Ambiente: lettera aperta al presidente Musumeci per il “diritto a respirare aria salubre”

Le associazioni ambientali della valle del Mela, del siracusano e delle altre aree inquinate, insieme alla Rete dei comitati territoriali siciliani,  hanno inviato una lettera aperta al presidente della Regione Nello Musumeci ed all’assessore regionale dell’ambiente Cordaro.

Le associazioni rivendicano con forza il diritto dei cittadini di respirare aria salubre, ponendo fine ai gravi rischi per la loro salute. Nel 2018 questo governo regionale ha finalmente approvato il Piano di tutela della qualità dell’aria che, prendendo atto di una qualità dell’aria alquanto critica nelle aree industriali, impone di ridurre le emissioni delle industrie più impattanti con l’applicazione massimale delle migliori tecnologie disponibili individuate dalla Comunità Europea.

Ad alzare l’allerta dei territori è la recente notizia di stampa secondo cui l’Assessore Cordaro sarebbe ora disposto a rivedere il Piano regionale di qualità dell’aria, per concedere alle industrie limiti più morbidi, permettendo loro di inquinare di più.

Dichiarazioni che, se fossero vere, sarebbero ancora più gravi considerando che si è in attesa dell’imminente pronunciamento del Tar di Palermo proprio sui ricorsi delle industrie contro il Piano di qualità dell’aria, ricorsi che lo stesso Assessore fino ad un anno fa definiva “deboli e strumentali”.

La lettera svela anche il gigantesco inganno delle raffinerie, che oggi minacciano la chiusura in quanto, a loro dire, i nuovi limiti sarebbero impossibili da raggiungere.

Ciò viene smentito dalle affermazioni che le stesse raffinerie hanno prodotto nei loro ricorsi, ove viene stimata in 150-180 milioni la spesa necessaria per adeguare gli impianti ai nuovi limiti, che entreranno a pieno regime solo nel 2027. Un investimento che, spalmato in 7 anni, sarebbe tutt’altro che impossibile per industrie che fatturano ogni anno centinaia di milioni di euro.

E’ quindi chiaro che le minacce delle raffinerie, finalizzate ad ottenere la revisione del Piano, sono non solo ingannevoli e strumentali, ma anche irresponsabili, in quanto rischiano di alimentare allarmismi e guerre fratricide.

Delle istituzioni credibili devono respingere simili ricatti, perché altrimenti nessun miglioramento tecnologico ed ambientale potrebbe mai essere ottenuto, in quanto ogni volta le industrie potrebbero ricorrere alle stesse minacce.

Le associazioni ambientali chiedono un urgente incontro al Presidente Musumeci ed all’Assessore Cordaro e di partecipare ai tavoli di confronto tra i vari soggetti coinvolti.

Si allega la lettera delle associazioni

Egregio Sig. Presidente, Egregio Sig. Assessore,

i cittadini della valle del Mela e delle altre aree siciliane inquinate sono costretti da decenni a subire gli effetti nefasti di un’industria pesante non adeguatamente normata. I dati sanitari sono spesso allarmanti, come ad esempio l’eccesso di malformazioni congenite più grave d’Italia (+80%) riscontrato a Milazzo nell’ultimo rapporto “Sentieri”, recentemente pubblicato.

Non va senz’altro meglio nelle altre aree inquinate della Sicilia, come quella del siracusano, anch’esse caratterizzate da sconfortanti dati epidemiologici.

Nel 2018 il Vs. Governo ha finalmente approvato il Piano di qualità dell’aria che i territori aspettavano da tempo, grazie al quale in un arco di tempo lunghissimo (entrerà a pieno regime nel 2027) le industrie dovranno ridurre l’inquinamento per quanto possibile, senza peraltro ridurre la produzione.

E’ del tutto normale che le raffinerie siciliane, per decenni abituate ad inquinare senza limiti adeguati, beneficiando di margini di profitto molto ampi, adesso si lamentino: per rendere gli impianti meno inquinanti dovranno provvedere ai necessari investimenti. Ma non è certo accettabile che le società petrolifere pensino solo al loro profitto senza alcun riguardo per l’ambiente e la salute delle persone.

Come l’Assessore Cordaro ha già avuto modo di appurare tramite i suoi uffici, le argomentazioni delle industrie sono “deboli e strumentali” . [1]Esse arrivano all’assurdo quando sostengono che i limiti previsti dal Piano sono irraggiungibili dal punto di vista tecnologico. Come vedremo, tale assurdità viene smentita dalle affermazioni delle stesse industrie nei loro ricorsi.

