Catania: sgominata piazza di spaccio, 25 arresti

A spacciare erano anche le donne con i bambini in braccio. Chi non si comportava bene veniva rimproverato e picchiato. Una piazza di spaccio di droga che fatturava 10 mila euro al giorno e che è stata sgominata dall’operazione condotta dai carabinieri di Catania, denominata “Piombai”, dalla strada in cui operavano i 25 indagati che sono indiziati di detenzione e cessione di stupefacenti e di associazione finalizzata al traffico e alla cessione di droga.

Il cortile era sorvegliato da vedette, protetto da cani di grossa taglia oltre che da un avanzato sistema di videosorveglianza attivato per allertare gli spacciatori dall’eventuale arrivo delle forze dell’ordine. Il capo era Giovanni Alfio Di Martino, mentre organizzatori e finanziatori erano Silvia Monica Maugeri e Giuseppe Di Martino.

L’indagine, coordinata dalla DDA e condotta dal nucleo operativo della compagnia carabinieri di Catania piazza Dante, ha permesso di disarticolare un sodalizio criminale che gestiva una fiorente piazza di spaccio nella via Piombai, centro nevralgico del quartiere di San Cristoforo, che gli investigatori hanno monitorato, da giugno ad ottobre, attraverso un sistema di videoripresa che ha permesso loro di delineare il ruolo rivestito da ciascun indagato nonché comprendere il sistema di funzionamento dell’attività illecita condotta dall’organizzazione.

Alla luce di quanto emerso dalle attività di indagine è stato ritenuto che a capo del sodalizio vi fosse Giovanni Alfio Di Martino che, con il costante supporto del nipote Giuseppe Di Martino, aveva trasformato la propria abitazione e l’agglomerato di immobili di pertinenza della famiglia ad essa attigui, in un vero e proprio fortino dello spaccio, principalmente di cocaina e crack. L’organizzazione utilizzava un sistema di spacciatori e vedette organizzati in turni riuscendo a garantire centinaia di cessioni quotidiane per un introito medio stimato intorno ai dieci mila euro al giorno.

L’attività di spaccio avveniva principalmente nel cortile comune alle abitazioni della famiglia Di Martino, a cui si poteva accedere solo tramite due portoni blindati e che era costantemente sorvegliato da cani di grossa taglia oltre ad un avanzato sistema di videosorveglianza che inquadrava da diverse angolazioni tutte le strade d’accesso al luogo di smercio. La contiguità degli immobili, fra loro direttamente collegati dal civico 42 al 52, assicurava agli spacciatori la possibilità di spostarsi agevolmente da un edificio all’altro per nascondere o confezionare la droga e soprattutto di guadagnare una via di fuga in caso di irruzione delle forze dell’ordine.

Gli acquirenti dalle 17.00 alle 07.00 del mattino seguente continuamente si avvicinavano alla piazza per acquistare la droga. Alcune delle vedette, inoltre, erano costrette a subire derisioni ed umiliazioni di vario genere dallo stesso capo piazza che immortalava il tutto con il proprio cellulare e ne postava i video sui social network per avvalorare pubblicamente la loro posizione di subordinazione. Le indagini hanno permesso anche di delineare la partecipazione attiva all’organizzazione di tre donne, fra cui la moglie Silvia Monica Maugeri e la cognata Georgiana Xenia BOntu di Giovanni Di Martino che gestivano i guadagni della piazza, nascondendo il denaro contante incassato. A volte affiancavano o sostituivano gli uomini della famiglia nel controllo ed organizzazione delle attività, non curandosi affatto in alcuni frangenti della presenza dei figlioletti di Giovanni Alfio Di Martino di appena 1 e 4 anni. La nipote, Vita Giuffrida, invece, insieme al compagno Antonino Bonaceto, aveva il compito di rifornire quotidianamente la piazza poco prima dell’apertura alle 17.00, così da evitare la disponibilità di ingenti quantitativi di sostanza nei luoghi dello spaccio ed il connesso rischio di rilevanti perdite economiche.

I tempi di intervento sono stati particolarmente brevi in attuazione di un consolidato protocollo di indagini seguito dalla DDA per contrastare il fenomeno delle piazze di spaccio a Catania e che ha permesso di eseguire l’ordinanza cautelare nei confronti dei 25 indagati solo alcuni mesi dopo la conclusione delle attività di indagine, ad ottobre 2020.

Inoltre, 11 degli odierni indagati sono risultati percettori o beneficiari del reddito di cittadinanza e verranno segnalati all’autorità competente per la conseguente sospensione del beneficio.

In carcere sono finiti: Giovanni Alfio DI Martino, 30 anni; Giuseppe Di Martino, 20 anni; Georgiana Xenia Bontu, 20 anni; Pietro Pulvirenti, 23 anni; Domenico Dario Blandini, 34 anni; Carmelo Pulvirenti, 45 anni; Carmelo Motta, 32 anni; Angelo Guarneri, 31 anni; Orazio Laudani, 28 anni; Giuseppe Di Mauro, 33 anni; Antonio Giovanni Bonanno, 34 anni; Antonino Bonaceto, 27 anni; Vita Giuffrida, 24 anni; Vincenzo Pantellaro, 40 anni; Mario Vinciguerra, 25 anni; Giovanni Marchese, 22 anni; Domenico Marchese, 43 anni; Giuseppe Spampinato, 32 anni; Antonino Valentino Di Guardo, 34 anni; Sergio Fortunato Messina, 45 anni e Giuseppe Alessandro D’Amico, 31 anni.

Ai domiciliari, invece, è finita Silvia Monica Maugeri, 25 anni. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, invece, è stato disposto per: Antonio Giuseppe Seminara, 32 anni; Giuseppe Romeo, 29 anni e Salvatore Vadalà, 33 anni.

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