Pozza), Viaggio in treno con suspense e Quel treno per Baghdad. Del 2014 sono Attorno a Veermeer, a cura di Marco Goldin, Vittoria Sperimenta, direttore artistico Giovanni Robustelli, Arte per Kamarina, a cura di Elisa Mandarà, Artisti di Sicilia, mostra itinerante, che abbraccia anche il 2015, a cura di Sgarbi. Del 2015 sono due mostre col Gruppo di Scicli, entrambe curate da E. Mandarà: Colore per la terra, a Ragusa, a Palazzo Garofalo, evento legato a Milano Expo 2015, e Ibleide terra e luce. Trentacinque anni del Gruppo di Scicli, tenutasi a Palazzo Reale (Palermo). Del dicembre 2015 è l’antologica Opere 1999-2015, nel Convento del Carmine di Modica, a cura di Paolo Nifosì e Tonino Cannata.

Seguono nel 2016 le mostre The Light of Sicily, presso la Francis Maere fine art gallery (Gent, Belgio), Realismi italiani contemporanei (Casa d’arte Miglio, Catanzaro), Metafisica della luce (Galleria Ventoblu, Polignano a mare) e Nature Variabili (Convento di Santa Maria della Croce, Scicli). Del 2017 sono le mostre Confinus, confini e aperture (Casa museo J.H.Erkko, Helsinki), Bozzetti, disegni, scenografie della Cavalleria Rusticana, nel Foyer del Teatro Garibaldi di Modica; Imago mundi, identità siciliane, (Magazzini Culturali della Zisa di Palermo), Forni50 (1967/2017) alla Galleria Forni di Bologna; e la mostra itinerante Migrantes (Palazzo Garofalo di Ragusa, poi a Comiso e Vittoria).

Nel 2018 Giuseppe Colombo espone nel cuore del Parco della Valle dei Templi di Agrigento, con la personale “Di memorie, di reale” a cura di Elisa Mandarà (Villa Aurea); in estate partecipa alla collettiva La mia Sicilia (Galleria Forni, Bologna) e poi in Finlandia con la mostra Kymmenen X Totta (Galleria Linnankatu, a Savonlinna). Nel 2021 in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura ha esposto ancora in Finlandia con “Tutte le mattine del mondo” e in coppia con l’artista finlandese Kuutti Lavonen (Galleria Duetto, Helsinki).

 

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