Sant’Agata di Militello (Me): processo Camelot, tra condanne e assoluzioni

Bruno Mancuso, sindaco di Sant’Agata di Militello (Messina), è stato assolto dal processo Camelot per non aver commesso il fatto. Condannati, invece, l’ex capo dell’ufficio tecnico, Giuseppe Contiguglia (4 anni) e Francesco Spitaleri (2 anni). Prescritto il reato di associazione a delinquere per tutti gli imputati: il sindaco Mancuso, i funzionari Calogero Silla, Antonino Naso e Carmelo Gambadauto e l’allora dipendente Maria Grazia Meli Bartolone.

Ad otto anni dall’inchiesta denominata Camelot, per Mancuso è finita la vicenda giudiziaria e la sentenza è stata accolta “con grande sollievo. Il processo Camelot – dice Mancuso – mi ha messo al centro di accuse tanto infondate quanto infamanti. Grazie al cielo ho continuato a vivere serenamente, cosciente della mia onestà e rettitudine, forte della fiducia e della vicinanza di chi mi vuole bene e ha riposto in me sentimenti di stima che mai sono venuti meno.

In questi anni ho svolto con grande impegno il ruolo di parlamentare, ho avuto fiducia da parte dei miei concittadini che mi hanno rieletto sindaco con quasi il 70% dei voti, mi sono dedicato al mio lavoro che ho svolto con la consueta dedizione, ho avuto il conforto e la vicinanza di una famiglia straordinaria e tanti amici affettuosi. Di contro, sono stato bersaglio di personaggi senza scrupoli che hanno azionato, senza limiti di cattiveria, un tentativo di delegittimazione personale che ha assunto le forme di una vera e propria persecuzione. Uno sciacallaggio politico ed umano senza limiti. Con il senso cristiano che mi contraddistingue anticipo il mio perdono per tutte queste persone che hanno tentato di distruggere la mia reputazione. Un grazie di cuore – conclude – ai miei avvocati Alberto Gullino e Pippo Mancuso che hanno dimostrato, con professionalità ed affetto, a mia totale estraneità ai fatti contestati”.

La sentenza di primo grado è arrivata dopo più di sei anni di dibattimento. Il processo era iniziato nel 2015. Gli imputati erano stati accusati di far parte di una associazione a delinquere che avrebbe gestito alcune opere pubbliche a Sant’Agata di Militello.

La pena più pesante è stata quella per l’ex capo dell’ufficio tecnico Contiguglia che ha incassato una condanna a 4 anni di reclusione mentre l’accusa aveva chiesto una pena a 5 anni e 4 mesi. Il collegio ha anche applicato per Contiguglia le pene accessorie dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e l’incapacità a contrattare con la pubblica amministrazione per la durata della pena principale. Inoltre, Contiguglia è stato interdetto ai pubblici uffici per 5 anni ed è stato condannato al rimborso delle spese di giudizio e dovrà risarcire il comune di Sant’Agata di Militello per quasi 4.000 euro.

Condannato a due anni Francesco Spitaleri che dovrà pagare le spese processuali e i danni in favore delle parti civili: gli ingegneri Filippo e Antonio Floramo, liquidati in 20 mila euro e al risarcimento della parte civile Giovanni Flamingo per 10 mila euro. Spitaleri aveva accusato i professionisti di aver tentato di corromperlo per un atto del suo ufficio. Non luogo a procedere, invece, per Antonino Naso, Carmelo Gambadauto, Calogero Silla e Grazia Bartolone Meli, tutti accusati di associazione a delinquere, perché nel frattempo è intervenuta la prescrizione.

Il processo vedeva all’origine 17 persone al banco degli imputati, ma erano rimasti in piedi solo 4 capi di imputazione per 7 di loro, tra cui l’ipotesi di associazione a delinquere per il sindaco Bruno Mancuso, per l’ex dirigente dell’ufficio tecnico Giuseppe Contiguglia e per i funzionari Calogero Silla, Antonino Naso e Carmelo Gambadauro e l’allora dipendente Maria Grazia Meli Bertolone. Per gli ultimi quattro l’ipotesi associativa nella qualità di partecipi, andava incontro alla prescrizione, così come un singolo caso di falso per gli stessi tecnici e due imputazioni a carico di Spitaleri, per calunnia e falsa dichiarazione nell’interrogatorio del febbraio 2014.

Nell’udienza di oggi, di fronte al collegio del tribunale di Patti (presidente Samperi, a latere Zantedeschi e La Spada), il pm Alessandro Lia, dopo la requisitoria, nel ribadire l’esistenza dell’associazione a delinquere, aveva formalizzato ler richieste di condanna nei confronti degli imputati.

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