Randazzo (Ct): in nome degli invalidi di guerra truffata una pensionata, smascherata

Una donna di 55 anni di Messina, in nome degli invalidi di guerra, aveva truffato una pensionata in nome degli invalidi di guerra. Ad essere presa di mira è stata una pensionata randazzese di 65 anni che, mentre passeggiava per le vie del centro, è stata avvicinata dalla signora che le ha chiesto innocentemente in che via si trovassero e se conoscesse l’ubicazione dell’ufficio dove si ritirano le medicine dall’estero.

La malcapitata non ha saputo fornire delucidazioni in merito e si è materializzato per l’incanto il “compare”, il complice che ha fornito spalla alla truffatrice fornendole notizie ed informazioni ma hanno circuito la vittima che, credendosi di trovare al centro di un fortuito incontro, è salita sull’auto della donna per accompagnarla al fantomatico ufficio. Ma era un copione bello e buono tanto che l’imbrogliona, secondo un collaudato copione, ha raccontato ai due di essere figlia di un militare ferito in guerra e curato da un medico locale e che per gratitudine voleva ringraziarlo con ben 150.000 euro ma l’uomo ha informato le due donne di aver appena accertato tramite la moglie, medico anche lei, che il dottore era morto da tempo.

Per dar sfogo alla propria gratitudine, vorrebbe adesso elargire una donazione di cinquantamila euro alle “famiglie degli invalidi” la cui effettuazione, però, abbisogna di un atto notarile per il quale è necessaria la somma di cinquemila euro.

Così, spinta da cristiana benevolenza, propone alla malcapitata d’intromettersi nell’affare anticipando il denaro per la stipula a fronte, invero, di un guadagno di venticinquemila che le sarebbero stati devoluti detraendoli dalla somma donata.

La povera signora, affannata nelle difficoltà quotidiane di far quadrare il bilancio familiare con la pensione avrà pensato di poter fare l’affare più grosso della sua vita.

La signora dà fondo ai propri risparmi e viene accompagnata per il prelievo all’ufficio postale dai due loschi figuri, i quali ben si guardano dall’entrare all’interno consapevoli della presenza delle telecamere, pronti successivamente a ricevere i soldi dalle mani della poveretta e dirle, quindi, di rientrare per acquistare la necessaria marca da bollo.

Inutile cercare di descrivere lo stato d’animo della donna allorché, uscita fuori dall’ufficio postale si rende conto che dei due non c’è più traccia realizzando, solo allora, d’essere stata ingannata.

I militari però quando hanno formalizzato la denuncia della povera donna, che piangendo non riusciva a darsi pace per quanto accaduto e per l’incapacità di dire al marito che i loro risparmi erano spariti, sono riusciti a dare un volto ed un nome alla truffatrice grazie ad una telecamera che ha ripreso l’autovettura ed i due compari mentre aspettavano la vittima fuori dall’ufficio postale.

La donna, manco a dirlo, vanta una lunga sfilza di specifici precedenti di polizia posti in essere nel messinese ed anche nel reggino, mentre sono in corso le attività per l’identificazione del complice.

 

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