Messina: scoperta falsa società turistica che otteneva contributi pubblici

Una falsa società turistica conseguiva dei contributi pubblici a Messina. Lo hanno scoperto gli agenti della guardia di finanza che hanno eseguito tre ordinanze cautelari per altrettante persone accusate di truffa aggravata ai danni dello Stato. Nel corso dell’operazione, inoltre, sono state sequestrate somme e beni per 135.000 euro.

Il provvedimento si basa su imputazioni provvisorie che dovranno comunque trovare conferma in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio, emesso dal gip del tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, su richiesta della procura, in relazione ad un grave e convergente quadro accusatorio, relativo all’individuazione di un articolato sistema di frode che ha fruttato indebitamente agli indagati la percezione di ingenti fondi pubblici.

Il settore turistico rappresenta un importante volano dell’economia locale. Basti dire come la provincia di Messina prima di due anni fa, risultasse la principale destinazione turistica della Sicilia, conquistando il primo posto come meta preferita per le vacanze sull’isola. per questo le fiamme gialle di Patti hanno focalizzato l’attenzione sul rinomato complesso turistico Portorosa, sito nel punto più interno della baia tra il golfo di Milazzo e la punta del Tindari.

Le indagini si sono poi concentrate su una serie di anomalie relative ad una società con sede a POrtorosa, attiva nel settore turistico-marittimo che aveva richiesto e ottenuto un finanziamento agevolato di quasi 135 mila euro. In questo contesto i riscontri delle fiamme gialle hanno permesso di rilevare come la società fosse priva di qualsiasi struttura logistica e predisposta al solo fine di accedere alle linee di credito destinate a sostenere lo sviluppo di piccole attività imprenditoriali ad opera di disoccupati o persone in cerca della prima occupazione: agevolazioni finanziarie consistenti in contributi a fondo perduto e mutui a tasso agevolato, gestiti dalla società pubblica Invitalia spa che, sul mandato governativo, agisce per accrescere lo sviluppo e la competitività del Paese.

Sono stati così disposti degli accertamenti maggiormente approfonditi che hanno permesso di emettere le misure nei confronti degli imprenditori I.A., 38 anni; M.G., 55 anni e G.M., 43 anni, oggi destinatari della misura interdittiva. I tre, tramite la società a loro riconducibile, avevano rilevato come avessero presentato un progetto d’investimento finalizzato al noleggio delle imbarcazioni con skipper o senza skipper, gite turistiche ed escursioni giornaliere con skipper, da sottoporre al vaglio dei funzionari di Invitalia Spa, deputati all’istruttoria della pratica di finanziamento.

In questa fase è emerso come, per dimostrare l’effettività dell’investimento programmato, i soggetti non avevano esitato a falsificare l’autorizzazione di agibilità di un immobile attraverso una lettera riproducente illecitamente il logo del comune di Furnari. E non solo, i tre erano riusciti persino a produrre un contratto di locazione commerciale riportante il timbro, anche questo falso, di registrazione dell’agenzia delle entrate di Barcellona Pozzo di Gotto.

Ad aggravare il quadro investigativo anche altre circostanze. I soldi acquisiti illecitamente venivano utilizzati, tra l’altro, per acquistare 5 imbarcazioni di diverse dimensioni, concesse in locazione ad un’altra impresa in violazione degli obblighi scaturenti dai termini contrattuali convenuti con Invitalia Spa svolgendo, in questo modo, un’attività commerciale diversa da quella ammessa dall’agevolazione e contraria agli obblighi contrattuali imposti per la concessione della sovvenzione.

Gli elementi acquisiti di volta in volta hanno permesso al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto di esprimersi in termini di esistenza di una struttura “ben organizzata e programmata con elementi propri di una certa professionalità” e, rispetto alla società investigata, di poterla ritenere “un mero strumento nelle mani degli indagati per ottenere il finanziamento a fondo perduto”, disponendo le misure interdittive nei confronti dei soggetti di riferimento della società, nonché il sequestro per equivalente del contributo a fondo perduto ottenuto illecitamente.

 

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