Messina: “last best”, sequestro da 10 mln ad uno dei più importanti clan mafiosi

Operava nel settore del gioco e delle scommesse illegali uno dei più importanti clan mafiosi di Messina a cui oggi agenti della guardia di finanza di Messina hanno sequestrato beni del valore di oltre 10 milioni di euro nell’ambito dell’operazione denominata Last best.

Questa mattina i finanzieri hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro nei confronti di Domenico La Valle, 59 anni, per un valore di oltre 10 milioni di euro.

La complessa indagine trae origine da mirati approfondimenti sviluppati agli specialisti del gruppo investigazione criminalità organizzata del nucleo di polizia economico finanziaria di Messina, con specifico riferimento al redditizio settore del gioco e delle scommesse d’azzardo.

La Valle, noto imprenditore locale, era tra gli elementi di spicco di un’importante e strutturata consorteria mafiosa, egemone nella zona sud di Messina, dedita al sistematico ricorso a metodi violenti per imporre la propria posizione di monopolio nello specifico settore, notoriamente di interesse delle mafie.

La Valle nel tempo aveva acquisito il ruolo di riferimento del clan Trovato nella gestione delle bische clandestine, in una prima fase, per poi evolversi nella distribuzione dei videopoker, in tempi successivi. Dopo la disgregazione dell’originaria compagine associativa per via della carcerazione dei capi e del percorso di collaborazione con la giustizia intrapreso da altri. La Valle aveva assunto un controllo pressoché esclusivo delle attività illegali della famiglia, costituendone il punto di riferimento “imprenditoriale” e facendo da contraltare al ruolo “operativo” ricoperto dai fratelli Trovato.

Dopo circa due anni di indagini, nel febbraio 2018, poi confermata in appello lo scorso gennaio 2019, interveniva sentenza di condanna a 13 anni di reclusione per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, violenza, privata, gioco d’azzardo, reati fiscali, usura e lesioni.

Le indagini, disposte dalla dda di Messina ed eseguite dal Gico della guardia di finanza documentavano come La Valle era una figura i rilievo nel panorama mafioso cittadino in grado, da un lato, di imporre la collocazione delle apparecchiature presso gli esercizi commerciali della zona e dall’altro garantire agli esercenti accondiscendenti di poter godere della connessa protezione mafiosa del clan.

A tal riguardo, oltre a documentare come la protezione si dispiegasse anche mediante servizi di vigilanza e ronde notturne, si acquisiva come alcuni titolari di sale giochi, destinatari di furti, anziché rivolgersi alle forze di polizia per denunciare l’accaduto, prima valutassero la possibilità di rivolgersi a consorterie mafiose catanesi, per poi decidere di richiedere l’intervento dell’organizzazione mafiosa riferibile a La Valle, autonomamente in grado di assicurare la restituzione delle somme rubate, nel rispetto dei rapporti di forza tra organizzazioni criminali e competenza territoriale diversa.

L’autore del furto, opportunamente redarguito, capiva come avesse sbagliato obiettivo: “…maledetto io, perché…gli amici non si toccano ed ora l’ho capito e non lo farò mai più…!”. Ma il controllo delle dinamiche criminali restituito dalle indagini è risultato ben più ampio. Emblematico, al riguardo, è il caso del violento pestaggio di un avventore di origine cinese, reo di essere stato “fortunato”: per sua sventura si trovava a giocare nel momento in cui la macchinetta videopoker, manomessa con appositi software, avrebbe garantito una vincita “non autorizzata” dal gruppo mafioso.

Sono state così avviate le indagini sul patrimonio riferibile a Domenico La Valle, ritenuto soggetto socialmente pericoloso. Un enorme patrimonio, quello di La Valle, non giustificato dai redditi leciti dichiarati al fisco.

All’esito di tale attività emergenza come il La Valle, evidentemente consapevole della propria caratura criminale e della concreta possibilità di vedersi sequestrare l’intero impero criminale creato, gestisse, di fatto, avvalendosi dell’apporto di fidati prestanome, diverse attività economiche: società di noleggio di apparecchi da gioco, sale giochi, un distributore di carburanti, una rivendita di generi di monopolio.

Le complesse indagini hanno restituito una situazione di assoluta assenza di uniformità nel rapporto reddito/patrimonio, consentendo al tribunale i Messina di disporre il provvedimento di sequestro per un valore complessivo di stima di oltre 10 milioni di euro.

L’attività svolta, in conclusione, testimonia il grande impegno dell’autorità giudiziaria e della guardia di finanza messinese nel delicato settore del contrasto alle organizzazioni criminali, di matrice mafiosa, con conseguente aggressione degli enormi illeciti patrimoni accumulati, ora sottoposti a sequestro, così restituendo alla collettività e all’imprenditoria onesta spazi di legalità.

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