Paternò (Ct): aveva ucciso la sorella per riscattare l’onore familiare, arrestato

Aveva ucciso la sorella rea di aver tradito il marito. È successo a Paternò, nel catanese, dove i carabinieri hanno arrestato il 47enne Alessandro Alleruzzo per omicidio volontario ai danni della sorella Nunzia.

La donna era stata uccisa con due colpi di pistola calibro 7,65 alla testa. L’omicida, Alessandro Alleruzzo, è il figlio del defunto boss Giuseppe Alleruzzo che negli anni Settanta e Ottanta guidava il gruppo paternese di Cosa nostra, al centro di numerose faide sanguinose e particolarmente cruente, articolazione territoriale della famiglia mafiosa Santapaola di Catania. E’ anche cugino di Santo Alleruzzo, detto “a vipera”, considerato reggente del clan al suo ultimo arresto avvenuto nell’operazione “Sotto scacco”, condotta dalla direzione distrettuale.

Negli anni Ottanta e Novanta gli omicidi si susseguivano fra le fazioni mafiose e lo stesso Alleruzzo padre subì il lutto dell’assassinio della moglie e del figlio e decise di collaborare con la giustizia. Il 25 marzo del 1998, militari del nucleo operativo della compagnia di Paternò, a seguito di due telefonate anonime (in carcere, Santo Alleruzzo aveva intimato ad Alessandro di far ritrovare il corpo della sorella per darle sepoltura), hanno permesso il ritrovamento del cadavere. Nunzia Alleruzzo era stata gettata dal fratello in un pozzo nelle campagne di Paternò, nei pressi dell’abitazione di Giuseppe Alleruzzo. Alcuni dei resti ossei di una donna, in particolare il teschio che presentava due fori causati da arma da fuoco, sono stati ritrovati nel luogo indicato. Grazie alla comparazione del DNA è stato scoperto che il cadavere apparteneva proprio a Nunzia Alleruzzo, scomparsa il 30 maggio del 1995 dopo essere stata vista dal figlio di 5 anni uscire di casa insieme al fratello Alessandro Alleruzzo.

Solo recentemente, grazie alle dichiarazioni di tre diversi collaboratori di giustizia, tali Francesco Bonomo, Antonino Giuseppe Caliò e Orazio Farina, è stata fatta chiarezza sull’omicidio di Nunzia Alleruzzo ed è stata resa giustizia alla donna.

Era stato Bonomo a riferire agli inquirenti di aver saputo da Giovanni Messina e da Caliò che l’omicidio della donna fosse stato commesso dal fratello Alessandro, così riscattando l’onore della famiglia, violato dal fatto che la sorella aveva avuto numerose relazioni sentimentali con componenti del clan, abbandonando il marito. Le circostanze trovano conferma nelle dichiarazioni che rendeva proprio Caliò, confermando di aver appreso quanto sopra direttamente da Alessandro Alleruzzo che gli aveva raccontato di aver ucciso la sorella, sporcandosi di sangue e terra per averla dovuta trascinare ed uccidere per riscattare l’onore della famiglia. A confermare queste dichiarazioni anche quelle rese da Farina che ha aggiunto che tra gli amanti di Nunzia Alleruzzo ci fosse anche Giovanni Messina, componente del gruppo, che aveva ucciso la madre e che pensava di uccidere lo stesso Alessandro.

Ulteriori indagini, a seguito della riapertura delle indagini nel 2021 coordinate dalla DDA di Catania ed eseguite dai carabinieri di Paternò, hanno permesso di sentire a sommarie informazioni i familiari della Alleruzzo, dalla quale emergevano un eccesso di ritrattazioni, addirittura superflue e a maggior ragione sospette. Venivano inoltre disposte intercettazioni nel carcere di Aste dove si trovavano detenuti Giovanni Messina e Salvatore Assinnata i quali avevano commentato lo scorso 9 febbraio la riapertura delle indagini sull’omicidio di Nunzia Alleruzzo dicendo: “mi rissi…e Alessandro è il mandante..eh…ammazzau…eh”.

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