Agrigento: carcere in cattive condizioni, la denuncia della Uil

Non sarebbero buone le condizioni igieniche del carcere di Agrigento. A sostenerlo è Armando Algozzino, segretario nazionale della Uil pubblica amministrazione polizia penitenziaria che questa mattina è stato in visita nella struttura in contrada Petrusa.

Accompagnato da una delegazione sindacale composta, tra gli altri, da Gioacchino Veneziano e Calogero Speziale, rispettivamente segretario regionale e provinciale della UILPA Polizia Penitenziaria – attualmente impegnata in un’azione di verifica delle condizioni degli Istituti italiani e siciliani –  il segretario Algozzino, a conclusione del sopralluogo, ha trasmesso una lettera ai vertici nazionali del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – al capo Dino Petralia e al vice Massimo Parisi –   al provveditore regionale Cinzia Calandrino e al Servizio di Vigilanza sull’Igiene e la Sicurezza dell’Amministrazione della Giustizia (VISAG) di Palermo.

“L’Istituto – si legge nella nota siglata da Algozzino – è stato inaugurato nel 1995: si tratta, pertanto di un edificio relativamente giovane che tuttavia appare già usurato dagli anni a causa dei mancati interventi di manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, all’impiantistica”.

“Malgrado il rifacimento della copertura dei tetti avvenuto l’anno scorso – precisa l’esponente sindacale – i locali continuano a essere interessati da diffuse infiltrazioni di acqua piovana  che recano evidenti segnali”.

“Specialmente nel periodo invernale quando la pioggia è più frequente, anche se certamente in misura minore rispetto ad altre zone del Paese – prosegue l’esponente sindacale – le infiltrazioni sono tali da provocare disagi all’impiantistica, a partire dalla sala operativa e di controllo”.

“Per tali motivi – spiega – si rimette ancora una volta alla competenza del VISAG la verifica del rispetto delle misure di prevenzione e sicurezza, con particolare riferimento ai rischi causati dalle infiltrazioni in prossimità di apparati elettrici, alla presenza di muffe e più in generale al mantenimento di un micro clima adeguato al contesto e all’ambiente, considerato che, con l’approssimarsi della stagione invernale,  il sistema di riscaldamento non risulta funzionante da oltre venti anni”.

Gli ambienti complessivamente appaiono trascurati e in stato di abbandono  – prosegue  – la tinteggiatura è vecchia, l’igiene scarseggia: in sintesi, l’Istituto necessita di particolare attenzione da parte dei vertici del DAP e di interventi che non possono essere posticipati”.

Un aspetto che il sindacato sottolinea riguarda, inoltre, la mancata assegnazione dei fondi utili al ripristino delle condizioni strutturali e funzionali, “al netto – precisa Algozzino – dello spaccio riservato agli agenti, fiore all’occhiello dell’Istituto”.

A preoccupare fortemente la sigla sindacale sono i dati riguardanti la popolazione detenuta, forniti durante la visita dal comandante di reparto Giuseppe Lo Faro.  “La struttura detentiva –afferma Algozzino – annovera al proprio interno trecento ristrette di sesso maschile, sia italiani che stranieri, e trentuno donne, una delle quali con prole in tenera età”.

“Ben sessanta sono le unità che risultano essere affette da disagi di natura psichica – specifica – che, necessitando di cure, incidono obbligatoriamente sulla gestione del circuito penitenziario sotto il profilo della prevenzione di atti critici che potrebbero degenerare in azioni eclatanti”.

Un aggravio di difficoltà per l’amministrazione, dunque, costretta a fare i conti anche con soggetti fortemente problematici, a fronte di un depauperamento del personale che si aggira intorno alle novanta unità,  a seguito della  legge Madia che ha ridotto gli organici della Polizia Penitenziaria.

 

“Attualmente – spiega Algozzino – secondo i dati forniti alla delegazione, sono centosettantacinque i poliziotti penitenziaria in forza presso l’Istituto, sia uomini che donne”.

“Il direttore Renato Persico, appena insediatosi alla guida dell’Istituto – racconta il segretario nazionale- ha voluto che gli illustrassimo le criticità in atto, che da tempo ormai denunciamo e che da due anni sono addirittura peggiorate sotto il profilo gestionale con l’aggravio dei carichi di lavoro e della pesantezza dei turni”.

“Inoltre – aggiunge – occorre risolvere la questione della fruizione arretrata dei diritti soggettivi del personale e del pagamento delle spettanze arretrate  –  missioni non retribuite – attese ormai da molti mesi”.

“Attualmente – spiega  Algozzino – la gestione dell’Istituto ruota attorno alla figura del comandante di reparto: nulla da eccepire in merito alle sue capacità tuttavia è impensabile ritenere che, da solo, possa garantire la funzionalità amministrativa e le condizioni di sicurezza all’interno della struttura, che sconta gli esiti nefasti di una simile condizione in termini di progettualità”.

È necessario  – conclude –  prevedere la presenza di un direttore in pianta stabile e di un’ area amministrativo –  contabile in grado di soddisfare le richieste funzionali della Casa Circondariale, a partire da una rivisitazione dell’attuale personale amministrativo, in funzione dei carichi di lavoro: un obiettivo che al momento appare una lontana utopia”.

 

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