Messina: sgominata banda che distribuiva droga, 19 arresti

Una banda che gestiva lo spaccio di droga a Messina è stata sgominata dai carabinieri del comando provinciale di Messina. Diciannove le persone finite in carcere. Dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di droga, detenzione e porto illegale di armi, nonché reati contro il patrimonio.

L’indagine denominata Scipione, venne avviata a settembre del 2016 nei confronti di alcuni pregiudicati che si trovavano seduti all’esterno di un bar di Messina. Gli approfondimenti eseguiti sulle vittime dell’azione di fuoco hanno fatto emergere come costoro fossero inseriti nel contesto del traffico di droga cittadino e hanno consentito di delineare i contorni dell’associazione dedita al florido traffico di droga.

In particolare, le indagini hanno fatto emergere come il gruppo criminale messinese si rifornisse stabilmente di droga da elementi riconducibili alla cosca di ‘ndrangheta “Morabito-Bruzzaniti-Palamara” di Africo Nuovo, che assicuravano la consegna a domicilio, ogni settimana, di carichi di cocaina e marijuana che venivano poi smistate nel territorio di Messina.

In particolare, le indagini sul conto di Angelo Albarino, titolare di una paninoteca in via Cesare Battisti, hanno fatto emergere come questi e Giuseppe Selvaggio, poi divenuto collaboratore di giustizia, fossero i promotori di un più ampio gruppo criminale che si riforniva stabilmente di droga da elementi riconducibili alla cosca di ‘ndrangheta.

I fornitori calabresi erano i fratelli Salvatore e Costantino Favasuli e il loro cugino Giovanni Morabito, quest’ultimo nipote del capo cosca Giuseppe Morabito, detto “tiradritto”, esponente apicale della ‘ndrangheta ionico reggina, è stato possibile grazie al monitoraggio del locale dell’Albarino dove i predetti si recavano senza alcun preavviso telefonico per accordarsi di persona con Albarino per le consegne di narcotico e per i pagamenti da ricevere.

Le trattative per le consegne di narcotico e i pagamenti da ricevere, avvenivano all’interno di un locale. Nel corso delle intercettazioni è emerso che quando i calabresi entravano nel locale non salutavano nemmeno Albarino, facendo finta di non conoscerlo.

La droga è stata trasportata ogni settimana dalla Calabria a bordo di auto con doppi fondi. Il trasporto era effettuato dai calabresi stessi che, garantendo la consegna a domicilio, pretendevano una maggiorazione sul prezzo di vendita di ogni carico. Albarino e Selvaggio curavano poi la successiva distribuzione del narcotico con una rete di pusher, mentre i fornitori calabresi rifornivano anche altri gruppi di spacciatori messinesi facenti capo a Santo Salvatore, deceduto nel 2019 in carcere e Alessandro Duca, quest’ultimo in rapporti anche con il gruppo facente capo a Selvaggio e Albarino.

Nel corso delle indagini sono state documentate le particolari modalità di occultamento dello stupefacente in Calabria. I carabinieri hanno ricostruito come i Favasuli e Morabito fossero soliti nascondere lo stupefacente seppellendo nella sabbia dell’arenile di Africo Nuovo, contrassegnando i punti dove era nascosto il narcotico con degli appositi segnali. Nell’aprile del 2017 i carabinieri del nucleo investigativo di Messina e della compagnia di Bianco sono riusciti ad individuare uno dei luoghi di occultamento del gruppo, recuperando 6 kg di marijuana, alcune dosi di cocaina e un revolver calibro 44 completo di munizionamento, tutto nascosto in apposite buche nella sabbia.

Nel maggio del 2017, invece, i carabinieri della compagnia di Messina Sud furono costretti ad eseguire un rocambolesco inseguimento per sequestrare un carico di droga appena ceduto dall’organizzazione criminale indagata.

La droga era trasportata a bordo dell’auto privata da Francesco Protopapa e Pasqualino Agostino Ninone, entrambi di Sant’Agata di Militello, nel messinese e di Sebastiano Bontempo, detto u “uappu”, elemento apicale del gruppo mafioso tortoriciano dei batanesi. Alla vista dei carabinieri che volevano procedere ad un controllo, i tre speronarono l’auto dei militari e tentarono di fuggire. Dopo un inseguimento i carabinieri bloccarono l’auto in fuga e misero le manette ai polsi di Protopapa e Agostino Ninone, sequestrando 2,5 kg di marijuana, mentre Bontempo riusciva a fuggire per le campagne sottraendosi all’arresto. Bontempo verrà identificato grazie alle indagini che in quel periodo il ROS stava facendo nei suoi confronti nell’ambito dell’indagine Nebrodi.

Le indagini si sono avvalse anche delle dichiarazioni di Giuseppe Minardi il quale ha confermato il rapporto tra il cugino Angelo Alberino e Giuseppe Selvaggio nell’ambito del traffico di droga e i loro rapporti con i fornitori calabresi.

Successivamente lo stesso Giuseppe Selvaggio, arrestato nell’ambito di un’altra indagine per usura, ha voluto collaborare con la giustizia ammettendo il proprio coinvolgimento nel traffico di stupefacenti e confermando la collaborazione dei coindagati come appartenenti al gruppo di cui era a capo.

Le indagini, inoltre, hanno fatto emergere come Selvaggio e i suoi complici fossero anche attivi nel pianificare e progettare il compimento di furti in appartamento, individuando le potenziali vittime facoltose, controllandone gli spostamenti e studiandone le abitudini al fine di commettere i fruttuosi colpi.

In particolare, sono stati acquisiti gravi indizi di colpevolezza a carico di uno degli indagati risultato autore di una rapina a Torrenova ai danni di una 60enne picchiata e legata ad una sedia e derubata di denaro e gioielli.

In carcere sono finiti: Angelo Albarino, 45 anni; Giovanni Bonanno, 47 anni; Stellario Brigandì, 52 anni; Fortunato Calabrò, 42 anni; Santo Chiara, 43 anni; Rinaldo Chierici, 49 anni; Roberto Cipriano, 53 anni; Salvatore Favasuli, 46 anni; Adriano Fileti, 50 anni; Stefano Marchese, 43 anni; Giampaolo Milazzo, 49 anni; Giovanni Morabito, 37 anni; Francesco Spadaro, 40 anni; Roberto Cipriano, 53 anni; Maria Visalli, 42 anni; Giuseppe Coco, 43 anni; Marcello Viscuso, 49 anni, Alessandro Duca, 42 anni; Orazio Famulari, 45 anni (ai domiciliari) e Costantino Favasuli, 48 anni.

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