Lipari (Me): appello per salvare le cave di pomice

Salvare le cave di pomice a Lipari. È l’appello dell’assessore regionale ai beni culturali, Alberto Samonà, a seguito di un sollecito presentato dai presidenti del centro studi eoliano, Federalberghi e di Nesos, Nino Saltalamacchia, Christian Del Bono e Pietro Lo Cascio.

L’area dell’ex stabilimento industriale della Pumex è divenuta famosa in tutto il mondo per la montagna dove ci si poteva rotolare fino in mare, immortalata anche nel film Kaos dei fratelli Taviani.

Dopo la chiusura dell’azienda, condizione per consentire l’ingresso dell’isola nel patrimonio Unesco “abbiamo dovuto assistere, nell’agosto del 2007, al sequestro da parte della magistratura dell’intero stabilimento ex Pumex di Porticello”.

Nel 2015 il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto aveva dichiarato il fallimento della Pumex. All’inizio dell’anno sono iniziate le operazioni di smantellamento delle strutture industriali dell’ex cava e la vendita “a peso” del metallo.

“L’attività estrattiva della pomice – dichiarano Saltalamacchia, Del Bono e Lo Cascio – ha determinato nella sovrintendenza di Messina la decisione di istituire un museo della pomice, rimasto sulla carta. Le strutture e gli stabilimenti pomici feri sono puntualmente riportate nell’atlante dei beni etno antropologici eoliani.

L’attività estrattiva della pomice è uno degli assi portanti del piano territoriale paesistico delle isole Eolie, realizzato da Vincenzo Cabianca, ormai morto. Sin dal 2002 alcuni studiosi dell’isola avevano prodotto una proposta per un piano di riconversione delle cave di pomice che vede nel parco geo-minerario il cuore del progetto. Una proposta ripresa più volte dal consiglio comune e dall’amministrazione, ma che non si è riuscita a concretizzare”. È stato chiesto un tavolo tecnico per trovare una soluzione alternativa a quanto si sta evidenziando e prima che il processo diventi irreparabile.