L’antico rione Danisinni a Palermo si trasforma in un set cinematografico con gli attori di DanisinniLab e la regia di Gigi Borruso. Si tratta di un progetto nato in seno al laboratorio teatrale in collaborazione con il museo sociale Danisinni, realizzato in collaborazione con la scuola di cinema Piano Focale, promosso dall’associazione Insieme e con la collaborazione della parrocchia di S.M. Agnese e degli abitanti dell’antico rione palermitano che da anni è impegnato nel proprio riscatto anche attraverso lo strumento dell’arte, dell’arte e adesso del cinema di relazione.
“Rosalia Danisinni” è un’esperienza didattica e creativa per la realizzazione di un cortometraggio che racconti il senso dell’attesa, del sogno e della rinascita nei giorni in cui la città di Palermo si prepara a celebrare la sua patrona, attraverso le immagini e le parole di un quartiere come quello di Danisinni che, sebbene ancora ai margini, in questi anni ha saputo mettere in campo molte energie di rinnovamento, di riqualificazione e per la costruzione di un nuovo senso della comunità.
Scaturito proprio dall’esigenza degli stessi allievi di DanisinniLab di coinvolgere e raccontare un quartiere che ha particolarmente sofferto durante la fase del lockdown, il laboratorio “Rosalia a Danisinni” proverà anche a mettere a fuoco il rapporto fra la propria arte e la gente del quartiere, il senso di un’attività che attraverso l’esperienza artistica mira alla costruzione di relazioni e comunità. Significativa anche, in tal senso, la collaborazione di due scuole d’arte indipendenti di Palermo, DanisinniLab e la Scuola di Cinema Piano Focale.
Riprendendo le forme dei tradizionali Triunfi dedicati a Santa Rosalia, la sceneggiatura di Gigi Borruso prova a indagare, in chiave fiabesca, il senso di una festa antica – che proprio quest’anno non percorrerà le strade della città – , le tradizioni della religiosità popolare e l’intimo rapporto con il senso della promessa, dell’attesa, della rinascita e del miracolo che sono legati al culto di Santa Rosalia e nello stesso tempo sono l’intima tensione d’ogni sincero artista che crede nella forza rigeneratrice dell’arte. Scrive Borruso nella sua nota di presentazione: “Fra i viandanti per mare o per terra, così come nelle nostre storie di comunità, ci sono momenti in cui giunge inaspettata la paura di non trovar più la luce dell’approdo. Nella vita d’ogni artista si riaccende ad ogni svolta l’ansia di smarrire il senso del proprio lavoro e il contatto con la vita. Eppure, “si vo’ priari vattinni a mari”, recita un proverbio marinaro. Per indicarci che solo nell’abbandono delle certezze, sperduti nella solitudine del mare o percorrendo una strada sconosciuta possiamo ritrovare un contatto profondo con noi stessi, la misura del nostro essere, la risposta alle nostre paure e ai nostri desideri – continua il regista -. Allo stesso modo, inoltrandoci per sentieri sconosciuti, verso l’umanità che non conosciamo, i sogni si intrecciano e danno vita a nuove visioni e intuizioni”.
Fra gli interpreti, oltre agli allievi di DanisinniLab, la partecipazione del musicista Giacco Pojero, che ha anche scritto le musiche di scena. La conclusione della lavorazione e la presentazione del cortometraggio è prevista per i primi di settembre, in occasione della festa liturgica di Santa Rosalia (4 settembre) e della tradizionale “acchianata” a Monte Pellegrino.
Fra i viandanti per mare o per terra, così come nelle nostre storie di comunità, ci sono momenti in cui giunge inaspettata la paura di non trovar più la luce dell’approdo. Nella vita d’ogni artista si riaccende ad ogni svolta l’ansia di smarrire il senso del proprio lavoro e il contatto con la vita.
Eppure, si vo’ priari vattinni a mari, recita un proverbio marinaro. Per indicarci che solo nell’abbandono delle certezze, sperduti nella solitudine del mare o percorrendo una strada sconosciuta possiamo ritrovare un contatto profondo con noi stessi, la misura del nostro essere, la risposta alle nostre paure e ai nostri desideri. Allo stesso modo, inoltrandoci per sentieri sconosciuti, verso l’umanità che non conosciamo, i sogni si intrecciano e danno vita a nuove visioni e intuizioni.
La Città ogni anno si appella alla sua Patrona, alla sua memoria, al tempo mitico in cui il male fu vinto e la vita riprese il suo ciclo, rinnovata e temprata dalle sofferenze patite. Nel labirinto delle sue vite sconosciute, migliaia di sogni diversi, in un qualche modo, attendono ogni volta un miracolo.
Ma c’è attesa senza fiducia, c’è amore senza coraggio, c’è speranza senza sogno?
Forse il prodigio per compiersi attende un salto della mente e del cuore, un gesto verso gli altri, una nuova semina. La terra dici: dùnami ca ti dugnu, così dice un vecchio proverbio contadino.
Salutiamo i nostri figli sul limitare della notte dicendo: buonanotte, amore, sogni d’oro.
E ogni volta proviamo a scacciare gli incubi in agguato su di loro e su noi.
E al risveglio diciamo, ancora: buongiorno, amore.
Buonanotte, Palermo, sogna. Buongiorno, Palermo, cammina. Costruisci la tua storia con i sogni e con le mani.