Cesarò (Me): continua la vicenda dei cuccioli morti

botta e risposta tra il Comune e Calì

Qualche giorno fa avevamo parlato della vicenda dei cuccioli morti a Cesarò perché rimasti rinchiusi in una casa in abbandono nel centro storico. A segnalare l’accaduto era stato il signor Paolo Calì che era riuscito a salvare uno dei cuccioli da morte certa.

Alle diverse Pec di Calì adesso il comune di Cesarò ha risposto così:

“signor Paolo Calì, quando la finirà di inviare carteggi e foto inerenti una casa privata non accessibile (piena di rovi e rovine varie e pericolosa) e parlare di fatti ( a detta di lei: morte di un cucciolo) presumibilmente successi nel dicembre 2018. La realtà di oggi è che lei possiede un cane che è molto pericoloso per chi passa dalla via Archimede (vedi azzannamento alla suora Gliozzo) e al sottoscritto stesso ha tentato di aggredire. F.to Calogero Miraglia.

Calì aveva scritto un’altra PEC al comune in cui “non accennavo minimamente ad eventuale intervento in una proprietà privata. Ho evidenziato – ci dice il signor Calì – che sono solo stati commessi degli atti criminosi. Nel 2018 l’avvelenamento di un cane; nel 2019 una chiusura abusiva che ha causato la morte di 5 cuccioli e una cagna. Inoltre – prosegue Calì – la Pec fa affermazioni molto gravi dicendo che ho un cane. È uno dei sei cuccioli che stavano in via Archimede che ho salvato da morte sicura. Afferma che è un cane molto pericoloso – continua Calì – ma non ha a disposizione nessun elemento per affermare questo. Lancia un’accusa che il cane ha azzannato una persona. Quale prova ha per affermare un’accusa così grave? Dice che non possono passare da via Archimede perché pericoloso. Per sua norma il cane non può minimamente dimostrare pericolosità perché non è in mezzo alla strada, ma sta dentro casa mia. Quando lo porto fuori sta sempre al guinzagli oe non può rappresentare nessun pericolo.

Avete preso per oro colato le parole di persone che odiano gli animali e le persone che, con la scusa del cane, vogliono distruggere completamente me, ma non vi hanno portato alcuna prova tangibile.

La realtà, che può essere verificata da chiunque, dimostra chiaramente la falsità di quanto affermato (quello che dice del cane e cioè che è pericoloso, azzanna le persone, si configura come maltrattamento di animali). Quanto da lei affermato risulta offensivo e diffamatorio – conclude Calì – nei riguardi della mia persona. È mio dovere difendere la mia persona e la mia personalità dalla diffamazione e da false accuse”.

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