Galati Mamertino (Me): Luciano Armeli, un sofista ai tempi del “nulla”

Oggi parliamo di un giovane insegnante di lettere, scrittore, uomo di cultura di Galati Mamertino, nel messinese. La sua è una produzione letteraria inarrestabile, ma soprattutto molto profonda e forierà di verità. Luciano Armeli non è solo un insegnante, ma sembra un filosofo, uno di quei tempi andati.

Nel V sec. a.C. erano i sofisti ad educare la società antica ma civile, più democratica, incardinata sull’aretè politica, ovvero proiettata all’individuazione di quelle vie maestre che portassero gli individui a scegliere il giusto attraverso la potenza formatrice del sapere.

Oggi i tempi sono diversi e tra moijti e caccia alle streghe, tra vuoto politico e culturale, gli intellettuali italiani vivono in apnea. La cultura arranca secondo i dati ISTAT e secondo l’ultima fotografia scattata sullo stato delle cose da Il Sole 24 Ore; il linguaggio si è annichilito e genuflesso alla logica livellante e imbarazzante dei social. Tutti contro tutti. Tutti come tutti. Tutti atrofizzati dal “Nulla” di tutti.

Luciano Armeli, in questo contesto, è una voce fuori dal coro. A copi di moniti e denunce attraverso i suoi scritti, il suo lavoro, i suoi profili social, Armeli ha deciso di sfidare le armate dell’indifferenza culturale. E lo fa anche attraverso la presentazione di libri e arringhe di Ciceroniana memoria in lungo e in largo per la penisola.

Il suo ultimo tour di presentazione dei suoi scritti è partito da Milano per arrivare a Palermo ed è ancora in atto. Lungo lo Stivale Armeli raccoglie i consensi di chi si è trovato smarrito nel deserto dell’asfissia spirituale e accerchiato da “baciatori di rosari”, da masse in delirio di onnipotenza colpite da amnese storiche, da deliranti assetati di s-conoscenza che hanno demolito e umiliato la nobile tradizione culturale italica insieme al dignitoso primato del pensiero.

Con il suo lavoro di pensatore, filoso, scrittore, Luciano Armeli punta il dito contro la platea quasi rassegnata e stanca di serpeggiante e dominante vuoto culturale, invitando gli astanti al risveglio, all’approfondimento, al recupero delle più autentiche paidéia, alla giusta disposizione dei valori etici, contro l’offuscamento delle coscienze tramortite da estremismi concettuali che si radicano grazie alle turbo-connessioni della rete.

Il suo J’Accuse, il suo Lucido delirio (si intitola così anche una raccolta di suoi articoli giornalistici pubblicati in un unico volume), entra nell’anima dei “peccatori” moderni di pigrizia culturale, li tormenta con “luterane” omelie atte a smascherare il demone della stipsi culturale annidato nelle menti, invitate a schiacciare da un lato quell’immobilismo della memoria che si prefigura, a ragione, come il male del tempo, dall’altro a impugnare la giusta riflessione e valutazione della realtà.

Un lupo solitario che prova, a modo suo e senza non mille difficoltà, a essere controcorrente anche rispetto a chi la cultura l’ha abbandonata nei titoli di studio conseguiti anni addietro, sopraffatto da invalidanti logiche provinciali.

In un mondo, quello contemporaneo, che ai libri preferisce spesso un “like” sui social o un commento a sproposito su qualsivoglia argomento di non fondamentale importanza, Armeli porta nelle piazze il suo amore per i libri. L’intento dello scrittore di Galati Mamertino è quello di disperdere il più possibile il nettare malefico di cui si nutre il malaffare e il potere. Una sfida titanica. Ma forse necessaria.

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