Palermo: la storia del piano jazz sulla Brass Webtv

Ci sono i grandi jazzisti e poi ci sono i miti, i veri e propri padri del genere. Uno di loro è Dave Brubeck, che con il suo west coast jazz, diventa straordinario divulgatore del jazz e per questo spesso criticato da chi amava pensare ad un genere esclusivamente afroamericano, puro e incontaminato.

La Fondazione the Brass Group, da venerdì 3 luglio per una settimana, mette in rete sulla Brass Webtv il concerto, unica tappa in Italia, del figlio Darius realizzato al Real Teatro Santa Cecilia. Dave è stato un precursore di quello che oggi chiameremo contaminazione tra gli stili e sonorità diverse, coinvolgendo un pubblico sempre più ampio. Formidabile pianista e compositore, è divenuto la storia del piano jazz.

Un’esibizione che ha visto protagonisti il figlio del leggendario musicista, Darius Brubeck con il suo quartetto composto oltre che da lui al piano, da Dave O’Higgins sax, Matt Didley bass, Wesley Gibbens drums, con composizioni originali del repertorio del padre fino a giungere al famosissimo “Take Five”. Oltre al concerto ci saranno anche dei preziosi contributi storici e discografici realizzati da Gigi Razete, giornalista ed esperto di Storia del Jazz.

Darius Brubeck ha sicuramente una storia alle spalle di grande musica, figlio d’arte, oltre ad essere compositore ed autore, è anche professore universitario, e gira in concerto anche con i fratelli Chris e Dan. Memoria storica dunque tra le note di composizioni del padre, il pubblico presente sarà allietato in un concerto unico.

Ricordiamo, infatti, che nel 1954 Brubeck diventò il primo musicista jazz dopo Louis Armstrong ad apparire sulla copertina di Time. Il magazine assieme alla sua foto annunciò “The bird of a new kind of jazz age in the U.S.”. Ed e’ il 1959 l’anno in cui viene pubblicato quel disco capolavoro, probabilmente tra i 10 dischi da isola deserta per molti jazzisti, che è Time Out. Registrato a New York presso i 30th Street Studios della Columbia/CBS Records, nel quale sono stati incisi capolavori di ogni tempo e genere da Kind of Blue di Miles Davis a The Wall dei Pink Floyd, questo album (nella sua intera bellezza) contiene due assoluti masterpiece del genere: “Blue Rondò à la Turk” e “Take Five. È un disco dalle continue sorprese, una rivoluzione del tempo! In “Take Five” tutti potrebbero aspettarsi un assolo di piano o di qualche altro strumento, il sax ad esempio (visto anche che il brano nasce anche da un’idea di Paul Desmond), che solitamente troviamo come protagonista dei momenti di improvvisazione nei dischi dell’epoca. Invece la scelta è ardita, perché il riflettore più potente viene puntato su un solo di batteria, quello del mitico Joe Morello, ed è senza ombra di dubbio uno dei momenti più esaltanti di sempre dello strumento, senza eccessivi virtuosismi, in tutta la storia jazzistica.

Lo stesso inconfondibile sassofonista Paul Desmond racconta “Take Five è un rapido schizzo in 5/4 inteso soprattutto come siparietto a beneficio del pentagonistico assolo del mio batterista preferito, Joe Morello. Il contributo di Joe alla versione registrata è purtroppo assai più breve di ciò che lui stesso è capace di fare dal vivo, ma basta a rendere l’idea. Se tenere il tempo di questo brano può crearvi qualche problema – e ci può anche stare – potete sempre ricorrere alle dita di una mano (partendo dal pollice). La melodia in quanto tale è una mia invenzione tirata su in cinque minuti nel corso della seduta d’incisione, ed è formata da svariati frammenti ripescati qua e là, in particolare mentre mi trovavo davanti a una slot machine a Reno, che continuava a mangiarmi spiccioli rumoreggiando con un minaccioso 5/4. ”.

 

Commenti
Caricamento...

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi