Tortorici (Me): gli ex amministratori, “ci sentiamo vittime sacrificali”

Ci sentiamo vittime sacrificali!”. Questo è il sentire degli ex amministratori di Tortorici, centro nebroideo del messinese, dopo lo scioglimento del consiglio comunale e la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale delle motivazioni che hanno portato allo scioglimento del consiglio comunale e di tutta la Giunta. L’ex sindaco Emanuele Galati Sardo sostenuto dal movimento “Uniti per cambiare Tortorici” era stato eletto il 29 aprile del 2019 con uno scarto di 26 preferenze dal candidato Antonio Paterniti Mastrazzo.

“Sentiamo il dovere di sottolineare che quanto emerge dal decreto di scioglimento del consiglio e dalle 16 pagine annesse di relazione – si legge in un comunicato del movimento – è oltremodo lesivo per la nostra dignità di amministratori, componenti del consiglio, ma soprattutto di Tortoriciani. Più che una relazione, basata su prove documentali e su fatti accertati, a noi pare un vero e proprio processo inquisitorio.

Il nostro comune – proseguono – viene sciolto per fatti avvenuti nel passato e per un gioco di calcolo probabilistico e cioè sulle ingerenze che potremmo dover subire. I nostri atti, facilmente documentabili, dimostrano il nostro agire in rottura col modus operandi utilizzato in passato!”.

Nel decreto, registrato lo scorso gennaio alla corte dei conti a Roma a cui è stata allegata la relazione del ministero e quella della prefettura di Messina sono spiegate le motivazioni che stanno alla base della decisione di commissariare il comune di Tortorici per 18 mesi. Scelte basate sull’ultima operazione Nebrodi che aveva portato ai domiciliari l’ex sindaco Galati Sardo, poi rimesso in libertà e reintegrato alla carica di primo cittadino, per truffe all’Agea, quindi per la sua attività professionale e non amministrativa. Da qui sarebbero partite le indagini che si sono avvalse anche di dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Quest’ultimo avrebbe riferito di conoscere personalmente Emanuele Galati Sardo e che questi si era messo d’accordo per truffe all’Agea a gente che gravitava negli ambienti criminali e tutto assolutamente gratis, tramite il suo CAA.

“Le indagini – si legge nella relazione – hanno ricostruito gli stretti rapporti familiari, le frequentazioni e le cointeressenze esistenti tra il sindaco, il vice sindaco, alcuni assessori, consiglieri e vari dipendenti comunali con esponenti delle locali cosche mafiose”. Al centro della relazione le numerose relazioni di parentela diretta o indiretta e frequentazioni con i malavitosi locali non solo degli esponenti dell’ormai ex amministrazione, ma anche di dipendenti comunali fra cui vigili urbani, addetti ai servizi cimiteriali e altri dipendenti.

“Il quadro di insieme – prosegue la relazione – facendo propri gli esiti ispettivi della commissione di accesso, dimostra come sia significativamente alto il livello di permeabilità e di condizionamento dell’amministrazione agli interessi delle locali famiglie mafiose, cui si associa una situazione di precarietà funzionale dell’intero apparato burocratico e di confusione amministrativa degli uffici comunali, aggravata dallo stato di dissesto dell’ente deliberato nel 2016”.

In particolare, poi, viene contestata la mala gestione del patrimonio immobiliare comunale con dei grandi fondi agricoli destinati a pascolo e dati in concessione agli allevatori oricensi che ne fanno richiesta. Questi permessi erano state rilasciati a molti appartenenti alla criminalità senza la documentazione sanitaria prevista o senza alcun controllo da parte della polizia municipale”. Alcuni di questi provvedimenti di affido dei terreni erano stati avviati dalla precedente amministrazione Rizzo Nervo, ma si sono poi conclusi con provvedimenti autorizzativi dell’attuale sindaco e da qui dunque la contestazione in merito.

Sul territorio comunale il prefetto segnala, inoltre, la presenza di diversi manufatti totalmente abusivi, in particolare nelle contrade Ilombati e San Leone. Tutti immobili che apparterrebbero a soggetti affiliati o a familiari della cosca mafiosa dei batanesi. Gli immobili erano stati realizzati ovviamente in tempi passati, ma la commissione prefettizia dà la colpa all’attuale amministrazione di non aver vigilato. Ad onor del vero dopo le verifiche della prefettura l’amministrazione ha poi emesso degli atti amministrativi di sospensione, demolizione e rimessa in ripristino delle opere realizzate in modo abusivo

“Traspare uno stato di generale grave precarietà del comune di Tortorici – continua la Prefettura – e, soprattutto, di una legalità debole che rende plausibile in un contesto caratterizzato dalla pervasiva presenza della malavita organizzata di tipo mafioso, quello che può ben definirsi un condizionamento da parte della criminalità organizzata nei processi decisionali, sia politici che amministrativi del comune”.

In sintesi, dalle relazioni del ministero e della prefettura di Messina, il motivo scatenante che ha portato al commissariamento del comune di Tortorici è da rilevare nelle diverse operazioni antimafia che si sono susseguite sul territorio dai primi anni del 2000 ad oggi: Icaro-Romanza, Mare Nostrum, Montagna, Rinascita, Senza Tregua, Castello, per arrivare all’operazione Nebrodi che ha visto coinvolto l’ex primo cittadino; nei rapporti di parentela di amministratori e dipendenti con esponenti della criminalità locale e di un probabile condizionamento per questo della criminalità organizzata nei processi decisionali dell’amministrazione stessa. A parte la concessione di utilizzo di terreni comunali per pascolo a gente appartenente alla criminalità organizzata (iter avviati precedentemente e solo conclusi dall’ultima amministrazione) e il mancato controllo sull’abusivismo edilizio, non ci sarebbero altri motivi alla base della scelta del ministero.

Ma i componenti dell’ex giunta e dell’ex consiglio comunale non sono molto concordi con queste conclusioni perché, scrivono, “i tortoriciani onesti non meritano questa ulteriore gogna. La mafia è una montagna di merda, venire ad essa ingiustamente accostati, attraverso pindarici collegamenti di parentele ed affinità è una violenza del tutto gratuita”. E non si fermeranno qui perché gli ex amministratori sono intenzionati a dimostrare nelle sedi opportune la loro “onorabilità e quella della parte sana dei cittadini di Tortorici che costituisce la stragrande maggioranza della popolazione. Abbiamo una sola richiesta: la verità!” concludono.

 

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