Messina: “senza tregua”, 17 condanne, alcune con riduzioni di pena

Sei condanne confermate e 11 con riduzione di pena. Si è concluso così a Messina di fronte ai giudici della corte d’Appello ieri sera il processo di secondo grado relativo all’operazione denominata “senza tregua”. L’inchiesta era stata coordinata dalla dda di Messina ed era stata avviata il 30 maggio del 2016 eseguita agli agenti del commissariato di Capo d’Orlando e di Tortorici, centro in provincia i Messina.

Gli indagati inizialmente erano 22, ma sono scesi a 17 perché per cinque di loro si è proceduto in separata sede. Contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa finalizzata all’estorsione e alla tentata estorsione, associazione finalizzata allo spaccio di droga. La sentenza è arrivata ieri sera dopo una lunga camera di consiglio. L’accusa in pratica ha retto anche in appello, nonostante qualche sconto di pena.

A capo dell’organizzazione, secondo le indagini, c’era l’oricense Antonio Foraci, attualmente al regime carcerario duro del 41 bis al carcere di Milano, difeso dall’avvocato Alessandro Pruiti Ciarello, condannato a 17 anni, con pena ridotta rispetto ai 30 della condanna in primo grado. Insieme a lui il figlio Cristian Foraci, condannato a 11 anni e 9 mesi, contro i 15 anni e 8 mesi della sentenza di primo grado, attualmente ai domiciliari, difeso dall’avvocato Laura Todaro.

Riduzione di pena anche per Giovanni Aspri, messinese attualmente in carcere a Giarre per altra carcere, difeso dall’avvocato Salvatore Silvestro del foro di Messina che dovrà scontare una pena a 12 anni e 8 mesi. Condanna a 9 anni e sei mesi di reclusione per Calogera Rina Costanzo, moglie di Antonio Foraci e madre di Cristian, anche lei diesa dall’avvocato Alessandro Pruiti Ciarello del foro di Patti. Sei anni e 8 mesi di reclusione più 30.000 euro di multa per Luca Destro Pastizzaro, domiciliato in contrada Marù a Tortorici e sottoposto attualmente ad obbligo di presentazione, difeso dall’avvocato Eliana Maccarrone del foro di Enna.

Un anno di reclusione, pena sospesa per Gianluca Favazzo e 1.500 euro di multa invece degli 11 anni di reclusione della prima sentenza, difeso dall’avvocato Loredana Fiumara del foro di Palermo. Tre anni e 8 mesi per Sebastiano Favazzo difeso dagli avvocati Luisa Foraci del foro di Patti e Nino Favazzo del foro di Messina. Anche per lui un considerevole sconto di pena considerando che la precedente condanna era a 14 anni di reclusione.

Roberto Galati Giordano, invece, difeso dall’avvocato Fabio Armeli Iapichino del foro di Patti, dovrà scontare una condanna a 2 anni di reclusione, pena sospesa e non menzione invece di 10 anni e 8 mesi, mentre Sebastiano Galati Rando, difeso dagli avvocati Eliana Maccarrone e Salvatore Silvestro, dovrà scontare una condanna a 2 anni e 6 mesi di reclusione. E, ancora, Giovanni Montagno Bozzone, difeso dall’avvocato Alessanro Pruiti Ciarello del foro di Patti, dovrà scontare una condanna a 7 anni e 6 mesi di reclusione, mentre Massimo Salvatore Rocchetta, difeso dagli avvocati Giuseppe Tortora del foro di Barcellona Pozzo di Gotto e dall’avvocato Fabio Armeli Iapichino del foro di Patti, dovrà scontare una condanna a 2 anni di reclusione invece dei 13 anni e 4 mesi inflitti in precedenza.

Condanne confermate rispetto a quelle del primo grado per Giuseppina Chiaia, difesa dall’avvocato Salvatore Zingale del foro di Patti, a 8 mesi; Francesco Costanzo a 1 anno e 9 mesi, difeso dall’avvocato Samantha Lazzaro del foro di Catania; ad Andrea Favazzo, difeso dall’avvocato Laura Todaro del foro di Patti, condanna per un anno e 6 mesi; 6 mesi e non menzione per Simone Ingrillì, difeso dall’avvocato Francesco Cacciola del foro di Patti; 8 mesi per Domenico Giuseppe Raneri, difeso dall’avvocato Massimiliano Fabio del foro di Patti e 10 anni di reclusione per Vincenzo Rosano, difeso dall’avvocato Pietro Scarvaglieri del foro di Catania.

Nel corso del dibattimento, inoltre, è stato disposto il risarcimento di 500 euro per ognuna delle parti civile costituitesi nei confronti di Antonio Foraci, Cristian Foraci, Giovanni Montagno Bozzone e Massimo Salvatore Rocchetta.

Il procuratore generale aveva chiesto la conferma delle condanne per Foraci, detto “’u calabrisi”, ritenuto il capo dell’organizzazione accusato insieme alla moglie e alla figlia di associazione mafiosa finalizzata all’estorsione e alla tentata estorsione. Oltre ai foraci anche Giovanni Montagno Bozzone, originario di Tortorici residente a Torrenova e Massimo Salvatore Rocchetta, anche lui di Tortorici.

Gli altri imputati sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico e alla cessione di stupefacenti, altri ancora di singoli casi di detenzione e cessione di droga.

Con il rito abbreviato il 18 dicembre del 2016 Giuseppe Sinagra, residente nel comune di cui porta il cognome, è stato condannato a 6 anni di reclusione per associazione mafiosa finalizzata  all’estorsione, con rito abbreviato.

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