Milazzo (Me): naufragio di Sant’Antonio nella baia

A distanza di 800 anni un’importante reliquia di Sant’Antonio di Padova naufragherà alla baia di Capo Milazzo a lui dedicata. Appuntamento sabato 27 marzo alle 11.00. Si tratta di una reliquia maggiore ex massa corporis, estratta alla tomba del Santo durante la ricognizione dei suoi resti nel 1981. La reliquia arriverà a Milazzo accompagnata dal rettore della basilica i Padova, padre Oliviero Svanera, insieme ad una delegazione padovana.

La tradizione racconta che il veliero su cui viaggiava Antonio, di riforno da una sfortunata missione in Marocco, si sarebbe infranto sugli scogli del promontorio di Milazzo nell’inverno del 1221, dove venne accolto e curato dai pescatori del luogo. Da Milazzo Antonio, divenuto poi Santo, riprese coraggiosamente il suo cammino e la sua missione.

La data scelta per celebrare l’ottocentesimo anniversario del naufragio di Sant’Antonio è il 27 marzo. Ad un anno dalla preghiera di Papa Francesco in piazza San Pietro intende ricordare, oltre al naufragio di Antonio, anche tutti gli immigrati morti nel canale di Sicilia e i tanti “naufragi” materiali ed esistenziali che si sono consumati in questo tempo di emergenza.

“Davanti ad una umanità tragicamente piaggiata su lidi che, per certi versi, restano ancora ignoti, la storia di Antonio offre una parabola di speranza – dichiara il rettore del satuario di Capo Milazzo, padre Carmelo Russo – Mi immagino un uomo mezzo morto, scaraventato sul bagnasciuga di un mare insidioso. La nave su cui viaggiava è ridotta a brandelli. Quando ogni possibilità di salvezza sembrava perduta, ecco un punto d’appoggio: l’imprevedibile incontro con i “capiciani”. Antonio riapre gli occhi su una realtà nuova ed impara l’accoglienza dalla gente che lo accoglie. Affetti semplici, forse meno robusti dell’àncora o delle gomene di una nave, eppure improvvisamente avvertiti come “affidabili”.

In questa penisola sconosciuta, il Santo portoghese osa permettersi una vita meno sicura ma più “affidata” nell’accoglienza del domani. Non ha più “cose” da offrire, ma può offrire tutto se stesso. L’inverno passa e Antonio recupera le forze, riprende il cammino e matura desideri nuovi e più autentici che si concretizzano in miracoli e gesti di sincera fraternità”.

L’evento del 27 marzo p.v. non prevede una partecipazione in presenza, ma solo virtuale, tramite diretta su TirrenoSat (canale 71 oppure 271 del digitale terrestre), Rete Veneta, sui social (anche nella pagina Facebook @fratidisantantoniodipadova) e sulle pagine web di alcune testate giornalistiche locali, a partire dalle ore 11.

Il programma della mattina prevede un iniziale momento di preghiera sulla panchina del Porto di Milazzo, alla presenza del Sindaco di Milazzo e di altre autorità civili e militari. La reliquia sarà imbarcata su un mezzo nautico della Guardia Costiera, che effettuerà il periplo del Capo, per raggiungere la Baia di S. Antonio. Dopo il trasbordo nel gommone messo a disposizione dall’Area Marina Protetta, la Reliquia e un frate raggiungeranno la spiaggetta detta “delle tre pietracce” per un momento di silenzio e di preghiera, che sarà interrotto dall’accoglienza chiassosa di bambini, in rappresentanza degli abitanti di Capo Milazzo e, simbolicamente, di tutte le categorie di persone che, in questo anno di pandemia, hanno maggiormente contribuito a rendere più leggero il peso del “naufragio”.

Le varie fasi dell’arrivo della Reliquia saranno commentate in studio da diversi ospiti, intervistati da Alberto Friso, giornalista del Messaggero di S. Antonio e Project Manager del “Progetto Antonio 20–22”. Durante il talk, verrà inaugurata un’istallazione artistica dedicata al tema dell’accoglienza, che galleggerà sullo specchio d’acqua prospicente il Santuario rupestre di S. Antonio in Capo Milazzo. L’opera, realizzata dall’artista milazzese Mariagrazia Toto, è intitolata: “Voca me”. Rappresenta un monito per i tanti naufragi esistenziali dei nostri giorni, ma anche la “forma” della speranza, che sopravvive ad ogni tempesta, e la “materia” della vocazione, che ricicla ogni pagina triste della nostra vita.

Con la rievocazione del naufragio di S. Antonio a Capo Milazzo entra nel vivo il “Progetto Antonio 20–22”, una grande “regia” di eventi antoniani lungo tutto lo stivale. Il progetto è espressione dei frati minori conventuali della Provincia Italiana di S. Antonio di Padova, della basilica del Santo di Padova, del Messaggero di Sant’Antonio di Padova, dell’associazione Cammino di Sant’Antonio, del centro francescano Giovani – Nord Italia, della Peregrinatio Antoniana. A livello locale, si sta realizzando il progetto grazie al patrocino del comune di Milazzo, in collaborazione con la parrocchia di Santa Maria Addolorata di Capo Milazzo, il Santuario di Sant’Antonio di Capo Milazzo, l’Apostolato del Mare della Diocesi di Messina, Stella Maris di Milazzo, la Fondazione Barone Lucifero di Capo Milazzo, l’associazione Il Giglio e Gigliopoli, la Cooperativa Utopia (SPRAR Capo Milazzo), l’associazione Il Promontorio di Capo Milazzo, il Circolo Laudato Si’, il Museo del Mare di Milazzo (MuMa), l’Ente gestore dell’AMP di Capo Milazzo e l’Associazione Centro di Solidarietà di Milazzo, la sezione UCIIM M. Cernuto di Milazzo, la sezione locale di Italia Nostra, l’associazione mamertina Ama Camminare in Sintonia e altre sigle locali di camminatori, oltre a numerose adesioni a titolo personale di professionisti e artisti locali.

Il “naufragio” della Reliquia sarà l’occasione per inaugurare anche una serie di eventi antoniani di fede e di cultura, a mo’ di “campagna vaccinale”, contro il virus dell’indifferenza e dell’individualismo.

La prima di queste iniziative sarà una mostra d’arte contemporanea a Palazzo D’Amico, dal 10 al 25 aprile p.v., dal titolo: La Voce e il Miracolo. Espressioni del Contemporaneo, a cura dell’associazione di-Segno di Padova, del centro di solidarietà di Milazzo e della sezione milazzese “M. Cernuto” dell’Unione Cattolica Italiana insegnanti, dirigenti, educatori, formatori, e dell’istituto Superiore “R. Guttuso” di Milazzo. Questa mostra desidera essere, anzitutto, un esercizio di “estroversione” nella comunicazione della fede, capace di usare nuovi linguaggi, quelli dell’arte anzitutto, e di intercettare e valorizzare l’Umano ovunque si manifesti in tutta la sua bellezza, anche nella disgrazia di un naufragio.

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