I limiti del Piano di qualità dell’aria non sono stati stabiliti arbitrariamente: fanno riferimento alle BAT Conclusions, un documento ufficiale della Comunità Europea che elenca le migliori tecnologie oggi disponibili ed individua i limiti che è possibile rispettare con tali tecnologie. Tali limiti possono essere più o meno restrittivi, a seconda delle tecnologie utilizzate. Al fine di migliorare la qualità dell’aria, che oggi presenta preoccupanti criticità, il Piano punta ai limiti inferiori delle BAT Conclusions, che corrispondono a quanto di meglio può essere applicato su ogni tipo di impianto per ridurre le emissioni. Si tratta quindi, per definizione, di limiti perfettamente raggiungibili, perché altrimenti non sarebbero riportati nelle BAT Conclusions.

Si badi bene che i limiti individuati nelle BAT Conclusions sono distinti per “nuovi impianti” ed “impianti esistenti”, in quanto tengono già conto del fatto che non tutte le tecniche sono applicabili a vecchi impianti. Pertanto l’argomentazione secondo cui i limiti del Piano sarebbero raggiungibili solo dai nuovi impianti è destituita di ogni fondamento: il Piano non prevede che debbano essere applicati i limiti relativi ai nuovi impianti, bensì che debbano essere applicati i limiti appropriati per impianti già esistenti.

Ovviamente le raffinerie non hanno dimostrato affatto sul piano tecnico di non poter raggiungere i limiti del Piano: se fosse realmente così, lo avrebbero fatto nei loro ricorsi, ma ciò non è avvenuto.

Viceversa, nei loro ricorsi si afferma che, “le misure richieste dal Piano comporterebbero un ingente impegno economico (stimato, nel complesso, fino a circa 180 ML di Euro)” (si veda la memoria depositata il 28 ottobre 2019 da ISAB, gestore delle raffinerie di Priolo, nel ricorso N° RG 2092/2018, a pag. 22).

Del tutto analoga l’affermazione di “Sonatrach”, gestore della Raffineria di Augusta, nella memoria depositata il 28 ottobre 2019 nel ricorso N° RG 2070/2018, sempre a pag. 22: “le misure richieste dal Piano (con particolare riferimento alle misure M2) comporterebbero un ingente impegno economico (stimato in non meno di 150 ML di Euro)”.

Se ne deduce che le misure del Piano (anche quelle più contestate della misura M2), ben lungi dall’essere tecnicamente inapplicabili, richiederebbero, a detta delle industrie, una spesa di 150-180 milioni di euro, che spalmati in 7 anni (fino al 2027) fanno circa 25 milioni l’anno: un investimento tutt’altro che impossibile per industrie che fatturano ogni anno centinaia di milioni di euro. La Raffineria di Milazzo ad esempio nel 2018 ha dichiarato 500 milioni di fatturato: si tratterebbe

quindi di destinare circa il 5% del proprio fatturato all’ammodernamento degli impianti.

Le odierne lamentele delle industrie sono quindi del tutto strumentali e fondate sul nulla.

Esse fanno il paio con l’allarmismo artatamente costruito, che tenta di soffiare sul fuoco del ricatto occupazionale ben noto ai siciliani che vivono in aree inquinate. Prendendo il caso di Milazzo, si sostiene che circa 2500 famiglie rischino il lavoro. Il portale dell’azienda riporta quale unico dato certo che i dipendenti diretti della Raffineria di Milazzo sono 600, di cui circa 540 della provincia di Messina (cioè meno dello 0,1% della popolazione, percentuale che arriva forse all’1% se consideriamo solo Milazzo), con un indotto alquanto variabile. Queste persone non vanno strumentalizzate e trascinate in una guerra fratricida, ma vanno tutelate al pari degli oltre 100 mila cittadini che ogni giorno subiscono le ricadute degli inquinanti della raffineria di Milazzo ed i conseguenti rischi sulla salute.

Non bisogna dimenticare infatti che la Raffineria di Milazzo sorge a poche decine di metri dalle abitazioni, in un’area densamente popolata ove si sommano per giunta anche altre fonti di inquinamento industriale. Anche la zona di Priolo-Augusta è caratterizzata da molteplici industrie pesanti altamente impattanti, che nel complesso producono devastanti effetti sulla qualità dell’aria e sulla salute dei cittadini.

In ogni caso il Piano non impone affatto chiusure e licenziamenti, anzi è proprio il contrario: con gli investimenti necessari ad adeguare gli impianti l’offerta di lavoro aumenterebbe. Inoltre anche i lavoratori vengono difesi dal Piano, che mira a garantire cicli produttivi meno mortiferi degli attuali.

