Musica: il maestro Giallanza e lo Shuluq ensemble in “the dream of Ibn Hamdis”

Calogero Giallanza e lo Shuluq ensemble escono ora sul mercato discografico con il CD “The dream of Ibn Hamdis”:

, una raccolta di composizioni ispirata dal fascino del Mediterraneo e dalla poesia di Ibn Hamdis, poeta arabo-siciliano attivo intorno all’anno mille.

Così come alcune tipiche architetture siciliane fondono felicemente le tendenze delle diverse aree culturali che si affacciano sul Mare nostrum, anche questa produzione dello Shuluq Ensemble è una ben realizzata sintesi tra stili musicali di diverse aree geografiche confluenti in quel mare. E i compositori/esecutori, che sono artisti virtuosi, danno bella forma alle idee che prendono corpo tramite la partitura nell’esecuzione sempre virtuosistica.

Calogero Giallanza, in particolare, flautista e compositore, originario di Naso sui monti Nebrodi, porta in un contesto “eclettico” lo stile del flautismo di tradizione italiana, quello capace di esprimere assieme alla bellezza del suono, le più recondite sfumature di sentimento. D’altro canto, l’intero disco narra di sentimenti, ora attingendo alle suggestive prospettive dei luoghi, ora volgendosi al Sé intimo, come di fronte al dramma – dei nostri giorni – del naufragio di migranti. E questi sentimenti pervengono alla coscienza sempre tramite le sensazioni che la musica riesce a destare, anche quando i fenomeni passano attraverso la mediazione poetica del poeta Hamdis.

Venendo alle nove originali composizioni che costituiscono il disco, Mnajdra trae spunto dall’omonimo sito maltese dell’età del bronzo e si apre con un’evocazione espressa mediante i suoni misteriosi del flauto basso. Brano lungo, questo, arricchito da un intermezzo di puro virtuosismo, con assolo di kwitra, da parte di Salim Dada.

La conclusione di questo primo brano si avvicina quindi con la ripresa del flauto basso, cameristicamente in duo con le percussioni di Andrea Piccioni: ritmi evocativi questi dell’ambientazione protostorica. Behind the Sea presenta la voce calda e tonda di Karima Skali, con sonorità tipiche della sponda sud, ben fuse nelle linee melodiche tracciate dal flauto, sempre presente. La meraviglia è nella perfetta fusione armonica, merito della ricerca di accordo tra voce e strumento, se non anche nell’accorto contrappunto della composizione.

Con l’Histoire de la montagne d’olivier saltiamo sulla sponda settentrionale del Mare Nostrum al ritmo di una danza dall’eco provenzale. Ma di quella Provenza ormai scomparsa, percepibile forse nella memoria delle sue brezze e dei profumi di lavanda. Maremosso è una composizione che prende l’ascoltatore in un vortice, a tratti di angoscia. Le onde del mare, in verità, sono metafisiche fluttuazioni dello spirito, onirici turbamenti, con idee ricorrenti, da cui è difficile astrarsi: tale il variegato modo delle percussioni mentre il flauto basso in conclusione sostiene l’ardita architettura ritmica.

Ritu Riyad mette nuovamente al centro la voce, questa volta quella maschile di Salim Dada, sempre ricca di sfumature, anche questa fortemente caratterizzante l’atmosfera della sponda sud, per narrare della bellezza degli asfodeli. La Sicilian, composta da Calogero Giallanza, si avvale di quella forma musicale di origine barocca, che a sua volta trae spunto da “Lu cuntu”, popolare approccio alla narrazione storica che in Sicilia genera mito tramite la poesia e la declamazione. Il brano è un omaggio ai bambini migranti che perdono la loro vita in mare, nel naufragio delle imbarcazioni precarie con cui vorrebbero raggiungere l’Europa.

Tutto l’ensemble (nella foto)concorre alla composizione che esprime belle sonorità, dove il motivo di ninna nanna, centro di gravità del brano, riesce struggente. Istikhbar è un momento di virtuosismo chitarristico, un’improvvisazione ricca di ritmo, sonorità cristalline e armonie profonde. La Ballade Mediterraneenne è un brano che nuovamente si ispira alle sonorità della sponda nord, con belle linee melodiche di un flauto dal timbro chiaro, anzi, questa volta solare (Giallanza, che nelle diverse esecuzioni alterna flauto basso, flauto di legno e flauto d’oro, usando ora quest’ultimo si esprime con voce tonda e brillante). Chiude il disco Nwiba Skallia, dove emerge un cromatismo ricco, emblema della sintesi tra culture e modi di fare musica, una sintesi che quindi genera armonia e bellezza. Perché qua la musica, come il Mediterraneo, unisce in spirito e da bella forma alla materia.

Antonio Venci

Commenti
Caricamento...

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi