Tortorici (Me): gli studenti dell’Itet sul piede di guerra

Non c’è pace per gi studenti dell’Itet di Tortorici, centro nebroideo del messinese La scuola è già iniziata per i loro compagni della sede centrale di Sant’Agata di Militello, mentre loro continuano a fare lezioni a distanza. Il motivo è presto detto: allo scadere del comodato d’uso gratuito dei locali di via Garibaldi, non è arrivata loro alcuna comunicazione sul plesso dove effettuare lezioni. E gli studenti annunciano presidi al comune per ottenere un plesso scolastico comodo e funzionale per tutti.

Dopo anni di diatribe e dibattiti incentrati sul costo dei locali privati da parte della provincia era arrivata la decisione da parte dell’Ente di chiudere l’istituto perché non poteva più permettersi di pagare l’affitto. Negli ultimi anni però gli studenti avevano continuato regolarmente a seguire le lezioni nel plesso di via Garibaldi, concesso dai proprietari in comodato d’uso gratuito. Lo scorso 10 settembre con delibera 132, la giunta guidata dal sindaco Emanuele Galati Sardo, ha disposto che gli studenti, in via provvisoria, seguano le lezioni in locali di proprietà comunale a Sceti, una delle 72 borgate di Tortorici.

Nella delibera di giunta si legge che gli studenti potranno seguire le lezioni nel plesso di Sceti “in attesa della definitiva sistemazione della struttura in via Misericordia” e che la struttura di Sceti potrà essere utilizzata per consentire l’avvio dell’anno scolastico 2020/2021.

Gli studenti però si sono sentiti poco ascoltati dagli enti preposti e hanno deciso di scrivere una lettera al ministero dell’Istruzione, Azzolina in cui ripercorrono tutta la vicenda del loro istituto. Bisogna andare indietro di un mese. Lo scorso agosto era giunta voce ai rappresentanti di istituto che la scuola sarebbe stata spostata a Sceti a circa 5 km dal centro cittadino.

“Nell’immediatezza, quindi, angosciati – scrivono gli studenti – abbiamo promosso e tenuto una riunione urgente per confrontarci tra noi sulle possibili azioni da eventualmente poter promuovere, anche in considerazione delle difficoltà logistiche e di trasporto che una simile collocazione produrrà necessariamente. A ciò si aggiungano poi anche problemi correlati a possibili effetti di dispersione scolastica.”

I ragazzi, per manifestare la loro preoccupazione nello spostamento della sede a Sceti, hanno scritto all’amministrazione comunale elencando diverse problematiche fra cui la lontananza dal centro, l’impossibilità del pulmino di portarli di fronte all’istituto, la strada dissestata e la possibilità di ghiaccio e neve nel periodo invernale. E per questo avevano chiesto all’amministrazione di poter chiedere alla famiglia Paterniti Mastrazzo, proprietaria dell’immobile, di concedere per un altro lasso di tempo i locali ad uso gratuito. Dall’amministrazione sarebbe stato risposto, però, che la proposta avanzata dagli studenti fosse stata strana. “Noi non rifiutiamo la sistemazione in un immobile comunale – proseguono i rappresentanti di istituto – ma vorremmo che questo immobile fosse funzionale ai bisogni di un’utenza particolare quale siamo noi studenti della sede di Tortorici che proveniamo da diverse contrade tra loro distanti. Una collocazione diversa, ministro, renderebbe, di fatto, la frequenza delle lezioni per la gran parte di noi studenti e studentesse della sede di Tortorici dell’Itet Giuseppe Tomasi di Lampedusa molto problematica. Ci chiediamo: come si organizzerà l’amministrazione con il trasporto scolastico? E le spese di trasporto e manutenzione chi le sosterrà? Per quali motivi si dovranno affrontare queste spese non lievi essendo disponibile a titolo gratuito l’immobile usato finora e situato nel centro urbano?

Per gli studenti, inoltre, si potrebbe essere configurato anche  cortocircuito che ha decisamente bloccato la possibile stipula di una proroga del contratto di comodato d’uso gratuito dei locali che da anni ormai ospitavano l’istituto scolastico.

“Le chiediamo il suo interessamento – concludono la lettera al ministro Azzolina – sperando che almeno lei possa venirne a capo, convinti che possa ben comprendere il senso di smarrimento che ci assale e fiduciosi che non ci abbandonerà come hanno fatto più o meno tutti i soggetti coinvolti in questo “guazzabuglio”.

(immagine di repertorio di una vecchia manifestazione di fronte all’istituto)

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