Palermo: è morto Vincenzo Mineo, il “custode” dell’aula bunker

Il “custode dell’aula bunker” del carcere Ucciardone di Palermo è morto oggi. Vincenzo Mineo, 69 anni, storico responsabile dell’aula bunker, è morto per un infarto questa mattina. A novembre avrebbe compiuto 70 anni. Qualche settimana fa aveva si era vaccinato contro il Covid, come si legge sul suo profilo social.

Mineo era stato il primo ad avere le chiavi dell’aula bunker teatro del maxiprocesso alla mafia. Era la memoria storica di quell’evento giudiziario. L’ultimo post di Mineo era stato pubblicato in tarda mattinata. Scherzava: “E fuori Palermo no, in centro un casino, a Mondello una follia, il prato del Foro Italico, off limits, la Cala affollata…grazie a tutte le autorità. Ma io mi infratto”.

Il cordoglio, via Facebook al momento, arriva da togati e mondo politico. Fra loro il giudice Mario Conte, l’ex procuratore aggiunto Leonardo Agueci e Giovanni Paparcuri, sopravvissuto alla strage Chinnici e poi fidato collaboratore di Falcone e Borsellino.

Fu proprio Mineo ad accompagnare alcuni giornalisti fra i 500 accreditati da tutto il mondo in una visita guidata della struttura. L’aula era stata costruita in nove mesi appena ed era dotata delle più avanzate tecnologie, tra cui una sala adibita alla registrazione. Era lui ad avere una collezione di chiavi e codici per accedere in tutti i punti della struttura.

Il trasferimento degli atti venne completato a poche ore dall’inizio del dibattimento. “Il 9 febbraio del 1986 – ricordava Mineo – tutta la squadra che componeva la segreteria e la cancelleria restò nel bunker fino alle 3 di notte. Il giorno dopo l’aula e le gabbie si sarebbero riempite di imputati, avvocati, giornalisti, forze dell’ordine. Era Mineo a dover controllare che fosse tutto a posto. E ancora era in aula anche il 16 dicembre del 198 quando il presidente Alfonso Giordano lesse per un’ora e mezza il dispositivo della sentenza: 19 ergastoli e 2665 anni di reclusione.

Oggi “Enzo” Mineo stava lavorando all’ennesima commemorazione della strage di Capaci nella quale persero la vita il magistrato Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Ogni 23 maggio per lui e per tanti operatori della comunicazione era un appuntamento. “Ci mancherai tanto Enzo, ci mancheranno la tua memoria, il tuo entusiasmo, la disponibilità con cui ci hai aiutati ogni anno quando, a ridosso del 23 maggio, ti sommergevamo di problemi da risolvere. Oggi ti diciamo ciao, Enzo. E siamo molto tristi”. Così la fondazione Falcone, presieduta da Maria Falcone, sorella del magistrato assassinato dalla mafia nel 1992 all’uscita dell’autostrada a Capaci.

“Se i luoghi hanno un’anima – dice il senatore Pietro Grasso, giudice a latere nel maxi processo – l’anima dell’aula bunker era e resterà quella di Vincenzo Mineo, per noi tutti Enzo. È stato il primo ad aver avuto le chiavi dell’aula, insieme siamo entrati in quel luogo quando ancora era un cantiere e lo abbiamo seguito passo dopo passo fino a diventare un monumento ala giustizia e alla legalità. Fino alla pensione ne è rimasto il cancelliere, il pilastro per chiunque – magistrati, avvocati, giornalisti – entrasse in quell’aula. Anche per le migliaia di ragazze e ragazzi che ogni anno invadevano l’astronave verde i l23 maggio per ricordare il sacrificio delle donne e degli uomini vittime innocenti della mafia: senza alcuna rigidità, vigilava che tutto funzionasse al meglio in quella giornata in cui gli imputati e i giudici lasciavano il passo ai colori, alle canzoni, alla speranza”.

“Poche persone sapevano comunicarti qualcosa come Vincenzo Mineo – scrive il giudice Mario Conte sul suo profilo Facebook – la sua aria serena, ma consapevole era per noi un rifugio sicuro per ogni problema. Perché lui sapeva sempre come risolvere le questioni più intricate, memore di un’esperienza meravigliosa e formativa come quella al fianco di Giovanni Falcone nel Maxiprocesso. Ed è proprio questo che, nello strazio di una notizia che non avrei voluto sapere, mi conforta. Sapere che quest’anno il 23 maggio lo trascorrerà con una persona di cui era veramente amico, nonché collaboratore fidato. Grazie Enzo, per la tua amicizia e i tuoi insegnamenti e salutaci Giovanni Falcone”.

Parole di cordoglio anche da parte del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando che scrive: “una persona e un dirigente pubblico di grande equilibrio e spirito di servizio che lascia una testimonianza indimenticabile e un grande dolore a chi lo ha conosciuto e apprezzato. Indimenticabili il tempo e la responsabilità condivisi in pochi mesi nel 1985 nell’impresa di realizzare, come mio primo grande impegno di sindaco appena eletto, l’aula bunker dell’Ucciardone in tempo utile per l’inizio del maxiprocesso il 10 febbraio del 1986”.

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