Agrigento: dopo l’operazione Waterloo il forum acqua chiede approfondimenti

 

Il forum siciliano Acqua e beni comuni di Agrigento, all’indomani dell’operazione Waterloo che ha portato agli arresti di Marco Campione e dei vertici delle società da lui create per gestire il servizio idrico, interviene sulla vicenda. “E’ inquietante – si legge in un comunicato – solo per chi ha finto per molti anni di non sapere e non vedere”.

“Fin dalla gara con un unico concorrente, dall’aggiudicazione e sottoscrizione di un contratto la sera della vigilia di Natale, denuncia inascoltato tutte le storture e illegittimità di un affidamento e di una gestione malata che ha visto il concorso di forze che avrebbero dovuto vigilare per il pubblico interesse anziché per favorire come parrebbe interessi privati illeciti; politici ad ogni livello, funzionari pubblici, servizi segreti, giornalisti. Non ci stupisce affatto il sistema di potere e di coperture istituzionali che vengono alla luce grazie allo straordinario lavoro della procura perché per anni abbiamo denunciato, inascoltati, che il gestore operasse in assenza di certificazione antimafia (indagato anche l’ex prefetto), che il contratto di gestione non era rispettato in molte delle sue parti (emblematico il segmento depurazione) che in provincia di Agrigento tutti sapessero che GIrgenti acque era un “assumificio” che non ha mai reso un servizio efficace, efficiente ed economico, ma al contrario ha causato un disastro ambientale e negato l’accesso al bene comune primario ad ampie fasce di popolazione.

Non dimentichiamo – prosegue la nota – chi si è suicidato perché non aveva accesso all’acqua a causa di tariffe proibitive, non dimentichiamo che tutte le nostre pubbliche denunce e le sollecitazioni alla regione, ai commissari ad acta dell’ATO idrico, alle forze politiche, per troppi anni sono cadute nel vuoto. Quello che abbiamo sempre chiesto era, ed è, che la politica e la buona amministrazione arrivino prima della magistratura, alla quale va il nostro apprezzamento per aver scoperchiato una delle tante pentole che a nostro parere ribollono ancora, con il loro mefitico contenuto di compromissioni ed illegalità.

Le affinità tra il caso Agrigento e le altre privatizzazioni dell’acqua in Sicilia sono anche quelle sotto gli occhi di tutti: Caltanissetta, Enna, un gestore del sovrambito, Siciliacque della multinazionale francese Veolia per il 75% sulle quali pare che nessuno voglia puntare l’attenzione.

Quello che auspichiamo per Agrigento è che si costituisca quanto prima l’azienda speciale consortile quale gestore pubblico, come deliberato da tempo dai sindaci, che l’azienda sia gestita attraverso meccanismi di partecipazione e controllo democratico e non solo politico; un concorso pubblico europeo per individuare per merito e capacità il direttore dell’azienda, sarebbe ad esempio un bel segnale. Quello che auspichiamo per tutti gli altri ambiti siciliani è che si scelga velocemente la stessa strada dell’Ati di Agrigento; gestioni interamente pubbliche e partecipative, sotto l’effettivo controllo democratico. Quello che auspichiamo per la politica regionale è un sussulto di dignità; si risolva il contratto con Siciliacque, si rispetti la legge 19/2015 vigente che recita che sull’acqua non si può fare profitto, si assuma la responsabilità di utilizzare i fondi pubblici della programmazione EU 2021-27 e del PNRR a favore dei territori e della collettività per sanare il disastro di questi anni di disamministrazione e privatizzazione.

Vale per l’acqua, vale per i rifiuti, vale per l’energia. Stop affari, troppo spesso sporchi a beneficio di pochi, la Sicilia merita un futuro sostenibile e partecipativo. Si scrive acqua e beni comuni, si legge Democrazia. Non ci stancheremo mai di ripeterlo”.

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