Patti (Me): l’ospedale e le lotte intraprese da Francesco Saporito insieme ad Aretè

Francesco Saporito è un ragazzo siciliano di 49 anni. Era il 2013 quando una diagnosi cambiò il volto della sua vita col nome di “sclerosi laterale amiotrofica”. Oggi Francesco comunica grazie all’Etran, una lastra di plastica con le lettere incise. Un grande coraggio, una straordinaria volontà hanno distinto il modo in cui questo ragazzo ha affrontato sin dall’inizio questo nuovo percorso della sua vita.

Prima di allora era una persone come tante altre, praticava la professione di commercialista e revisore contabile, svolgendo incarichi per diversi enti pubblici. Amava la politica avendo occupato la carica di assessore e vicesindaco di Patti. D’improvviso tutto è cambiato.

Ma lo spirito è la volontà primordiale, così Francesco ha continuato la sua vita da protagonista, operando nel sociale in diversi modi. Ultima la sua carica di presidente per l’Associazione Aretè. Questa realtà nasce per caso in un pomeriggio d’autunno del 2020. A seguito di un “disappunto” istituzionale che aveva coinvolto il reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale Barone Romeo di Patti.

Francesco spiegaci meglio quali le motivazioni che hanno portato all’istituzione dell’Associazione Aretè:

“Sentivamo che la misura era colma, con troppe perdite di servizi essenziali che il presidio ospedaliero forniva al territorio tirrenico nebroideo. Pensi che da centro d’eccellenza quale era nei primi anni di questo secolo, con l’ultima rimodulazione della rete ospedaliera siciliana, il Barone Romeo è stato dichiarato ospedale di base. La nostra convinzione è peraltro rafforzata da un’idea che il direttore generale espose nel novembre 2019 all’assessore alla salute della regione Sicilia. Laddove con dati alla mano, riteneva opportuno che detto presidio ospedaliero venisse riconosciuto come Dea di Primo Livello. Ciò malgrado le gravi disfunzioni che, a nostro avviso, il nosocomio ha subito nel tempo. Basti credere che per la nomina di un primario di chirurgia si è dovuto attendere anni.

Quando hai capito che l’Ospedale Barone Romeo di Patti necessitava di un importante sostegno?

Quando le lamentele della gente e la sfiducia degli operatori sanitari si mostrava impotente e talvolta assente rispetto a qualsiasi problematica riguardasse l’ospedale. Così ho sentito la necessità di colmare il “vulnus politico” che si era creato attorno alle criticità del Barone Romeo.

Ruoli e competenze dell’associazione Aretè?

Sono presidente del comitato ma solo formalmente perché di fatto, ogni componente del direttivo ha potere decisionale. È chiaro che essendo io il legale rappresentante esercito un potere regolatore che sino ad oggi non si è reso necessario. Siamo una squadra ben organizzata.

Obiettivi raggiunti e quali da raggiungere?

Lo scopo di Aretè è far trasformare il “Barone Romeo” da ospedale di base a Dea di Primo Livello. Di fatto l’ospedale ha tutti i requisiti per esserlo, abbiamo reparti all’avanguardia, la chirurgia vascolare, l’emodinamica, il punto nascita e la pediatria. Non riusciamo a capire perché altri reparti, nel corso degli anni, siano stati soppressi o ridotti a semplici ambulatori. Così come non riusciamo a comprendere il motivo per cui la nomina del primario di chirurgia generale si è dovuta attendere per anni.

Sappiamo che non sarà impresa facile, ci conforta però il fatto che i numeri siano dalla nostra parte, pensi che nell’anno appena trascorso, nel nostro punto nascita sono nati 991 bimbi, contro i 670 del Papardo e i 348 del presidio ospedaliero di Taormina, che pure sono strutture di primo livello. Lo stesso direttore generale con una lettera mandata all’assessore della salute, manifestava l’esigenza, con numeri alla mano, di classificare il Barone Romeo di Patto “ospedale dea di primo livello. Staremo a vedere, ma siamo fiduciosi.

Quali difficoltà avete riscontrato?

Quelle legate all’emergenza pandemica che ci hanno impedito di essere presenti sul territorio. Pensi che prima delle restrizioni abbiamo organizzato una sola manifestazione dove si sono registrati oltre mille tesseramenti.

Quali gli aspetti deboli della Sanità in Sicilia e in Italia’

Le rispondo riassumendo le parole contenute nel rapporto della Corte dei Conti di maggio 2020 sul coordinamento della finanza pubblica nella parte che riguarda il sistema sanitario nazionale. Riduzione della spesa pubblica per la sanità e crescente ruolo di quella a carico dei cittadini; contrazione del personale a tempo indeterminato ed il crescente ricorso a tempo determinato o alle consulenze; la riduzione delle strutture ospedaliere e degli investimenti. Mi pare che siano dichiarazioni che rendono la drammaticità della situazione. Se a ciò aggiungiamo il Gap infrastrutturale della Sicilia rispetto ad altre Regioni la frittata è fatta.

Secondo te la Sanità in Italia che piega sta prendendo?

Una brutta piega.

Oggi Aretè conta circa 1600 tesserati. La campagna di sensibilizzazione per il momento è bloccata dall’emergenza pandemica, ma le premesse per coinvolgere e sensibilizzare l’opinione pubblica sono reali e ci fanno ben sperare. Al momento la pagina facebook conta 4mila iscritti. L’obiettivo è chiaro già dalle parole espresse nell’intervista: far diventare Patti sede di ospedale di primo livello anche se a piccoli passi e nel massimo rispetto istituzionale.

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