Levanzo (Tp): blitz di goletta verde contro la privatizzazione delle spiagge

“Giù le mani dalla costa. Fermiamo la privatizzazione delle spiagge siciliane”. È questo il motto del blitz della Goletta verde a Levanzo, nel trapanese. Legambiente Sicilia impugna al Tar il decreto della regione che ha modificato in peggio le linee guida per la redazione dei piani di utilizzo delle aree demaniali marittime.

“Giù le mani dalla costa” è il testo anche dello striscione esposto dall’equiapggio della goletta verde arrivato oggi a Levanzo insieme alle attiviste e agli attivisti di Legambiente Sicilia.

L’arcipelago delle Egadi rappresenta l’ultimo approdo della tappa siciliana della Goletta verde, prima della presentazione del monitoraggio delle acque in programma per domani a Palermo.

Gli ambientalisti si sono recati a Levanzo per compiere un blitz contro il decreto dell’assessorato regionale del territorio e dell’ambiente, promulgato la scorsa primavera e relativo all’approvazione delle linee guida per la redazione dei piani di utilizzo delle aree demaniali marittime, i PUDM, da parte dei comuni costieri della Sicilia.

Il decreto prevede che nella redazione dei PUDM e nel rilascio delle concessioni demaniali marittime ci si dovrà attenere a nuovi criteri che consentono l’occupazione di superfici molto più estese, la realizzazione di nuovi stabilimenti balneari, di aree attrezzate con una maggiore densità e con superfici e volumetrie più ampie di quelle attuali.

Il decreto consentirà la riduzione drastica delle distanze tra due concessioni vicine, fino alla possibilità di non provedere aree libere, alla totale saturazione delle spiagge, con strutture e concessioni delle aree demaniali marittime. Il provvedimento è stato impugnato al Tar da Legambiente Sicilia, anche come prosecuzione del percorso che ha visto protagonista l’associazione già dallo scorso giugno, quando è stato presentato un esposto contro la richiesta di una concessione demaniale proprio a Levanzo.

Questa richiesta è infatti per Legambiente illegittima per diverse ragioni, prime tra tutte perché il progetto sarebbe ricadente fuori l’area portuale e dentro l’area marina protetta, come spiegato nelle settimane scorse dall’associazione alla stampa.

“Siamo di fronte a un vero e proprio attacco al territorio, alle nostre coste e alle nostre spiagge, beni comuni da tutelare e nei confronti dei quali va garantito il diritto all’accesso – afferma Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – abbiamo deciso di ricorrere al tribunale amministrativo perché ci opponiamo all’utilizzo massiccio delle aree demaniali marittime in favore di una sola categoria economica interessata. Nel provvedimento spicca, infatti, la totale assenza di qualunque interesse pubblico”.

Sul tema del diritto alla spiaggia, a livello nazionale, lo scorso giugno Legambiente ha annunciato un’iniziativa legale coordinata che ha come obiettivo quello di fermare la proroga delle concessioni per 15 anni, prevista dalla legge di Bilancio 2019, denunciando allo stesso tempo il fatto che si continui a concedere concessioni senza controlli e a canoni bassissimi a fronte di guadagni rilevanti. Sono state inoltrate infatti da parte di associazioni, comitati e cittadini le prime diffide ai sindaci di alcune località costiere, con l’obiettivo di difendere il diritto di accesso alla spiaggia e fermare le proroghe previste dalla legge di bilancio.

In Sicilia sono presenti numerosissime spiagge vietate per la balneazione e la corsa alle concessioni rischia di ridurre al minimo e spiagge accessibili liberamente e gratuitamente: “La spiaggia libera è un diritto, ma ad oggi è un diritto troppo spesso negato – afferma il portavoce della Goletta Verde, Mattia Lolli – se si continua di questo passo, si rischia di consolidare una situazione in cui, già in troppe parti d’Italia, è diventato quasi impossibile beneficiare di uno spazio di tutti, perché demaniale. In questi anni, è cresciuto costantemente il numero di spiagge in concessione, e in alcune realtà si è arrivati a una vera e propria privatizzazione dei litorali in assenza di controlli”.

“Noi chiediamo che ci sia una quota minima di almeno il 60% di spiagge libere in tutta Italia. Una quota che in Sicilia ad oggi è tutt’altro che garantita, considerando anche esempi fortemente negativi come la spiaggia di Mondello”, conclude Lolli.

 

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