Ogni tentativo – a dir poco irresponsabile – di allarmare e strumentalizzare i lavoratori minacciando la “chiusura” è teso unicamente ad evitare limiti più adeguati e va quindi rispedito al mittente.

Delle istituzioni serie non possono di certo cedere a simili ricatti, perché è chiaro che così facendo nessun miglioramento tecnologico e ambientale potrà mai essere perseguito: ogni volta le industrie potrebbero riproporre simili minacce al fine di evitare qualsiasi genere di prescrizione.

Eppure abbiamo appreso da organi di stampa che l’Assessore Cordaro sarebbe ora disponibile a “rivedere i vincoli” . [2]

Noi ci rifiutiamo di credere che l’Assessore voglia davvero tradire i cittadini, modificando il Piano per consentire alle industrie di inquinare di più. Dopo che la Regione si è battuta per l’approvazione e poi per la difesa del Piano dinnanzi al Tar di Palermo (coadiuvata in questo anche dai nostri interventi), qualsivoglia tipo di marcia indietro costituirebbe una inaccettabile giravolta, che desterebbe grande riprovazione nella gran parte dei cittadini della valle del Mela e delle altre aree inquinate.

Rivedere le misure del Piano vorrebbe dire di fatto sacrificare la salute dei cittadini in favore dei super-profitti industriali, condannando la valle del Mela e l’area che va da Siracusa ad Augusta a maggiori sofferenze e malattie. Sono forse insufficienti le sofferenze ed i lutti che tali territori hanno già dovuto sopportare?

Caro Presidente, caro Assessore, ve la sentite di assumervi questa responsabilità? Vogliamo credere di no. Oggi i cittadini siciliani meritano e pretendono rispetto, e ne hanno dato ampia dimostrazione ad esempio due anni fa, quando 10 mila persone hanno riempito le strade di Milazzo contro il progetto di un mega-inceneritore, dando vita alla più grande manifestazione della storia della valle del Mela.

Chiaramente siamo nuovamente pronti a lottare duramente contro qualsiasi ipotesi di marcia indietro sulle misure del Piano.

Ad ogni buon conto, anche al fine dei necessari chiarimenti sulla vicenda, Vi chiediamo di essere incontrati al più presto.

Inoltre, avendo appreso dalla stampa di un presunto “tavolo di confronto” finalizzato a “comprendere gli eventuali margini di manova”, riteniamo necessaria la nostra partecipazione a tale tavolo, in quanto sarebbe alquanto grave e inopportuno escludere dal confronto i comitati e le associazioni che difendono la salute dei cittadini, alcuni dei quali sono anche intervenuti a difesa del Piano in sede di giustizia amministrativa.

Cordialmente,

Giuseppe Maimone – A.D.A.S.C.

Angela Musumeci in Bianchetti – Coordinamento Ambientale Milazzo – Valle del Mela

Padre Giuseppe Trifirò – Parrocchie S. Maria della Catena di Archi in San Filippo del Mela e Maria SS. Della Visitazione in Pace del Mela

Davide Fidone – Comitato dei cittadini contro l’inceneritore del Mela

Samadhi Lipari – Associazione Strega – S. Lucia del Mela

Emilio Sofia – Associazione Tutela della Salute dei Cittadini – Pace del Mela

Giuseppe Russo – Comitato Tutela Ambiente – Archi (S. Filippo del Mela)

Deborah Ricciardi – Associazione Mediterranea per la Natura

Filippo Alibrando – Associazione Luciese per la Salute e l’Ambiente

Katia Trifirò – Associazione “Blog del Mela”

Cinzia Di Modica – Comitato STOP VELENI – Augusta Priolo Melilli Siracusa

Marco Gambuzza – Movimento Aretuseo per la Sicurezza e le Bonifiche

Loredana Tarascio – Comitato Ambientale Melilli

Massimiliano Tiralongo – “AmbientiAMOciaSIRACUSA”

Emanuela Russo – CSPA POZZALLO – Comitato cittadino spontaneo per la salvaguardia della salute pubblica e la tutela dell’ambiente Metis Bombaci – Coordinamento per il Territorio contro la discarica Armicci-Bonvicino di Lentini

Tiziana Cicero- Comitato di Volontariato per la Tutela Salute Ambiente Territorio- Scicli

Carmelo Marchese – Comitato Bagali Sabbuci Baratti – Melilli

David Mascali – Patto Partecipativo Simeto

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